giovedì 10 dicembre 2020

10 dicembre, a Giulio e Patrick un pensiero speciale…

      Il dieci dicembre, Giornata mondiale dei diritti umani - assieme alle migliaia di persone vittime di persecuzioni, torture, razzismo, emarginazioni - un pensiero speciale a Giulio Regeni e Patrick Zaki
     A proposito di Giulio, ecco una recente dichiarazione dei suoi genitori: 
In questi 5 anni abbiamo subito ferite e oltraggi di ogni genere da parte egiziana, ci hanno sequestrato, torturato e ucciso un figlio, hanno gettato fango e discredito su di lui, hanno mentito, oltraggiato e ingannato non solo noi ma l’intero Paese.
Crediamo che il nostro governo debba prendere atto di questo ennesimo schiaffo in faccia e richiamare immediatamente l’ambasciatore. Serve un segnale di dignità perché nessun paese possa infliggere tutto il male del mondo ad un cittadino e restare non solo impunito ma pure amico. Lo dobbiamo a Giulio e a tutti i Giuli e le Giulie in attesa ancora di verità
e giustizia.”
Paola e Claudio Regeni con l’Avv. Alessandra Ballerini.

       E sul governo egiziano, che tiene ancora in carcere in attesa di giudizio dal 7 febbraio scorso Patrick Zaki, ecco le amare considerazioni della giornalista Lucia Goracci, dal suo profilo FB:

"Quando nell'estate del 2013 i fratelli musulmani finirono in carcere a centinaia, quando in un solo giorno la repressione della piazza per mano del caudillo Sissi fece mille morti - che neanche Israele c'era riuscito mai, commentarono ridendo amaro i giornali satirici arabi - in pochi vollero vedere. Camminavamo dentro le moschee del Cairo, gli occhi inorriditi e i passi attenti a non calpestare i morti, avvolti nei sudari bianchi insanguinati; in pochi, in Italia, vollero vedere.
Perchè a morire erano i barbuti; le donne velate; i bimbi zozzi e nudi. Erano le masse popolari venute dal delta del Nilo a chiedere dove fosse finito il loro presidente, il fratello musulmano Morsi, che poi sarebbe morto in carcere
L'intellighenzia cairota - e i suoi italici corifanti - stavano con Sissi. E le nostre cronache, dalle sudice piazze di Raba'a al Adawyah e Maidan Nahda, venivano guardate con sospetto (a voler esser buone), anche in Italia. E lo scrittore egiziano Ala'a al Aswany, che oggi piagnucola anche lui, non spese una parola contro la repressione. Perchè l'elegante caffè Groppi al Cairo, tanto amato dagli intellettuali, era così lontano dalle sudice piazze dei Fratelli. E pazienza se ora a insudiciarle era il sangue, sparato ad alzo zero dai soldati del Caudillo.
La repressione è repressione sempre. E va condannata. Anche quando le sue vittime non ci assomigliano."

2 commenti:

  1. Fa male vedere il nostro governo letteralmente sottomesso ed incapace di farsi rispettare piegandosi ad interessi economici supremi e "rispettando" regimi dittatoriali che non meritano alcun rispetto

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