Fine agosto: nell’ufficio postale c’è una fila imprevista di utenti. Per chi non ha ancora scaricato l’applicazione per prenotare l’operazione richiesta, l’attesa media è di un’ora e mezza. Un libro è un ottimo compagno, ma è naturale scambiare anche due chiacchiere con la vicina. Che esclama: “Solo tre sportelli aperti! Ma perché non assumono degli stagionali? Non si può aspettare tanto per ritirare una raccomandata. E’ giusto che gli impiegati abbiano le ferie, ma tanta attesa è insopportabile.” Dalla signora, cittadina piccolo/borghese con marito efficiente e distinto che attende paziente in piedi mentre lei sta seduta, ci si aspetterebbe, oltre ai luoghi comuni, un po’ di buon senso. Non ci si aspetta invece la frase: “Certo che non assumono i nostri giovani, ci sono lassù i burattinai al potere!” E meno che mai la perentoria conclusione: “Però gli immigrati li salviamo e dobbiamo pure sfamarli!”
Cosa si porta a casa un’italiana dal viaggio intorno al 59° parallelo, nella grande Russia, in visita alle capitali san Pietroburgo e Mosca? Intanto la consapevolezza di camminare sul suolo dello stato più vasto del mondo, con i suoi diciassette milioni abbondanti di kmq, dove, ad esempio dal finestrino del treno che porta da san Pietroburgo a Mosca, lo sguardo si perde nell’infinita pianura piena di betulle e anche il cielo sembra sconfinato.
Si porta a casa la sensazione di una terra speciale, dove tutto, guardato con i nostri occhi, è smisurato, e non solo come dimensione fisica: smisurato come l’odio di Pietro il Grande per la sorella Sofia che voleva estrometterlo dalla successione, odio che lo indusse a stroncare con estrema durezza la congiura da lei ordita, e poi a lasciare Mosca per fondare, il 27 maggio 1703, sul Baltico la nuova capitale che prese in suo onore il nome di san Pietroburgo; smisurato come l’oro che ricopre le migliaia di cupole delle chiese ortodosse, che riempiono l’aria di bagliori dorati; smisurato come il potere dei suoi capi, prima degli zar e poi del glorioso e terribile Partito comunista, che hanno riempito Mosca di segni tangibili del loro dominio assoluto.
La turista italiana porta ancora con sé la magnificenza delle residenze imperiali in stile barocco russo: ad esempio, quella estiva di Caterina I a Carskoe Selo – nota anche come residenza Puškin - e quella del Palazzo imperiale d’inverno a san Pietroburgo, ora sede dell’Ermitage, museo che ospita una delle più importanti e vaste collezioni d’arte del mondo; entrambe opere, nel diciottesimo secolo, dell’architetto italiano Bartolomeo Rastrelli.
Infine, alla viaggiatrice fortunata di ritorno dalla Russia, tratte dal libro “Ricordi di un viaggio in Palestina”, risuonano le parole di Matilde Serao: “Ogni paese ha un’anima, lo sapete. Dove essa risiede mai? Inafferrabile e pure reale: fuggitiva e pure onnipresente, fluttuante, fluida, l’anima di un paese è, talvolta, negli occhi delle sue donne, in una sua via, in un paesaggio, a una cert’ora, in un frammento di statua, in un’arme arrugginita, in una canzone, in una parola.”
Dove risiede oggi l’anima russa? Nei tanti uomini d’affari che vanno di fretta tra i grattacieli di Moscow-City o tra i giovani monaci ortodossi che popolano il monastero della Trinità di san Sergio, a 70 km. da Mosca? Tra i camerieri della Russia asiatica che servono con pazienza i tanti turisti occidentali o nello sguardo deciso della poliziotta che effettua i controlli in uno dei tanti aeroporti di Mosca? Oppure nella serietà e nella cura paziente con cui un’addetta alle pulizie toglie qualche foglia meno verde delle altre nel giardino all’interno del Cremlino? O forse nella vecchia senza età, infagottata di gonne e mantelli, che passa impassibile davanti al monumento di Marx?
In tutti, forse. E in chissà quanto altro ancora ...
Do svidaniya/ arrivederci, grande Russia. Grazie di averci mostrato quanto varia e misteriosa sia la tua terra.
