Nel tempo sospeso che scorre lento tra le mura di casa, il balcone, per chi ce l’ha, diventa una sorta di osservatorio privilegiato sul microcosmo fisico a portata di sguardo.
Da lì, ti contagia il tono allegro della vicina del piano di sopra, che al telefono coccola le nipotine o racconta all’amica i prodigi della tintura fai da te; ti intristisce la paura che trasuda da occhi e parole della signora della porta accanto, e senti che neppure il sole più caldo e la luce intensa di primavera riusciranno a sciogliere il grumo incistato della sua ansia; ti rispecchi nella signora di fronte che batte i tappeti ogni giorno con furia sempre maggiore.
E guardi con tenerezza la casetta che Carmen e suo marito hanno allestito nel terrazzino per i loro bimbi: ne scruti battute, sorrisi, giochi, tentativi di canestro. Esistono, sono veri. Così anche tu ti senti più viva.
... E per me, anche un piacevole ricordo questo balcone. Le sue piante e una padrona di casa dal sorriso accogliente, come le sue parole.
RispondiElimina@Santa: il balcone è sempre pronto ad accoglierti, quando vorrai/potrai. Un abbraccio.
EliminaVero, i balconi diventano il microcosmo dal quale osservare la vita della gente non per spiarla ma per sorridere alla vita stessa respirando suoni e gioie di una vita comune che ci manca ma che tornerà.
RispondiElimina@Daniele: "i balconi (...) microcosmo dal quale osservare la vita della gente (...) per sorridere alla vita stessa respirando suoni e gioie di una vita comune che ci manca ma che tornerà": che belle parole, Daniele ... grazie!
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