giovedì 13 maggio 2021

La grammatica del desiderio

V. van Gogh: Terrazza del caffe, la sera (1988)
     Desiderare è inevitabile: ‘sono, quindi desidero’. Anche chi deluso smette di desiderare, continua a desiderare di non soffrire, paradossalmente desidera di non desiderare invano. Fin quando c’è un attimo di vita si desidera, al limite, che esso sia ‘buono’ per noi.
       Desiderare è inevitabile, sta a noi decidere il cosa e il come desiderare. Ecco perché è necessario imparare a desiderare (…).
    Tenuta presente la decisiva distinzione tra bisogno e desiderio, esploriamo le fonti del desiderare da cui scaturiscono i tanti desideri. Dentro tutti i desideri si desidera, in ultima istanza, di essere se stessi (integrità) e, dopo, di realizzarsi in tutte le possibilità (pienezza).(…). 
        Ma cosa accade se l’altro non accoglie e non ricambia il desiderio? Certamente si vive una grande sofferenza, ma, a differenza del bisogno, il desiderio anche quando non è soddisfatto non intacca la crescita della persona, anzi può favorire un più forte contatto con se stessi e una più matura presa di consapevolezza della diversità e dell’imprendibilità dell’altro. Il desiderio, come è stato detto. È tale se emerge dal grembo della reciprocità, ossia del riconoscimento dell’alterità.(…). 
     Saper desiderare è garanzia di felicità? La domanda non è provocatoria: in realtà, sembra che il desiderio di integrità e di pienezza siano nomi diversi del desiderio ineliminabile di ogni cuore: la felicità o i suoi dintorni. Ma la felicità umana, scrisse Betti, è come un quadrato a cui manca e mancherà sempre un lato. Desiderio e felicità sono inconciliabili? (…) Senza una stazione di arrivo, che senso ha il desiderare? Non potrebbe, forse, il desiderare essere un trucco e un’illusione per dimenticare o negare l’inquietudine infinita, inappagabile che brucia nel cuore degli umani? Torniamo alla domanda iniziale: i desideri sono, forse, irraggiungibili come stelle?
     E’ vero: niente può saziare il cuore umano. (…) Sempre infelici? O sempre nei dintorni della felicità, che sono estesi e profondi e che piace al nostro cuore circumnavigare, sperimentando una pienezza sempre più piena e a volte l’attimo della felicità che illumina e rischiara il cammino che rimane.
      Le stelle forse ci aiutano a comprendere come i desideri si coniughino con la felicità (…). I desideri, come stelle, brillano nel cielo del nostro corpo: possono per un attimo essere oscurati, ma poi tornano a brillare. E’ vero: le stelle palpitano, attraggono, ma sono irraggiungibili. 
    Anche i desideri sono irraggiungibili? Adesso sappiamo che i desideri sono raggiungibili, ma è la pienezza totale – quella che chiude ogni ricerca – ad essere irraggiungibile. Le stelle sono lì nel cielo per ricordarci di riprendere sempre a desiderare: ogni desiderio allarga, non chiude la pienezza. Anzi, dopo essersi compiuto, il desiderio si rigenera e riprende il cammino verso nuove stelle, nuove pienezze. Le stelle del nostro desiderio ci portano fuori dall’inferno (“E quindi uscimmo a riveder le stelle”) verso “L’amor che move il sole e l’altre stelle”.
      E se, in fin dei conti, ogni stella fosse un nostro desiderio? E se il cuore, come un cielo di stelle, illumina e brilla perché palpitante di tanti desideri?

Giovanni Salonia: Desiderio e bisogno, in Parola spirito e vita – Il desiderio, 2013, n.67, 243-255

2 commenti:

  1. Un nastro di Moebius. Desiderio infinito, o felicità o sicurezza. Dove la sicurezza è la sospensione del desiderio, della ricerca. Il nastro interrotto. Ma anche nuova quiete. Cosciente di limiti e contorni.

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  2. @Franco Battaglia: ottima metafora. Noi umani, esseri desideranti, sospesi tra appagamento e inquietudine perenne.

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