Picasso: Jaime Sebartés (1901) - Museo Puškin, Mosca
Dalla pagina FB del prof. Nino Russo, che ringrazio:
(…)Passando la sera tardi e la notte per le strade, le stradine, gli slarghi del centro storico, sono assalito ogni volta dallo stesso timor panico dal quale venivano colti i primi pionieri americani quando incrociavano mandrie di bufali.
La nostra gioventù si riversa dopo il tramonto nei luoghi deputati agli stuzzichini, all’alcol e al vaniloquio e fa della notte giorno. “Tu non mi piaci, Cinna, tu la notte non dormi” - dice Giulio Cesare in qualche passo dell’omonima tragedia shakespeariana al poeta Cinna, che lo pugnalerà nelle idi di marzo.
Neanche a me piace questa gioventù che non dorme, ma per ragioni opposte a quelle di Cesare: perché non si pone interrogativi, non s’inquieta, non s’indigna, non trama, mentre il paese va alla deriva e chi lo governa li ignora, li esclude e ne ha già cacciati un bel po’ dal suolo natio.
Se potessi affiggere manifesti in tutte le piazze d’Italia, rivolgerei un appello diretto a questa progenie insonne che mi fa grande tenerezza e per la quale trepido da nonno amorevole:
“Figli, se la notte non dormite, fatelo perché vi preparate a prendere nelle vostre mani la sorte vostra e quella della patria, come hanno fatto nel corso della storia generazioni nuove animate da ideali positivi e nobili. Mani diverse dalle vostre non reggano più le redini della nazione. Non ne avete il presagio, ma credete a quello di un vecchio: state viaggiando sul TITANIC!” (Nino Russo, pag.FB)
La cattedrale di Cristo Salvatore (in russo: Храм Христа Спасителя?) è una cattedrale di Mosca, sulla riva della Moscova, a poca distanza dal Cremlino, verso occidente. È la chiesa ortodossa orientale più alta (...).
Quando gli ultimi soldati napoleonici lasciarono Mosca, lo Zar Alessandro I firmò un manifesto, il 25 dicembre 1812, in cui dichiarava la sua intenzione di costruire una cattedrale in onore di Cristo Salvatore, "per manifestare la Nostra gratitudine alla Divina Provvidenza per aver salvato la Russia dal destino che incombeva su di Essa" e come memoriale dei sacrifici del popolo russo. (...)
La costruzione della cattedrale richiese molti anni e non emerse dalle impalcature fino al 1860. (...) La cattedrale venne consacrata proprio nel giorno dell'incoronazione di Alessandro III, il 26 maggio 1883. (...)
Dopo la Rivoluzione d'Ottobre, e più precisamente dopo la morte di Lenin, l'importante luogo su cui sorgeva la cattedrale venne scelto dalle autorità sovietiche per la costruzione di un monumento al socialismo, che si sarebbe chiamato Palazzo dei Soviet. Questo monumento doveva levarsi con una avveniristica struttura a gradini, per sostenere una gigantesca statua di Lenin. Il 5 dicembre 1931, su ordine del ministro di Stalin, Lazar Kaganovich, la cattedrale di Cristo Salvatore venne fatta saltare in aria e ridotta in rovine. Furono necessarie diverse esplosioni per distruggere la chiesa, ed oltre un anno per pulire il sito dalle macerie. Gli altorilievi in marmo originali furono conservati e sono oggi esposti presso il Monastero Donskoj. (...)
Con il declino e la fine del regime sovietico, la Chiesa Ortodossa Russa ricevette l'autorizzazione a ricostruire la cattedrale di Cristo Salvatore, nel febbraio del 1990. Una prima pietra temporanea venne deposta alla fine dell'anno. Il restauratore Aleksej Denisov venne convocato per disegnare una replica di straordinaria precisione.
