“(…) Anche noi femministe da sempre impegnate per la pace e il disarmo siamo state troppo disattente rispetto a quello che avveniva in Europa dopo la fine della guerra fredda. Fa impressione vedere nella cartina geografica quanti paesi dell’Ex Unione Sovietica sono entrati nella Nato, rafforzandola quando invece era giunto il momento di procedere al suo scioglimento. Siamo di fronte a un baratro e, nonostante si voglia imbavagliare il pensiero, dobbiamo sforzarci di pensare e di capire che cosa possiamo fare per evitare la catastrofe di una guerra nucleare.
Le donne occidentali sono riuscite con lunghe lotte a porre fine a impedimenti e proibizioni durissime con cui sono state ingabbiate in una condizione di sottomissione, che impedivano loro di essere cittadine e padrone di sé stesse. La loro vita è sicuramente cambiata in meglio (…). Hanno quindi sperimentato che è possibile conquistare diritti e libertà senza spargere sangue. (…) Oggi sono presenti in tutti i settori e anche in ruoli di potere: Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione Europa; Roberta Metsola, presidente del Parlamento Europeo; Christine Lagarde, presidente della Bce.
Alla guida dell’Europa, in uno dei momenti più bui della sua storia dopo l’attacco della Russia all’Ucraina, c’è una maggioranza femminile. (almeno prima delle ultime recentissime elezioni, nota della scrivente). Sarebbe stato bello constatare di essere riuscite finalmente a prevenire la guerra… ma almeno sarebbe stato oggi d’aiuto ascoltare parole di pace dalle donne che occupano posti di responsabilità. (…)
Occorre quindi sgombrare il campo dagli equivoci dannosi generati dalle parole parità ed eguaglianza. Essere femministe non significa voler essere incluse nel mondo così com’è, fare propri i valori del patriarcato e la logica della legge della forza che ha retto e regge il mondo.
Ci rattrista vedere in posti di potere donne che parlano e si comportano come gli uomini invece di significare la loro differenza che, scriveva Virginia Woolf, «è quella da cui può venirvi l’aiuto… per difendere la libertà, per prevenire la guerra».
(…) La guerra è in assoluto il peggiore dei mali, il punto più alto del delirio di onnipotenza maschile. Sconquassa e annienta la vita, distrugge in un attimo opere umane che hanno richiesto anni di impegno e fatica, infligge atroci sofferenze, semina a man bassa odio, suscita sete di vendetta, ci fa regredire verso la barbarie…”
Daniela Dioguardi: Le donne, la guerra, la pace
In Corpi e parole di donne per la pace, a cura di Mariella Pasinati, Navarra, Palermo, 2024, pp.23,24
(seguirà recensione)
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