Palermo – Nella zona orientale dell’Antartide, a metà dello scorso mese di marzo, la piattaforma di ghiaccio ‘Conger’, grande più o meno quanto la città di Roma, si è frantumata come una lastra di vetro. Documentato dal satellite ‘Copernico’, secondo gli scienziati che si occupano di glaciologia, tale evento è uno dei più eclatanti dall’inizio del ventunesimo secolo.
L’Antartide contiene circa il 90% dei ghiacciai terrestri. La parte orientale del continente era considerata la più fredda e stabile, poco soggetta allo scioglimento delle superfici glaciali. Il distacco della massiccia piattaforma dimostra che i cambiamenti climatici sono più veloci e più repentini del previsto.
La superficie della zona glaciale era diminuita gradualmente negli ultimi vent’anni, con una riduzione più evidente dal 2020 ad oggi. Responsabile del definitivo collassamento della piattaforma ghiacciata è stata l’ondata anomala di calore che ha colpito i Poli, con temperature che si sono innalzate di circa 40 gradi rispetto alla media del periodo.
A registrare l’eccezionale temperatura di -12°, anziché quella ordinaria del periodo oscillante tra i -45 e i -50°, è stata la base scientifica italo-francese ‘Concordia’, che opera nella zona orientale del continente antartico, nel sito denominato Dome C, un’altura a 3.230 metri sul livello del mare.
Purtroppo il riscaldamento climatico incombe anche a casa nostra: l’Istat - Istituto Nazionale di Statistica – certifica che, nel 2020, nei capoluoghi delle regioni italiane la temperatura media annua ha segnato un aumento di +1,2°C rispetto al valore registrato tra il 1971 e il 2000. L’Istat segnala poi che in tutte le città le anomalie di temperatura media sono positive e dovute a rialzi della temperatura, sia minima che massima: le più alte si rilevano a Perugia (+2,1), Roma (+2), Milano (+1,9), Bologna (+1,8) e Torino (+1,7).
Dal 2014 la temperatura media delle città ha raggiunto i +16 gradi, valore mai registrato: "Segnale – afferma l’Istat - di un riscaldamento in atto nei sistemi urbani".
Di fronte a questi dati incontrovertibili, chi ancora nutre dei dubbi sul riscaldamento globale dovrebbe ricredersi. Secondo il recentissimo rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Chang, il principale e autorevole organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici), il riscaldamento globale costituisce una crisi ambientale da affrontare immediatamente, se si vuole scongiurare l’aumento medio della temperatura oltre 1,5°.
Consapevoli che questo è il campo d’azione in cui ci vuole un’urgente mobilitazione collettiva, si spera allora che i responsabili dei vari governi nazionali mettano il contrasto al riscaldamento climatico al primo punto dell’agenda politica.
Maria D'Asaro, 10.04.22, il Punto Quotidiano
Anche la secca del Po è preoccupante.
RispondiEliminaTroppi segnali preoccupanti.
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RispondiEliminaTutti segnali preoccupanti, ma quello più preoccupante di tutti è il totale immobilismo dell'uomo unito anche ad una completa assenza della percezione del reale pericolo che si sta correndo.
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