domenica 29 settembre 2024

Matematica, niente Nobel? C'è il Premio Abel

     Palermo – Il premio Nobel, voluto dallo svedese Alfred Nobel, industriale e inventore della dinamite, venne reso noto con una comunicazione ufficiale al Club Svedese-Norvegese di Parigi il 27 novembre 1895. I primi premi (per la pace, la letteratura, la chimica, la medicina e la fisica) furono assegnati nel 1901. Nel 1969 fu poi istituito anche il premio per l'economia. Resi noti a ottobre e consegnati a Stoccolma (tranne il Nobel per la pace, consegnato invece ad Oslo, il 10 dicembre), i Nobel sono i riconoscimenti più prestigiosi per le discipline di pertinenza.
    Tra i premi Nobel, grande assente però quello per la matematica. Perché? Circolano alcune ipotesi al riguardo. 
     Una sostiene che, quando il Nobel è stato istituito, esisteva già il progetto di un riconoscimento internazionale per la matematica proposto dal re di Svezia e Norvegia e probabilmente Alfred Nobel non voleva creare un doppione. E, comunque, pare che la matematica non godesse di eccessiva stima da parte di Nobel, più interessato alle scienze con ricadute pratiche che a una disciplina teorica come la matematica, incapace, a suo avviso, di apportare «considerevoli benefici all'umanità». 
Alfred Nobel
     Ma circola anche un’altra ipotesi, un pettegolezzo non confermato: Alfred Nobel avrebbe escluso la matematica dalle discipline premiate dopo aver scoperto che la sua amante lo aveva tradito con un famoso matematico svedese, Magnus Gustaf Mittag-Leffler. Se l’inventore della dinamite avesse istituito il premio per la matematica, l'Accademia Reale svedese lo avrebbe verosimilmente assegnato proprio a Mittag-Leffler, per i suoi importanti studi sulle funzioni analitiche, sul calcolo delle probabilità e sulle equazioni differenziali omogenee. E quest’affronto Nobel non poteva proprio accettarlo…
   Allora, ideato forse anche per colmare la ‘lacuna’ del Nobel,  nel 2001, un anno prima del bicentenario della nascita del matematico norvegese Niels Henrik Abel, la Norvegia ha deciso di istituire un premio per i matematici: il premio Abel, appunto, con lo scopo di promuovere la matematica e di rendere il suo studio più attraente e prestigioso. Al vincitore sarebbe stata corrisposta una somma di circa 620.000 euro, equivalente a quasi 7 milioni di corone norvegesi.
   Il Premio era già stato proposto nel 1902, primo centenario della nascita di Abel, da Oscar II, re di Svezia e di Norvegia; ma la divisione fra i due paesi, avvenuta nel 1905, bloccò il progetto. 
Nel 2003, l'Accademia Norvegese delle Scienze e Lettere ha annunciato il primo vincitore, il francese Jean-Pierre Serre, con questa motivazione: "Per aver svolto un ruolo fondamentale nel dare una forma moderna a numerose branche della matematica, fra cui la topologia, la geometria algebrica e la teoria dei numeri".
   Negli ultimi due anni, nell’aprile 2023 e 2024, il riconoscimento è stato attribuito rispettivamente  a un matematico argentino, Luis Caffarelli “Per i suoi contributi fondamentali agli studi sulle equazioni alle differenziate parziali non lineari, compresi i problemi di frontiera libera e l'equazione di Monge-Ampère" e a un altro francese, Michel Talagrand "Per i suoi contributi pioneristici alla teoria della probabilità e all'analisi funzionale, con eccezionali applicazioni in fisica matematica e statistica". Sino a oggi non c’è nessun italiano tra i premiati.
    Ma chi è stato Niels Henrik Abel? Abel nacque il 5 agosto 1802 nel villaggio di Finnøy.  Il padre e i suoi ascendenti paterni erano istruiti. Sua madre, Anna-Maria Simonsen, era nota per la sua bellezza e Abel ne ereditò l'aspetto. A tredici anni si iscrisse alla Scuola Cattedrale di Cristiania, dove si manifestò il suo talento matematico. 
   Sotto la guida di Bernt Michael Holmboe, Abel assimilò le opere di grandi matematici, come Newton, Eulero, Joseph-Louis Lagrange e le Disquisitiones Arithmeticae di Gauss. Da allora, la matematica costituì la sua principale occupazione e la sua più grande passione: con il suo profondo spirito critico, fu uno dei primi a scoprire lacune nei ragionamenti dei suoi predecessori. 
   Ma quando nel 1820 morì suo padre, Abel si ritrovò a sostenere il peso di tutta la famiglia, che cercò di aiutare dando lezioni private, studiando matematica solo nei ritagli di tempo. 
  Nel 1821 fu ammesso all'Università di Cristiania. Convinto di avere a che fare con uno dei più grandi matematici di tutti i tempi, il suo maestro Holmboe cercò di procurargli dei sussidi perché Abel potesse approfondire gli studi.
Niels Henrik Abel
   Uno dei primi importanti contributi teorici di Abel fu la ricerca della soluzione dell'equazione polinomiale di quinto grado generale, problema non ancora risolto dai predecessori: egli riuscì a dimostrare che nessuna soluzione algebrica generale di tale equazione era possibile. Successivamente studiò due problemi tra loro collegati: trovare tutte le equazioni algebriche dei diversi gradi che possono essere risolte algebricamente e determinare se un'equazione algebrica data può o meno essere risolta algebricamente.
   In seguito, anche con l’aiuto del governo, a ventitré anni si recò a Berlino, dove conobbe il matematico August Leopold Crelle che, in un’importante rivista, gli pubblicò molte fondamentali ricerche.
   Dopo il soggiorno a Berlino, lo studioso si trasferì a Friburgo e poi in Francia. All'Accademia delle Scienze di Parigi chiese di presentare la sua opera principale: "Una proprietà generale di una classe estesissima di funzioni trascendenti", ma lo studio passò di mano in mano e fu smarrito e dimenticato. Fu pubblicato postumo solo nel 1841, con il teorema di Abel, la cui dimostrazione è un portentoso esercizio di calcolo integrale.
   Sebbene durante la sua permanenza a Parigi, i medici gli avessero diagnosticato una tubercolosi polmonare, Abel si recò anche a Berlino e ritornò infine a Cristiania sperando invano di ottenere un posto all'università. Dopo un’emorragia, nel gennaio del 1829 capì che aveva poco da vivere: morì infatti a neppure ventisette anni, il 6 aprile 1829, curato dalla fidanzata Christine Kemp. Due giorni dopo, una lettera annunciava la sua nomina a professore di matematica all'Università di Berlino.
   Nella sua breve esistenza, Abel riuscì ad occuparsi di importantissime questioni matematiche: fondamentali i suoi contributi all'algebra e alla teoria delle funzioni. È considerato uno dei matematici più geniali di sempre. 
    Il matematico e scrittore scozzese Eric Temple Bell,  nel suo libro "I grandi matematici" colse l’umanità di Abel con queste parole: "Vicino al fuoco, curvo sui libri di matematica, studiava mentre i fratelli e le sorelle giocavano e ridevano intorno a lui. Il rumore non lo disturbava mai, anzi: egli scherzava insieme a loro e continuava a scrivere". 
    Bell esalta infine lo studio della matematica con queste parole: "La matematica, al di sopra della sua applicabilità alle scienze, possiede una luce e una sapienza proprie, e ricompensa largamente ogni essere umano intelligente che arriva a cogliere un raggio di ciò che essa è in sé. Non si tratta della vecchia dottrina dell’arte per l’arte, si tratta dell’arte per l’umanità."