Un fondo per la ricostruzione venne avviato nel 1992 ed i fondi cominciarono ad arrivare anche da comuni cittadini nell'autunno del 1994. (...) La chiesa inferiore venne consacrata alla Trasfigurazione del Salvatore nel 1996, e la cattedrale di Cristo Salvatore, completata, venne consacrata il giorno della Trasfigurazione, il 19 agosto 2000. (Wikipedia)
Peterhof (in russo: Петерго́ф?, letteralmente Petergóf; il toponimo originale, Peterhof, significa "Corte di Pietro" in tedesco) è una reggia dello zar, sulle rive del Golfo di Finlandia, edificata per volere di Pietro il Grande[1] tra il 1714 e il 1723. Fa parte delle Sette meraviglie della Russia.
Situata nell'omonima cittadina, a circa 20 chilometri ad ovest da San Pietroburgo, questa reggia comprende diversi e numerosi palazzi, si estende su di una superficie di 607 ettari ed è inserita nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità stilato dall'Unesco. (da Wikipedia)
La cattedrale di Sant'Isacco di San Pietroburgo è situata tra l'omonima piazza e quella dei Decabristi, uno dei monumenti più interessanti dell'arte russa e dell'architettura neoclassica del XIX secolo. È la seconda chiesa ortodossa orientale più alta, dopo la cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca e con una cupola tra le più grandi al mondo. (Wikipedia)
L'Aurora è un incrociatore protetto russo costruito nei cantieri navali di San Pietroburgo e varato l'11 maggio 1900. Fu così battezzato in onore della fregata Aurora che difese la città di Petropavlovsk-Kamčatski durante la guerra di Crimea (1853-1856). Nel 1904-1905 prese parte alla guerra russo-giapponese. Dopo la battaglia di Tsushima, che vide una schiacciante vittoria giapponese, fu una delle poche navi russe superstiti. Dopo la guerra venne usata come unità di addestramento. Nel 1908 fu una delle prime navi a portare i soccorsi alla popolazione di Messina e Reggio Calabria colpite dal terremoto del 1908. Durante la prima guerra mondiale, prese parte alle operazioni militari nel mar Baltico. Nell'ottobre del 1917 sparò il colpo che diede il segnale per la conquista del Palazzo d'Inverno di San Pietroburgo durante la Rivoluzione russa, alla quale partecipò attivamente. (Wikipedia).
V. Kandinsky: Composizione 6 - Museo Ermitage, S.Pietroburgo
Non capita sempre di uscire di casa la mattina e, dopo un cortese “Buongiorno, signora”, sentirsi chiedere: - Cosa ha letto di Hillman? – oppure: - Qual è il suo filosofo preferito? – e anche: - Secondo lei, ha ragione Pascal ad affermare che il cuore ha sempre ragione? – L’interlocutore è un vicino di casa: un quarantenne che, sino a poco tempo fa, svolgeva un lavoro delicato; poi nella mente gli si è inceppato qualcosa, e adesso non lavora più. Così, sta spesso seduto al tavolo di un bar/panificio, da dove propone alla signora i suoi interrogativi filosofico/esistenziali. Per tutti: “Poverino, è uno che non ci sta con la testa …” Ma il lampo triste di consapevolezza che guizza dal suo sguardo conferma quanto scrive lo psicoterapeuta Giovanni Salonia: “I poeti, i folli e i bambini sono i ‘Pastori dell’Essere’ (…) capaci di custodire la sorgente intima e feconda della condizione umana”.
Gli studenti universitari italiani non studiano più nell’Ateneo più vicino. Dati relativi all’anno accademico 2014/15, confermati dalle attuali tendenze, evidenziano che più di un quinto delle matricole ha scelto un’università in una regione diversa da quella di residenza. Ci si sposta dal Sud al Nord: il 23% degli studenti meridionali si immatricola in università del Centro-Nord. Così, sempre nel 2014/15, la Puglia e la Sicilia hanno “perso” oltre cinquemila studenti; Lazio, Emilia e Lombardia ne hanno “guadagnati” altrettanti.
Perché quest’elevata mobilità geografica degli studenti universitari? Sicuramente gli Atenei del Centro-Nord vengono percepiti di maggiore ampiezza e qualità. Ma, più che la qualità dell’offerta formativa del Centro-Nord, gioca un ruolo fondamentale nella scelta degli “emigrati intellettuali” la condizione del mercato del lavoro, profondamente diversa da Sud a Nord, con conseguenti maggiori opportunità di inserimento lavorativo e più elevati livelli salariali per i neo-laureati nelle regioni settentrionali.
