(Someone reads my blog
in U.S.A. Every so often, I’ll translate my writing in English)
On 18th of July in
1997, in U.S.A. Dave Winer announced first blog was born: an original way to
assemble ideas and links on web. Now, there’re over 181 millions of bloggers. 63 Italians over 100 – who use Internet – have a blog. One blogger over 10 brings up to
date own blog every day, while 43 over 100 once at month. Though “web-log” has
been used since in 1997, first time “blog” was used in 1998. Originally log is the book/diary on the sheeps; log is an important file in a p.c., too.
Today it’s the fourth
birthday of my blog. It is for me as my fourth son. I thank all my followers
and who comment on my wards with good grace and cleverly. Your web company give
me great pleasure. With your comments, you broaden my outlook.
Paraphrasing Feuerbach:
We
are what we write. I’m agree with the italian journalist Beppe
Severgnini, who says: What we write – and how we write – can change
our life.
1996. Il blog è stato partorito nel 2008. |
Il 18 luglio 1997 lo statunitense Dave Winer annunciava la nascita del blog: primo sistema per raccogliere link e pensieri sul web. Oggi esistono oltre 181 milioni di blog e il 63% dei fruitori italiani di Internet ne ha uno. Uno su dieci ci scrive tutti i giorni, mentre il 43% almeno una volta al mese. Anche se Web-log era stato usato già nel 1997, il termine blog fu usato per la prima volta nel 1999. “Log” indica il giornale di bordo delle navi, ma viene anche usato per indicare il file che raccoglie le attività compiute su un computer.
Oggi sono quattro. Gli anni di vita del mio blog. Che - chiedo
scusa per il paragone azzardato - considero un po’ il mio quarto figlio. Perché
ho una sorta di rapporto materno e viscerale con le parole. Ringrazio chi
continua a leggermi e a donarmi i suoi commenti: intelligenti, garbati, affettuosi.
Con le vostre riflessioni, ampliate i miei orizzonti e mi fate compagnia.
Parafrasando Feuerbach, siamo anche
quello che scriviamo. E, sono d’accordo con Severgnini: “Quello che scriviamo, e come scriviamo, può
cambiare la nostra vita.”