Maria D'Asaro, il Punto Quotidiano, 29.9.24

giovedì 26 settembre 2024

Franz, che disse no a Hitler



      
    Cosa può dirci Franz Jägerstätter in un tempo così difficile e complesso come quello odierno? 
     Ne discuteremo insieme domani.











La locandina completa.
Qui e qui un paio di link su Franz.

martedì 24 settembre 2024

Agnes e la consegna di un granello di sabbia

        “Agnes Heller (1929-2019) è ungherese, nasce a Budapest in seno a una famiglia ebrea di origini austriache e fin da piccola è costretta a vivere con la paura delle persecuzioni razziali. Il padre, musicista e scrittore, infonde nell’animo di Agnes una grande passione per l’arte, per la musica e per la cultura in genere. Questi viene scoperto mentre soccorreva degli ebrei in fuga, e pertanto deportato ad Auschwitz, dove morirà nel 1943. La figura paterna sarà molto importante per la formazione umana e intellettuale della futura filosofa (…) che ricorderà sempre il seguente messaggio lasciatole dal padre: Mia amata figlia Agi, ricorda che se sceglierai la strada dell’amore la tua vita sarà bella e piena di armonia […]. Nonostante tutto quello che è accaduto negli ultimi anni, non ho mai perso la fede che se il male può prevalere per un breve periodo, alla fine il bene sarà vittorioso. Ogni persona buona porta il suo granello di sabbia per la sua vittoria finale. Conserva di me un ricordo amichevole e felice.

