C.Monet: Campi di papaveri presso Vetheuil (1880) |
“Tanti dibattiti in queste ultime settimane hanno analizzato diversi aspetti dell'attuale guerra in Ucraina (…); può apparire un'affermazione scontata, ma vale la pena ribadirlo che, per il credente, la guerra è un peccato, anzi l’offesa più grave che possa essere commessa contro l'umanità, contro la creazione e contro Dio.
Non sempre nel passato l'attenzione è stata focalizzata su questo aspetto e non solo perché le guerre del passato erano più limitate, sia negli strumenti che nelle modalità, ma anche perché l'attenzione maggiore, fin dai primi secoli della Chiesa, si era concentrata sui tre peccati gravi dell'adulterio, dell'idolatria e dell'omicidio; la guerra tutt’al più poteva essere pensata come estensione dell'omicidio.
In verità le guerre venivano considerate nel loro aspetto apicale in quanto riguardavano i capi dei popoli, che le decidevano ora per allargare i confini, ora per sottomettere un altro popolo, ora per accaparrarsi le risorse. La loro giustificazione veniva operata dai capi dei popoli e la gente non poteva che obbedire; addirittura si era pure ipotizzato che potesse esistere una guerra giusta soprattutto quando si trattava di deporre un tiranno o un usurpatore.
Tanti altri, prima di noi (singoli, associazioni, interventi ufficiali del magistero) hanno giustamente condannato la guerra; per conto nostro vogliamo sottolineare che, sul piano etico, essa è la più grave struttura di peccato che può danneggiare la vita degli uomini e della stessa creazione. Il termine “struttura di peccato” potrebbe essere equivocato nella misura in cui dovesse ridimensionare la responsabilità dei singoli che partecipano a una guerra; in verità, vogliamo sottolineare l’ampiamento di responsabilità in quanto la partecipazione a una guerra potenzia il potere di distruzione di cui ci si rende con-rei.
Cosa avviene, infatti, nella guerra? La guerra è il supremo atto di ateismo perché in essa l’uomo assurge a padrone del mondo, dispone della vita degli altri, compromette la bellezza della creazione, facendo esattamente il contrario di ciò che per i credenti opera Dio, in quanto creatore e promotore della vita delle sue creature. La guerra, inoltre, porta alla luce i peggiori sentimenti di autoesaltazione, di predominio, di accaparramento, di odio nei confronti degli altri perché li si vuole distruggere. Con la guerra vengono fuori le peggiori manifestazioni di disumanità nella forma di una ferocia, neppure accostabile a quella degli animali, che uccidono solo per la sopravvivenza.
Per la guerra, purtroppo, si è sempre preparati; basti pensare alla produzione delle armi, alla costruzione degli arsenali, al potenziamento della ricerca in campo militare, per non dire delle sofisticate strumentazioni che possono colpire più facilmente il nemico; la cosa più scandalosa è che, a quanto pare, la maggior parte delle scoperte scientifiche sono originariamente di carattere bellico e, solo successivamente, alcune di esse vengono utilizzate anche in campo medico e sociale.
La guerra è tradimento clamoroso della verità delle cose; in essa, infatti, vengono elaborati assurdi processi di ideologizzazione, se non veri e propri sistemi di pensiero, al fine di renderla plausibile, se non addirittura necessaria; così, ogni notizia viene data solo se è funzionale al proprio interesse e alla legittimazione del proprio operato; mentre, da una parte e dall’altra, il nemico viene sempre demonizzato come unico responsabile di nefandezze. Parlando di struttura di peccato facciamo appello alla coscienza e al senso di responsabilità di ogni persona; il che significa che, per ogni persona (per chi è credente e chi non lo è), la partecipazione alla guerra non è in alcun modo giustificabile ancor più per gli effetti sempre più irreparabili, che essa produce, e per la difficoltà di una qualsiasi riparazione dei suoi danni.
Con la presente riflessione vogliamo sottolineare che la guerra non si deve fare e, quindi, ogni persona deve esercitare nei suoi confronti l'obiezione di coscienza, ovvero la presa di posizione della propria coscienza, che si rifiuta di combattere e di prendere le armi. Lo sappiamo che questa determinazione a non sparare è riconducibile a quello scatto di coscienza, che Fabrizio De André ha saputo cogliere nella sua canzone La Guerra di Piero. Piero potrebbe apparire perdente; in verità, nel suo scatto di umanità, egli non riceverà gli onori delle armi, piuttosto eleverà l'arma del vero onore e della vera dignità di ogni persona."
Don Francesco Romano, don Cosimo Scordato: Giornale di Sicilia, aprile 2022
Buona sera Maria. Ho letto attentamente l'articolo riportato da te di questi due autori circa la guerra. Come ho scritto anche da me, la guerra è soprattutto violenza fisica e mentale. Abominio in tutti i sensi.
RispondiEliminaGrazie anche per la tua riflessione. Inoltre mi è piaciuto tanto il tuo accostamento con il pezzo di De Andrè. Abbraccio.
Buona sera, Pia. Grazie di cuore della tua attenta lettura e dell'apprezzamento. Ho visto che anche tu, in uno dei tuoi blog, ti sei soffermata sulle varie declinazioni di violenza. Un abbraccio anche a te.
EliminaGrazie Maria
RispondiEliminaGrazie a te per l'attenzione.
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