Palermo – Poche settimane dopo l’inizio della guerra in Ucraina nel 2022, un gruppo di associazioni femminili, su iniziativa dell’associazione Biblioteca delle donne e dell’UDIPalermo, ha organizzato a Palermo un presidio permanente per la pace che, nel primo anno di guerra, si è tenuto ogni settimana e poi, dal 24 febbraio 2023 sino a oggi, il giorno 24 di ogni mese.
Questa presenza, insieme simbolica, culturale e politica, è stata raccontata nel libro Corpi e parole di donne per la Pace, a cura di Mariella Pasinati (Navarra editore, Palermo, 2024), presentato nel capoluogo siciliano il 6 giugno scorso, durante la 15° edizione del festival dell’editoria Una marina di libri. La prima parte del testo comprende dieci interventi redatti da donne che hanno partecipato al presidio per la pace o da studiose di conflitti e nonviolenza, mentre la seconda parte contiene la riproduzione di 54 volantini diffusi in occasione dei presidi: dal primo, datato, 3 aprile 2022, all’ultimo preparato prima che il libro andasse in stampa, il 24 febbraio 2024.
Quali le motivazioni che hanno spinto le associazioni di donne palermitane all’impegno ormai biennale del presidio per la pace?
Le espone nell’introduzione Mariella Pasinati: “Lo abbiamo fatto perché il femminismo non è teoria ma pratica di relazione e abbiamo voluto, anche se a distanza, sfidare la ‘solidarietà silenziosa’ con le popolazioni colpite dalla guerra, esserci in prima persona per far sentire la voce di chi vuole la pace (…). Lo abbiamo fatto perché rifiutiamo il nazionalismo, il militarismo, l’accaparramento delle risorse … Perché sapevamo che il conflitto avrebbe peggiorato la crisi climatica e fatto passare in secondo piano l’urgenza di un’azione volta a contrastarla. (…) Lo abbiamo fatto perché rifiutiamo le semplificazioni sostenute in nome della guerra – le contrapposizioni bene-male, amico-nemico, vincitori-vinti… - e per sottrarci alla richiesta di aderire in modo acritico alle decisioni degli uomini al comando. La guerra non è inevitabile, non fa parte della ‘natura umana’, sebbene le ragioni che ogni volta sono portate a sua giustificazione la facciano apparire come necessaria.”
Il presidio ha espresso la sua voce anche in occasione di ulteriori atrocità verificatesi negli ultimi due anni: nell’ottobre 2022, dopo l’uccisione di Masha Amini e di Hadith Najafi, insieme alle donne iraniane presenti a Palermo ha manifestato contro la brutale repressione effettuata dal regime iraniano verso le rivendicazioni femminili; dopo l’orrendo attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023 contro lo stato israeliano e il conseguente massacro da parte di Israele della popolazione civile a Gaza, le donne hanno poi protestato contro lo sterminio di civili e la distruzione del martoriato territorio palestinese, invocando il cessate il fuoco e l’inizio di un negoziato.
Nel testo si riportano le parole contro la guerra di pensatrici come Agnes Heller, Judith Butler, Vandana Shiva e Svetlana Aleksievič, scrittrice e giornalista bielorussa, nata in Ucraina, premio Nobel per la letteratura nel 2015.
Nel saggio dedicato a Svetlana, Maria Concetta Sala scrive: “La si è spesso definita scrittrice delle catastrofi, ma in verità la sua attenzione è volta al rinvenimento di ‘parole d’amore’, perché lei sente e sa che non sarà l’odio a salvare l’umano e l’umanità, sarà solo l’amore. Grazie alle sue opere (…) ci si può accostare a una differente lettura delle violenze, delle guerre e dell’orrore, una lettura che lascia affiorare in tutto il suo splendore e in tutta la sua pena l’epopea della vita, nella quale non ci sono né eroi né eroine. Un’epopea capace (…) di effondere su vinti e vincitori con straordinaria equità l’inguaribile «amarezza che deriva dalla tenerezza», e in grado altresì di opporre alle armi della distruttività, al fascino della gloria, al prestigio della vittoria l’accesso ai sentimenti creativi che soli possono fabbricare felicità”.
Daniela Dioguardi e Anna Marrone, nel capitolo da loro curato dal titolo significativo Un cambio di sguardo per rendere impensabile la guerra, riprendono le considerazioni della studiosa Maria Luisa Boccia che afferma: «credo sia compito peculiare del pensiero politico prefigurare il possibile, pensando l’impossibile». Bisogna quindi esperire forme di risoluzione dei conflitti internazionali diversi dalla pratica inumana, barbara e distruttiva della guerra: “è necessario, in un momento storico in cui camminiamo sul baratro di una guerra nucleare, pensare, riflettere su tutte le forme e pratiche politiche che si sono avvalse di altre modalità e altre rappresentazioni rispetto a quelle consuete”.
Il libro ricorda poi che in alcune occasioni particolari sono stati a fianco delle donne l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice e il Primo Imam della Moschea di Palermo Bedri El Meddeni, nonché uomini e donne di varie associazioni impegnate in percorsi di solidarietà e di costruzione della pace e della nonviolenza.
Le donne del presidio sono consapevoli che la loro voce è una goccia nell’oceano della rassegnazione e dell’indifferenza diffusa. Ma, scrivono infine sempre Daniela Dioguardi e Anna Marrone: “Noi non vogliamo rassegnarci all’impotenza e pensiamo che agire serva, anche a prescindere dai risultati che si possono ottenere, non sempre facilmente misurabili. Servono corpi attivi, disubbidienti, resistenti, che non si lascino zittire né manipolare; servono azioni simboliche che trasmettano il segno della possibilità di un’altra realtà. E poi, sarebbe giusto non fare nulla di fronte all’insopportabile arroganza dei potenti, causa della smisurata sofferenza delle popolazioni civili, dello strazio dei corpi, della strage di bambini, della distruzione della vita?”
Maria D'Asaro, 16.6.24, il Punto Quotidiano
Ottima iniziativa!
RispondiElimina@Cavaliere: grazie, Vincenzo! Buona domenica.
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