Silvia Romano |
(non avrei saputo dirlo meglio di Natalia Aspesi, ieri su “La Repubblica”: ringrazio Massimo Messina per la condivisione su FB.)
"Sono una moltitudine, non una rarità, le ragazze, i ragazzi, gli uomini e le donne che amano il mondo e vogliono salvarlo, che ritengono ovvio aiutare chi ha bisogno, di qualunque colore sia e dovunque viva, che non accettano di ignorare le guerre, la fame, i terremoti, il terrorismo, le malattie, le inondazioni, la miseria, l’abbandono, i migranti, dovunque la gente viva la tragedia quotidiana di una crudele incerta sopravvivenza, dove il futuro non esiste.
Ma è come se queste persone non esistessero, l’informazione spesso le scopre quando fanno cattiva notizia, come Silvia Romano, rapita in un villaggio nella pericolosa foresta keniota alle spalle di Malindi, luogo di turismo privilegiato, e non lontano dal villaggio in cui sorge il centro spaziale italiano Luigi Broglio. Ventitré anni, milanese di Lambrate, ragazza qualsiasi senza storia, che anziché sognare di esibirsi a X Factor con i capelli tinti di viola e molti anelli al naso, ha scelto un altro modo per dare senso alla sua giovinezza, appunto il volontariato, con una onlus che lavora in Africa, accettando di dare il suo contributo di entusiasmo e sostegno, a Chakama, un luogo considerato pericoloso per le incursioni di banditi e terroristi. L’avevano sconsigliata senza però fermarla: e lei ha affrontato la grande avventura, sicura del suo bisogno di essere utile, di sentirsi nel giusto, di inebriarsi di bene. Felice, ridente, come appare nelle foto circondata da bellissimi bambini, come lei felici, come lei ridenti.
Ma si sa oggi i “clicchisti” nel deserto inutile della valanga di post hanno un’idea tutta loro di cosa e chi devono irridere (…) i gesti e le parole che non capiscono o che gli imporrebbero una riflessione, e poi chi si sottrae al cattivo umore generale con una scelta di vita coraggiosa, e chi alla fine segretamente invidiano, sentono migliori. Non si sa cosa stia succedendo a quella che oggi è solo una vittima, doppiamente vittima in quanto donna, ma buona parte dei suoi improvvisati nemici - maschi intrappolati nelle loro infelicità, femmine avvilite dalla pochezza dei loro desideri - si augurano il peggio. (…)
In questo senso a Silvia la giusta, la generosa, l’appassionata, ragazza inerme nella ferocia dei rapitori, non viene risparmiato il disprezzo con cui oggi si tenta nuovamente di isolare le donne, di rimetterle al loro posto. Forse lo sghignazzo verso Silvia è un ennesimo, stupido gioco, e giusto per non sentirsi, orrore, buoni la si accusa di non essersene stata quieta a casa sua, magari a vedere il Grande fratello vip, a seguire Elisa Isoardi su Instagram, o se proprio scriteriata, a occuparsi di bambini in Italia, naturalmente italiani. Di Isoardi e di altre belle signore di coscia lunga e vita turbolenta abbiamo simpatiche notizie tutti i giorni più volte al dì, ma chi sono le persone che trovano se stesse lavorando lontano per gli altri? Si sa che il governo fa di tutto per ostacolare un tipo di volontariato che agisce senza tener conto dei suoi diktat, anche usando la folla di insultanti di professione. Forse bisognerebbe avere rivalutare il buon buonismo per limitare la volgarità della cattiveria arrogante e, prima o poi, pericolosa."
Natalia Aspesi, La Repubblica, 23.11.2018
Bel pezzo di giornalismo quello della Aspesi.
RispondiElimina@Daniele: si, proprio brava Natalia ...
Elimina