Per definire la fortezza, terza del poker di virtù cardinali, attingiamo da Wikipedia : “la fortezza (in greco ἀνδρεία - andreia; in latino fortitudo) assicura, nelle difficoltà, la fermezza e la costanza nella ricerca del bene. La fortezza è la capacità di resistere alle avversità, di non scoraggiarsi dinanzi ai contrattempi, di perseverare nel cammino di perfezione, cioè di andare avanti ad ogni costo, senza lasciarsi vincere dalla pigrizia, dalla viltà, dalla paura. La fortezza si oppone alla pusillanimità che, come insegna san Tommaso, è il difetto di chi non raggiunge l'altezza delle proprie possibilità, cioè non si esprime nella pienezza delle sue potenzialità, fermandosi davanti agli ostacoli o accontentandosi di condurre un'esistenza mediocre.”
Nel mondo greco la fortezza/ ἀνδρεία era intesa in due accezioni: come qualità militare affine all’ardimento e al coraggio e come resistenza e costanza verso il destino/tuche, quando le difficoltà mettono a dura prova l’equilibrio interiore. I filosofi stoici sottolinearono la poliedricità della fortezza, che include sopportazione, giusto coraggio, grandezza d’animo, forza d’animo e capacità di resistenza nei frangenti difficili e dolorosi.
Allora la fortezza è una virtù centrale sia nell’agire individuale che in quello sociale e politico: nell’agire individuale conferisce spessore, perseveranza, tenacia, ingredienti essenziali nel nostro tempo fragile e “liquido”; nell’agire pubblico è energia protesa a vincere la paura della violenza e del male, ma anche energia volta a combattere il male per sconfiggerlo.
La fortezza è quindi virtù dinamica, essenziale per chi si impegna in politica: presuppone coraggio, forza d’animo e generosità. La fortezza è indispensabile per combattere il male, per opporsi alla violenza e all’ingiustizia. Il suo contrario è rappresentato dalla “pusillanimità, inerzia, incostanza, comodo conformismo, timidità esitante” (cfr. rivista “Cem Mondialità, 01.2013)
Mi piace associare la fortezza a quella che oggi le scienze umane definiscono “resilienza” (fonte Wikipedia) “la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà. È la capacità di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza perdere la propria umanità. Persone resilienti sono coloro che immerse in circostanze avverse riescono, nonostante tutto e talvolta contro ogni previsione, a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e perfino a raggiungere mete importanti.”
Un tributo a un forte/resiliente d’eccezione: Nelson Mandela, capace di sopportare 27 anni di carcere duro prima di sconfiggere l’apartheid in Sudafrica e divenirne poi il Presidente.
Infine, la fortezza al cinema, in due film che non hanno bisogno di presentazioni: La vita è bella, di Roberto Benigni (Oscar nel 1997 come miglior film straniero): Guido Orefice è un campione di Fortezza/resilienza, nel riuscire a conquistare la sua “principessa”, la maestra Dora, e poi a mettere in salvo il figlioletto Giosuè nel lager nazista, anche a costo della sua vita.
In The Terminal, di Steven Spielberg (presentato come evento speciale nel 2004 al Festival di Venezia), Viktor Navorski/Tom Hanks è un cittadino di una (immaginaria) nazione dell'Europa dell'est, la Krakozhia. Quando atterra a New York, scopre che nella sua nazione è avvenuto un feroce colpo di stato, proprio mentre si trovava in aereo. Costretto a sostare nell'Aeroporto Internazionale John F. Kennedy, Viktor si vede negato il visto d'entrata per gli Stati Uniti e anche la possibilità di far ritorno a casa, deve quindi restare all'interno del terminal dedicato ai voli internazionali, senza possibilità di varcare la frontiera. Ma Viktor non si arrende e dopo una serie di peripezie riuscirà ad andare nella “Grande Mela” e a raggiungere il suo obiettivo.