domenica 3 maggio 2015

La zingara and me

     E’ avviluppata in una gonna lunga sino alle caviglie e in un maglione che si tramuta in una sciarpa, i piedi sono cinti da calzature che non sai se definire scarpe o pantofole. L’ovale bruno del volto, incorniciato da un’arruffata capigliatura castano/ramata, ha zigomi appena accentuati. Potrebbe avere vent’anni, ma anche dieci di più. Sta davanti a un bar, appoggiata a un muretto sbrecciato; incrocia il mio sguardo di donna e chiede, per favore, una moneta. Non c’è troppa convinzione nella sua richiesta: solo l’eco monotona di una quéstua cantilenante ripetuta chissà quante volte. Non ho spiccioli in tasca e vado oltre senza lasciarle nulla. Ma l’incontro con la zingara dirotta la marcia ordinata dei miei pensieri e insinua per un attimo un dubbio: posso dire che la mia vita, con pasti a orari regolari, lacci, laccioli, cartellini da timbrare, certificati medici da presentare, abbia davvero più senso della sua?
                                                                            Maria D’Asaro:Centonove” n. 17 del 30.4.2015

5 commenti:

  1. Decisamente si, cara Maruzza. Buona domenica

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  3. Ricordo una favola ascoltata quand'ero bambino. Un uomo molto ricco desiderava indossare la camicia dell'uomo più felice al mondo. Ma quell'uomo,quando fu trovato, non indossava nessuna camicia...

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  4. giusto... quanto lo vorrei sapere anch'io. Mi chiedo la loro è vera libertà?? Ciao

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  5. @mdfex: grazie per la considerazione ... Ti abbraccio forte forte. Buona settimana.
    @Costantino: grazie per la tua presenza costante e affettuosa. Buona settimana.
    @Aliza: dici bene: dove comincia e dove finisce la nostra libertà? Buona settimana.

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