sabato 15 settembre 2018

Benvenuto, Francesco

Oggi a Palermo abbiamo un ospite speciale: papa Francesco, venuto in Sicilia in occasione del XXV anniversario dell’assassinio di don Pino Puglisi, il prete che ha messo in crisi la mafia con il suo sorriso e con il suo impegno tenace nella promozione umana e sociale del quartiere Brancaccio.




Qui una sintesi dell’omelia pronunciata da don Cosimo Scordato il 2 settembre scorso, che evidenzia la centralità evangelica dell’amore, rispetto a ogni altro precetto:

(…) Dobbiamo essere grati al Signore per questa pagina di Vangelo che è stupenda, liberatrice, di grande svolta nella storia dell’umanità. Viene messo in crisi il principio della religione che distingue il puro dall’impuro. Il puro è Dio e quelli che credono di potersi avvicinare a lui, che fanno le cose sue: costruiscono templi, fanno pratiche religiose … Gli impuri sono gli altri: quelli che non rispettano le leggi religiose, le osservanze.
E questo principio religioso, che sembrerebbe sacrosanto, per Gesù non esiste. E perché non esiste questo principio? Perché in questo modo Dio viene pensato lontano dagli uomini, raggiungibile solo dagli uomini che vanno in Chiesa, che fanno certe pratiche, per gli uomini religiosi. E quindi lontano dalla nostra vita. (…)
Quindi “Non c’è più religione” dovremmo poter dire … Una volta che questo principio religioso viene meno. Perché la religione separa i puri dagli impuri, i buoni dai cattivi, i religiosi dai non religiosi … Il Vangelo è l’abbraccio di Dio alla nostra umanità.
Ed è Dio che si sporca le mani per potere abbracciarci e tenerci tutti uniti in quest’abbraccio.
Per cui tutte le tradizioni religiose, anche se le rispettiamo per un certo riguardo alle intenzioni buone delle persone, entrano in crisi definitivamente perché hanno oscurato il comandamento di Dio:  - Amami dal di dentro del tuo cuore, non con pratiche esterne … Mi ami per davvero? –  chiede il Signore ad ognuno di noi – sono importante per la tua vita? Sono dentro la tua vita? Hai accolto gli altri? – come ci ricordava l’apostolo Giacomo, visitare gli orfani, le vedove, nelle sofferenze, accogliere gli stranieri, visitare gli ammalati …
Il comandamento di Dio è questo, e mette in crisi ogni impostazione religiosa, che presume di essere autentica anche se non ama le persone nella loro concretezza. Non è possibile: perché Dio si è fatto uomo per amore della nostra umanità e ci ha sposato a sé, ci ha unito a sé per sempre. 
Noi usiamo queste espressioni: l’incarnazione, il Figlio di Dio, la natura umana, la natura divina … queste espressioni della tradizione cristiana. Che cosa vogliamo salvaguardare? Questa verità bellissima: quella del Vangelo. Dio ci ha fatto suoi come siamo, con le cose belle che ognuno di noi porta, e anche con le nostre limitatezze umane.
E ci invita a riconoscere ogni buon regalo o ogni dono chiunque ce l’abbia: questa persona sa donare? Sa offrirsi? Ogni dono viene da Dio. Anche se la persona non va in chiesa. Sa donare? Dio sta lavorando nel suo cuore.
E allora, care sorelle e fratelli, siamo grati al Signore per questa pagina del Vangelo: non c’è niente di puro o impuro o di sacro … niente. C’è solo la santità di Dio, che noi accogliamo celebrando e realizzando il comandamento dell’amore. E’ questo che ci rende santi, e quindi simili a lui. Ed è questo per cui ci vogliamo incoraggiare a vicenda, per non confonderci con le mille cose che sentiamo … 
Dobbiamo tornare all’essenzialità della pagina evangelica: la santità viene dentro di noi. Se abbiamo veramente accolto il Signore, allora non c’è niente che possa sporcarci dal di fuori. Se riusciamo ad amare, niente può renderci impuri o può compromettere il valore della nostra vita. (…) Hai amato? L’hai fatto con amore, per amore? E allora la santità del Signore brillerà nella nostra vita (…)

(il testo non è stato rivisto dall’autore, don Cosimo Scordato: eventuali errori o omissioni sono della scrivente, Maria D’Asaro, che si assume pertanto la responsabilità delle eventuali imprecisioni e manchevolezze della trascrizione).


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