Giovanna Minardi,  Il male radicale. Genocidio, olocausto e terrore totalitario di Agnes Heller
 nel testo a cura di  Mariella Pasinati Corpi e parole di donne per la pace Navarra Palermo 2024

Oggi, ancora una volta, alcune donne di Palermo hanno manifestato a Piazza Vittorio Veneto a Palermo per chiedere: Fuori la guerra dalla Storia...


 


domenica 22 settembre 2024

“La congiura degli ignoranti”: la denuncia di Davide Miccione

       Palermo – “Pensare l’ignoranza ci disturba. È il nostro grande non detto”: non sta zitto invece il siciliano, docente e filosofo, Davide Miccione che, nel libro La congiura degli ignoranti (Valore italiano editore, Roma 2024), denuncia la dilagante diffusione dell’ignoranza oggi in Italia.  
      Lo fa con una scrittura intrigante, ricca di intelligente ironia, evidente anche nella titolazione di alcuni capitoli (Come finire il liceo e restare ignorante, Intervallo pandemico semiserio: balli e canti, La maturità si avvicina, fai outing e dillo a tuo padre, Verrà il format e avrà i tuoi occhi, Offresi laureato terrapiattista) in un testo che offre una disamina convincente dell’attuale pervasività  dell’ignoranza.
     Ma chi sono i ‘congiurati’? In misura diversa, un po’ tutti: “dal cinquantenne che fino a qualche tempo fa leggeva ma ormai, sconvolto dalle potenzialità di internet, si fa vedere dal figlio in piena età formativa a digitare idiozie tutto il giorno sui social; all’assessore alla cultura… che porta in giro senza alcuna vergogna il suo italiano privo di congiuntivi per conferenze e presentazioni.” 
    Secondo l’autore, sono tre comunque gli ambiti dove la distruzione della cultura si manifesta con maggiore evidenza: la scuola, il web e la politica. Riguardo alla scuola, lo studioso afferma qualcosa che sembrerebbe un paradosso: “l’ignoranza è il prodotto che il sistema scolastico si attende e che scientemente persegue”, ma correda la sua tesi con esempi convincenti.
   Eccone alcuni: 
l’alternanza scuola lavoro, il cui messaggio sotteso è: “Non è per capire, aumentare la consapevolezza critica e la cultura che voi siete qui. È per cercarvi un lavoro. Lo studio è una parentesi irrilevante. (…) E attenti: non innamoratevi delle cose che studiate, chiedete invece se sono spendibili”; il sistema di valutazione dell’Invalsi “con i suoi imperversanti test, utili a monitoraggi per future imposizioni tecnocratiche e a insegnare che la massima gloria di un liceale è andare bene nei test: addestrarsi, non formarsi”; il sistema dei crediti, la continua e pervasiva trasformazione di ogni attività in cifre e numeri: “I crediti servono a comunicare l’esteriorizzazione della cultura (…) e soprattutto servono a ricordare che niente va fatto se non può essere monitorato e valutato”. “Nel regno dei crediti ogni forma di ricerca personale, ogni lettura fatta per libertà e curiosità personali, ogni passione personale e solitaria, si fa inutile e colpevole, inadatta a essere convertita”
     Riguardo poi ai test di accesso all’università, l’autore ribadisce che essi “rivelano solo chi è preparato da test e a volte possono eliminare le menti migliori, quelle più adatte a ponderare scelte… che entrano in sofferenza di fronte a questa prova da quiz televisivo con tempi sincopati. Il test … non è una seleziona neutra”.
Davide Miccione
     Sebbene oggi la percentuale di iscritti ai licei sfiori in Italia il 57%, si assiste comunque al declino dell’umanesimo e della cultura. Perché? Secondo Miccione, perché i nuovi indirizzi liceali non offrono un potenziamento formativo, ma solo un alleggerimento dei contenuti significativi e formanti: “Il messaggio implicito dei nuovi indirizzi liceali è antintellettualistico: vi togliamo le materie inutili, quelle che non servono a nulla, che non vi portano lavoro, che vi fanno perdere tempo”. “Unire dimensioni applicative e professionali al troncone del liceo serve a ricordare che non è possibile nessuna pratica disinteressata della cultura”.
    E poi – e l’autore fa bene a sottolinearlo - uno dei problemi della scuola di oggi, licei compresi, è che i ragazzi non leggono e conoscono poco la lingua italiana: ormai “l’obiettivo di un numero ormai congruo di liceali è quello di terminare il liceo senza ‘passare al testo’, se possibile con voti discreti”. “Solo un corpo docente tutto orientato alla riconquista della lettura e del testo scritto… potrebbe creare una pressione tale sugli studenti da potere cambiare qualcosa”.
