domenica 23 giugno 2024

Danilo Dolci, il Gandhi italiano in Sicilia

         Palermo – Nato il 28 giugno 1924 a Sesana, comune allora in provincia di Trieste, oggi sloveno, l’allora ventottenne Danilo Dolci, che insieme ad Aldo Capitini sarebbe poi stato appellato il Gandhi italiano, nel 1952 si trasferì in Sicilia, precisamente nel piccolo comune marino di Trappeto, a metà strada circa tra Palermo e Trapani, spinto forse da un’ispirazione a Nomadelfia, la comunità fondata a Fossoli, nel modenese, da don Zeno Saltini, alla quale Dolci aveva aderito nel 1950, interrompendo per questo, alla vigilia della tesi, gli studi di Architettura.
      A Trappeto, Dolci trova un’estrema povertà. Un bambino, Benedetto Barretta, muore per denutrizione. Il 14 ottobre 1952 Dolci decide allora di fare la prima di tante lotte nonviolente: inizia un digiuno per attirare l’attenzione delle istituzioni sulla miseria. Il digiuno viene interrotto quando le autorità s'impegnano a fare alcuni interventi.
      Con il piemontese Franco Alasia, che si era trasferito con lui in Sicilia ed era diventato il suo principale collaboratore, l’attivista fa poi un altro digiuno nel 1957 a Palermo, a Cortile Cascino, uno dei quartieri più poveri del capoluogo, dove i bambini morivano di fame come a Trappeto.
    Intanto, nel 1953, Danilo Dolci aveva sposato Vincenzina, vedova di un contadino/marinaio di Trappeto. Ai cinque figli già avuti da Vincenzina, seguiranno Libera, Cielo, Chiara, Daniela e Amico (musicista e oggi continuatore dell'opera del padre).  
A Partinico, paese vicino Trappeto, il 30 gennaio 1956 Dolci promuove lo ‘sciopero alla rovescia’: (continua su il Punto Quotidiano)

Maria D'Asaro, 23.6.24, il Punto Quotidiano

3 commenti: