domenica 23 maggio 2021

L'albero Falcone e le talee della legalità

      Palermo – “In una città bisogna piantare molti alberi e difendere quelli che già vi crescono, perché hanno una grande quantità di funzioni che si oppongono al degrado urbano e all’inquinamento. Gli alberi migliorano il clima, filtrano le sostanze inquinanti, assorbono i rumori, incrementano la biodiversità, hanno utili funzioni ricreative e culturali. Perché la loro efficacia sia colta, la città va considerata come un ecosistema incapace di sostenersi da solo, che dipende dall’ambiente circostante – dal quale riceve energia, alimenti, acqua e diversi materiali – e al quale cede i rifiuti, il calore dell’entropia, ma anche tutte le meraviglie del sapere umano”. Così scrive Giuseppe Barbera, professore di Colture Arboree all’Università di Palermo, nel testo “Abbracciare gli alberi”, dove ricorda gli aranceti perduti della Conca d’oro di Palermo e i mille motivi di gratitudine verso i nostri verdi ‘fratelli maggiori’.
     Il 23 maggio è d’obbligo ricordare un particolare albero palermitano: l’imponente ficus, specie ‘macrophilla columnaris magnolioides’, che si trova in via Notarbartolo 17, davanti al palazzo dove abitava il giudice Giovanni Falcone, assassinato da Cosa nostra il 23 maggio 1992 a Capaci con la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani. Il ficus di via Notarbartolo è diventato uno degli alberi più conosciuti al mondo: sul suo tronco, meta sino a prima della pandemia del tributo di studenti e cittadini di ogni parte d’Italia, sono appesi centinaia di messaggi, foto, pensieri dedicati al giudice Falcone e all’impegno contro la mafia. Quest’anno dall’albero Falcone partirà un progetto chiamato "Un albero per il futuro", promosso dal corpo dei Carabinieri Forestali in collaborazione con il Comune e Soprintendenza di Palermo e la Fondazione Falcone: verranno prelevate dal ficus parecchie gemme che saranno coltivate nel Centro nazionale carabinieri per la biodiversità forestale (CNBF) di Pieve Santo Stefano (in provincia di Arezzo) e poi messe a dimora nelle scuole italiane che ne faranno richiesta.
   I primi Istituti scolastici a ricevere le piantine saranno quelli intitolati al giudice Falcone: 108 scuole tra primarie e secondarie di I e II grado. Le talee inizieranno a essere distribuite il 21 novembre prossimo, giorno della festa dell’albero; potranno comunque essere richieste da ogni scuola italiana con una mail da inviare all’indirizzo unalberoperilfuturo@carabinieri.it.
    Le scuole potranno richiedere anche talee di altre piante da mettere a dimora in un’area del proprio plesso o in altre zone bisognose di essere riqualificate. Un pezzetto dell’albero Falcone, assurto a simbolo della resistenza alla mafia e della lotta per la legalità e la giustizia, entrerà quindi negli Istituti scolastici per sensibilizzare le nuove generazioni anche sull’impegno per l’ambiente. 
   Gli alberi distribuiti dai Carabinieri contribuiranno a realizzare nel nostro Paese un grande bosco diffuso, costituito da specie autoctone che, crescendo, aumenteranno la qualità ambientale. Ogni pianta potrà essere geolocalizzata tramite uno speciale cartellino apposto su ciascuna di esse; sarà inoltre possibile seguire a distanza, su un’apposita piattaforma web, l’andamento e l’espansione del nuovo bosco, apprezzando anche il progressivo risparmio di CO2. 
    Un plauso allora all’iniziativa, i cui dettagli si trovano nel sito dei Carabinieri, alla pagina Eventi/Un albero per il futuro, dove si legge: “Le scuole saranno supportate dai Carabinieri Forestali con lezioni anche web in air in cui verranno presentate le magnifiche Riserve Naturali dello Stato, vero scrigno di natura amministrato e curato dall’Arma, approfonditi tutti i benefici ecologici degli alberi e chiarite le buone pratiche che potranno garantire un futuro più verde. “Un albero per il futuro” è un’occasione per conoscere i tesori naturali, accrescere la biodiversità del nostro Paese e lasciare un segno verde di speranza. “


Maria D'Asaro, il Punto Quotidiano, 23 maggio 2021

8 commenti:

  1. Non dimenticherò mai questo terribile giorno!

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  2. Cosa Nostra ha infiltrati in tutte le istituzioni. I siciliani non sono omertosi, ma hanno paura di essere ammazzati se escono allo scoperto. Mi sembra evidente che il Governo italiano agisce come se in Italia non spadroneggiasse la delinquenza organizzata.

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    1. @Gus O.: la tua è un'analisi spietata, forse fondata. Posso dirti che in Sicilia - dopo le stragi del 1992 - almeno a livello culturale e antropologico qualcosa è cambiato. In meglio. E' come se dal sangue di Falcone e Borsellino fosse germogliata una nuova coscienza civile.

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    2. Non è questo il punto. Sono sicuro che ai siciliani non manca la coscienza civile, ma il problema è che Cosa Nostra è infiltrata nelle Istituzioni e fidarsi, per esempio di un Prefetto, potrebbe essere un rischio.
      Mio padre mi spiegava come funzionano le cose in Sicilia. Se ti rubano una biciclette e vai dalla Polizia perdi solo tempo, invece se vai dal mammasantissima entro il giorno ti ritrovano la bicicletta.

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  3. Provo profonda rabbia nel vedere che ancora speriamo nella giustizia per questi eroi

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  4. @Daniele: hai ragione, c'è tanta rabbia. Pensa cosa abbiamo provato noi siciliani, nel 1992... Forse, come scrivo a Gus, dal sangue di questi martiri è germogliata una nuova coscienza civile.

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  5. Forse Gus è spietato, ma io non vedo troppa luce, come nei rifiuti dei vaccini, o nel fanatismo per il ponte sullo stretto.. a volte mi sembra una terra congelata la Sicilia, come in un male soffocato ma comunque inestirpabile..e sai che ho sangue siculo nelle vene..

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