Il sette novembre scorso a Palermo, in un quartiere di periferia, è deceduto un uomo anziano. Quel giorno, nel marciapiede della strada, sono state viste tante corone funebri e un via vai continuo di gente che si premurava di porgere le condoglianze ai familiari del morto. Fin qui nulla di strano; ma poi si sono abbassate le saracinesche dei negozi: segno tangibile di una sorta di ossequio per la “famiglia” del defunto. Famiglia con una sua storia: un figlio del morto è detenuto dopo un processo che ha inflitto, a lui e ad altri venti, 130 anni di carcere per mafia, traffico di droga ed estorsione. Talvolta i dettagli ci offrono la verità sull’insieme. Nonostante i proclami dell’antimafia, quasi sempre autentici e generosi, il controllo del territorio rimane forse ancora in mano a Cosa nostra, che, nonostante i colpi che le sono stati inferti, pare godere ancora di buona salute.
“l'aria della città rende liberi”, avrebbe dovuto. La servitù della gleba funziona ancora benissimo... a differenza di altro.
RispondiEliminaSerena domenica cara. Un abbraccio.
Santa S: é proprio così, cara Santa. La libertà va conquistata, anche - e soprattutto forse - nelle nostre città. Ricambio l'abbraccio.
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