- Signora, scenda: deve firmare. – Non posso. Salga lei. – Non è possibile. L’aspetto qui. – Non posso scendere: sono in pigiama. – Allora ripasso domani. – Questo, in sintesi, il frammento di conversazione al citofono, tra un postino e una signora, ascoltato per strada dalla sottoscritta. Che si è chiesta cosa ci fosse di così disdicevole in quel pigiama: era adorno di troppi cuori, era sdrucito o era di un lilla troppo sgargiante? Anche a me è capitato di dover scendere per firmare qualcosa: ho sostituito in fretta il pigiama con un pantalone, ho indossato un pullover o una maglietta e sono scesa per apporre la firma richiesta. A questo punto mi chiedo: come si vestirà domani l’ineffabile mia vicina? Con un tailleur grigio gessato o un elegante vestito? Perché, è ovvio, in me ci deve essere un difetto di femminilità: non sapevo che, per firmare la posta, ci volesse un abbigliamento speciale.
Maria D’Asaro (“Centonove”, n.24 del 21.06.2013)
Forse l'abbigliamento ideale per accusare ricezione di una raccoamdata, è proprio questo!
RispondiEliminaIo non mi cambio neppure, scendo direttamente in pigiama!
RispondiElimina@Costantino: grazie della doppia visita: al blog e, come appreso dal tuo post corredato da belle foto, anche in Sicilia! Buona domenica.
RispondiElimina@Silvia: Anch'io, se il pigiama è abbastanza decente. Buona domenica.