E’ avviluppata in una gonna lunga sino alle caviglie e in un maglione che si tramuta in una sciarpa, i piedi sono cinti da calzature che non sai se definire scarpe o pantofole. L’ovale bruno del volto, incorniciato da un’arruffata capigliatura castano/ramata, ha zigomi appena accentuati. Potrebbe avere vent’anni, ma anche dieci di più. Sta davanti a un bar, appoggiata a un muretto sbrecciato; incrocia il mio sguardo di donna e chiede, per favore, una moneta. Non c’è troppa convinzione nella sua richiesta: solo l’eco monotona di una quéstua cantilenante ripetuta chissà quante volte. Non ho spiccioli in tasca e vado oltre senza lasciarle nulla. Ma l’incontro con la zingara dirotta la marcia ordinata dei miei pensieri e insinua per un attimo un dubbio: posso dire che la mia vita, con pasti a orari regolari, lacci, laccioli, cartellini da timbrare, certificati medici da presentare, abbia davvero più senso della sua?
Maria D’Asaro: “Centonove” n. 17 del 30.4.2015
Decisamente si, cara Maruzza. Buona domenica
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RispondiEliminaRicordo una favola ascoltata quand'ero bambino. Un uomo molto ricco desiderava indossare la camicia dell'uomo più felice al mondo. Ma quell'uomo,quando fu trovato, non indossava nessuna camicia...
RispondiEliminagiusto... quanto lo vorrei sapere anch'io. Mi chiedo la loro è vera libertà?? Ciao
RispondiElimina@mdfex: grazie per la considerazione ... Ti abbraccio forte forte. Buona settimana.
RispondiElimina@Costantino: grazie per la tua presenza costante e affettuosa. Buona settimana.
@Aliza: dici bene: dove comincia e dove finisce la nostra libertà? Buona settimana.