Rilevanti, quindi, fattori esterni alle Università, ma relativi al contesto in cui sono insediate. Ad esempio, a parità di altre condizioni, la possibilità di ricevere una borsa di studio per gli studenti idonei è oggi assai maggiore al Nord rispetto al Sud. Inoltre, la qualità della vita nelle città, con annessi servizi pubblici essenziali, offerte ricreative e culturali, è assai differente nelle due aree del paese; tali vantaggi compensano il maggior costo degli affitti nelle città centrosettentrionali.
Non ultimo, giocano un ruolo importante le possibilità di spostamento e la disponibilità di reti e servizi di trasporto efficienti: la situazione è di gran lunga migliore all’interno del Centro-Nord e per i collegamenti Nord-Sud di quanto non lo sia per gli spostamenti interni al Sud. Così uno studente siciliano, grazie anche ai voli low cost, può raggiungere facilmente un ateneo settentrionale, mentre gli risulta difficile raggiungere le sedi delle università della Calabria o della Puglia.
Ad andarsene dal Sud non sono solo le matricole universitarie, ma anche i neo-laureati. La professoressa Ornella Giambalvo, docente ordinario di Scienze Economiche, Aziendali e Statistiche all’Università di Palermo, in una recente intervista, commenta il dato stimato dall'ultimo rapporto Swimez, che ha quantificato anche in termini economici la perdita per il Meridione a causa dell’esodo continuo dei suoi laureati al Centro-Nord: “Circa quattro miliardi la perdita economica complessiva nel Sud, che diventano più di 5 miliardi nella sola Sicilia negli ultimi quindici anni, se si considera complessivamente l’impoverimento del capitale umano. La Sicilia investe infatti circa 180.000 euro a laureato per tutta la filiera formativa, a cui devono sommarsi i costi di mancati consumi che il laureato, andando via, consuma e produce al Centro-Nord. E poi ci sono tutte le perdite di risorse per il territorio, che viene impoverito perché il laureato viene istruito al Sud, ma produce innovazione e sviluppo al Nord. Il Sud diventa sempre più povero di istruzione e di qualità, di idee, di investimenti, di innovazione."
Inaugurati il 1° agosto nel mercato di Ballarò, cuore pulsante di Palermo, cinque giganteschi murales: un’enorme santa Rosalia con il classico teschio in mano, realizzata dall’artista Igor Scalisi Palminteri; un turbinio di pesci colorati, opera di Fulvio Di Piazza; un uccellino che trasporta un pesante masso, opera significativamente intitolata “Fides” dall’autore Andrea Buglisi; un murale dal titolo "Faces are places", raffigurante tanti volti diversi, dipinto da Alessandro Bazan; infine il ritratto dell’amato comico palermitano Franco Franchi, opera di CrazyOne.
La riqualificazione artistica del quartiere è iniziata da qualche anno grazie alla sinergia tra associazioni culturali - quali SOS Ballarò e Mediterraneo Antirazzista - l’attivismo del presidente della I Circoscrizione Massimo Castiglia e l’apporto di tanti cittadini e abitanti del quartiere. Per la realizzazione dei cinque murales, sono stati proprio gli abitanti del quartiere a segnalare agli artisti le pareti più idonee, mentre la locale azienda Piazza ha fornito il suo contributo regalando i colori necessari per la realizzazione delle opere.
In uno slargo dove giocano a calcio tutti i bambini della zona, a ridosso di una grande parete di sedici metri per cinque, già qualche mese fa Igor Scalisi Palminteri aveva realizzato un murale raffigurante san Benedetto il Moro, co-patrono della città assieme a santa Rosalia, umile frate detto appunto ‘il moro’ perché figlio di schiavi africani, nato vicino a Messina all’inizio del sedicesimo secolo. “Le opere di Street Art vogliono portare bellezza a Ballarò – ha dichiarato Palminteri in un’intervista – gli abitanti del quartiere non sono soliti visitare i musei per ammirare le opere d’arte. La sollecitazione della bellezza deve venire per loro proprio dalla strada, con l’auspicio che bellezza e promozione sociale camminino insieme”.