Palermo – La generazione Z, nata tra la fine del XX secolo e il primo decennio del XXI, ne ha un’idea piuttosto vaga; la successiva, i nati dopo il 2010, forse non sa neppure cosa siano e a cosa servano i francobolli, visto che la corrispondenza di carta di fatto non si utilizza quasi più, soppiantata da e/mail e messaggi al cellulare.
Così i francobolli - mini documenti stampati da una parte e gommati sul retro, ‘tassa’ sulla corrispondenza, cioè pagamento anticipato da parte del mittente per servizi postali vari quali la spedizione di una lettera o di un pacco, a un qualsiasi destinatario, all’interno del proprio Stato o all’estero - sono divenuti ormai quasi dei cimeli storici. Spinti dalla passione o dalla ricerca del pezzo raro, di elevato valore economico, esistono ancora gli amanti della filatelia, cioè i collezionisti di francobolli, nuovi e usati.
Uno dei più quotati francobolli italiani è il Gronchi rosa, la cui storia particolare va raccontata. Si tratta di un francobollo emesso in Italia il 3 aprile 1961 per commemorare il viaggio dell’allora Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi in Sudamerica, primo viaggio ufficiale in America latina da parte di un capo di stato italiano.
Il francobollo, del valore nominale di 205 lire e di colore rosa, faceva parte di una serie di tre esemplari dedicati agli Stati sudamericani visitati dal Presidente: Argentina (170 lire), Uruguay (185 lire) e Perù (appunto, 205 lire).
Ogni francobollo della serie mostrava, sul lato destro, la cartina geografica europea con l'Italia evidenziata in colore marcato, e sul sinistro il continente americano nel quale risaltava analogamente, con colore più scuro, il Paese sudamericano al quale si riferiva il relativo valore facciale. Fra i due continenti figurava - quale collegamento ideale - l'aereo presidenziale, con la punta diretta proprio verso il continente americano.
In particolare, il Gronchi rosa evidenziava il Perù, e ne indicava i confini riferiti a quelli precedenti la guerra con l'Ecuador del 1941/42, dopo la quale invece il Perù si era impossessato di un territorio nel bacino del Rio delle Amazzoni, rappresentato ormai nelle carte geografiche aggiornate. Ma al disegnatore Renato Mura, addetto alla stampa del francobollo, fu fornito un atlante De Agostini del 1939, che visualizzava i confini tra i due stati antecedenti al citato conflitto che, esploso mentre in Europa c’era la seconda guerra mondiale, era passato quasi inosservato. In particolare, nessun addetto alla stampa del francobollo notò che i confini tra Perù ed Ecuador erano nel 1961 diversi da quelli ante 1941/42.
Nessuno tranne l'ambasciatore peruviano in Italia, Alfonso Arias, che la mattina del 3 aprile stesso, giorno di Pasquetta, si era procurato la serie dei tre francobolli commemorativi: Arias, notato l'errore, protestò per il posizionamento non corretto dei confini, che, nel francobollo, non comprendevano la parte amazzonica. A seguito delle sue vibrate proteste, la distribuzione fu immediatamente sospesa.
L’indomani mattina, martedì 4 aprile, giunse l'ordine del Ministero delle Poste e Telecomunicazioni di ritirare dalla vendita il valore incriminato, di riconsegnare al Poligrafico i valori invenduti da destinarsi al macero o all'incenerimento e di sostituire i fogli bollati con un nuovo valore corretto, che sarebbe stato consegnato alla vendita l'indomani, mercoledì 5 aprile.
Il nuovo francobollo sarebbe risultato ugualmente valido, in quanto tutta la serie bollata avrebbe ricevuto la validità postale giovedì 6 aprile, in concomitanza con l'inizio del viaggio di Stato.
Infatti, era prevista l'affrancatura degli aerogrammi trasportati sull'aereo presidenziale; la vendita dei valori bollati con tre giorni d'anticipo (emessi il 3 aprile) era stata consentita solo per permettere a tutti, collezionisti e semplici cittadini con parenti in Sudamerica, di preparare per tempo un proprio aerogramma e inviarlo a Roma, dove sarebbe stato annullato con il timbro commemorativo e successivamente imbarcato sull'aereo presidenziale.
Le Poste italiane tentarono di eliminare i Gronchi rosa già venduti. Si ordinò di coprire con una versione corretta (di colore grigio) gli esemplari già affrancati e spediti, intercettando la corrispondenza in una grandiosa operazione-lampo. Alcuni esemplari sfuggirono però al ritiro e diventarono il pezzo più ambito per i filatelici italiani.
Su quanti siano oggi gli esemplari in circolazione presso commercianti e collezionisti esistono opinioni contrastanti. Nel 1966, un comunicato ufficiale delle Poste indicava il numero di 79.625 esemplari sfuggiti al ritiro, 90 dei quali conservati per i musei postali e 80 destinati a omaggi a diplomatici.
Il clamore suscitato dalla vicenda provocò allora un immediato incremento dell'interesse verso le collezioni filateliche, che raggiunsero alti livelli di speculazione, poi collassati qualche anno dopo, con un crollo del mercato.
La quotazione del Gronchi rosa oggi varia: è nell'ordine di circa mille euro per il francobollo nuovo con la gomma integra, di circa cinquecento euro per i francobolli senza gomma, provenienti dalle affrancature delle buste intercettate e ricoperte con il 205 grigio. Le buste con il Gronchi rosa ricoperto hanno una valutazione di mercato compresa tra i 600 e i 900 euro.
Per quei pochissimi valori sfuggiti alle ricerche degli ufficiali postali, che hanno viaggiato (e sono quindi stati timbrati), si raggiungono quotazioni notevoli: se hanno viaggiato sull'aereo del presidente Gronchi nel suo viaggio verso l'America Latina possono valere anche a 30.000 euro ciascuno.
Maria D'Asaro, 2.6.24, il Punto Quotidiano
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