J.Sorolla: In riva al mare (1908) |
“La spiritualità nel prendersi cura risponde alle domande filosofiche esistenziali sul senso della vita e della morte, in sintonia con le ricerche di neuroscienze che dimostrano come la relazione d’aiuto è iscritta nell’intercorporeità umana (…) Già Madeleine M.Leininger evidenzia, nelle sue ricerche cliniche, come l’assistenza curativa sia un fenomeno universale.
(…) Prendersi cura è fondamentale per la sopravvivenza nelle situazioni di fragilità dovuta alle malattie. A tal proposito è stata ampiamente diffusa su Internet la risposta dell’antropologa Margaret Mead allo studente che le chiedeva quali fossero i segni della nascita della civiltà in una cultura. Ella rispose che il primo segno di civiltà in una cultura antica era il femore rotto e poi guarito. Infatti nel regno animale, nessuno sopravvive in queste condizioni, non si ha tempo di aspettare che l’osso guarisca. Un femore rotto che è guarito è la prova che qualcuno si è preso il tempo di stare con colui che è caduto, ne ha bendato la ferita, lo ha portato in un luogo sicuro e lo ha aiutato a riprendersi.
Margaret Mead disse che aiutare qualcun altro nelle difficoltà è il punto preciso in cui la civiltà inizia. Noi siamo al nostro meglio quando serviamo gli altri. Essere civili è questo. Il prendersi cura dei più deboli, nella fragilità, nella malattia è dunque segno di civiltà e di spiritualità della cura.”
Paola Argentino: La spiritualità è cura: la forza dell’amore nel dolore
Bruno Mondadori, Milano, 2023
Credo che si, prendersi cura è il più grande atto di civiltà e bontà. Più dell'amore, mosso da pulsioni private.
RispondiEliminaPrendersi cura è universale, umano, vitale.
Considerare l'altro come un fratello è il primo bagliore della civiltà.
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