     E il merito? “Merito è una parola-cilindro, come quelli truccati dei vecchi maghi, adatti a far uscir fuori conigli e stupire lo spettatore distratto”. L’attuale, ambigua riproposizione del termine mescola mezze verità e tante bugie: se la scuola pubblica non attua “una forte politica di incentivazione per le classi povere (…) la questione del merito si risolve in una pantomima e in un grosso bluff”. E la scuola continua comunque a essere classista, ma non selettiva e meritocratica.
    Non va meglio all’Università. Miccione (già assistente universitario, sa di cosa parla) mostra come lo studioso venga costretto a divenire un “ragioniere dello spirito” perché nelle Università la cultura è soggetta a una sorta di catalogo di raccolta/punti: infatti l’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione dell’Università e della Ricerca) impone al docente “una natura amministrativa, burocratica e impiegatizia. Gli spiega che quando studia e scrive deve sempre tenere a mente il valore bibliometrico-numerico-accademico in cui la sua opera deve convertirsi…Chi voglia insegnare compulsi le tabelle e non perda tempo”.
    Da tutto ciò si deduce allora che “l’ignoranza è il target e non l’incidente della scuola contemporanea” in quanto in essa, come sottolinea lo studioso Lucio Russo, si sta compiendo “un processo di deconcettualizzazione, eliminando dall’insegnamento gli strumenti intellettuali tradizionali, basati sull’uso di concetti teorici”. 
   Non può che essere così, in quanto i docenti, non sempre preparati e “trasformati in amministrativi e in somministratori di unità didattiche e di test, oggi sono chiamati a fare di tutto anziché occuparsi dei contenuti delle proprie discipline”. E dimenticano “quello che dovrebbe costituire la loro autentica missione: insegnare a pensare”.
   Anche il web fa la sua parte nel processo di impoverimento culturale odierno: viene riportato nel testo il rapporto Digital 2019, da cui si apprende che gli italiani connessi a Internet sono quasi 55 milioni e che 9 su 10, nella fascia 16/64 anni, vi passano minimo 6 ore al giorno: se ne deduce che un diciassettenne, per fare spazio alla lettura e alla riflessione, dovrebbe non studiare, non fare sport, lingue e attività varie.
      Inoltre, come prova uno studio canadese che mostra chiaramente gli effetti nefasti del cellulare sull’infanzia: “L’oggetto tecnologico rende dipendenti… È più difficile che nasca una dipendenza dei libri, perché il linguaggio è faticoso, mentre la tecnologia è immagine ad effetto, iconicità, informazione rapida, risolutiva”. Riservando ai potenziali lettori l’illuminante performance inscenata dal nostro (a pag.144) con amici invitati a cena, Miccione conclude amaramente che “non è però il dialogo con l’altro la prima vittima, quanto il dialogo con se stesso…Il web sta formando/selezionando le sue forme antropologiche adeguate, e profondità, riflessività, contemplazione, non sembrerebbero essere previste”.
    Purtroppo “a nessuno tra chi è al potere viene in mente di potere concepire la scuola come ciò che dà equilibrio alla società fornendo ad essa proprio ciò che non ha. La scuola dovrebbe essere il correttivo della società, il suo contrappeso. Se gli studenti sono ‘digitalmente colonizzati’ allora la scuola dovrebbe essere il luogo per fare altro… per allentare la dipendenza e permettere altre esperienze di rapporto con il mondo. Se la società è ossessionata dalla performance e dalla immediata utilizzabilità, allora la scuola dovrebbe rappresentare ciò che allenta questo guinzaglio e lascia spazio per ciò che è disinteressato”.
    Le pagine finali del testo sono dedicate al rapporto tra cultura e politica: si sottolinea come il trionfo dei tecnici nella politica sia il sottoprodotto della mancanza di una visione d’insieme, dell’assenza di consapevolezza che ogni scelta, specie se politica e quindi di interesse comune, implica la scelta di criteri, valori di ordine etico e antropologico: “La cultura … porterebbe dei problemi di accettazione nei confronti dell’azione politica come mero fare tecnico”. Invece ‘il potere, per evitare il virus della politica come luogo dove si raggiunge una decisione di cui si debba poi avere una responsabilità, si traveste da anni da tecnica, costruisce algoritmi per classifiche che gli permettano tecnicamente di tagliare finanziamenti come mero fatto tecnico e così via”. “Apparirebbe evidente come un treno sia un treno solo per un ingegnere ferroviario, ma per un politico è un mezzo per realizzare dei fini… Tutte scelte che pur avendo un aspetto tecnico implicano la scelta di una gerarchia dei fini e di una saggezza nell’uso dei mezzi”
   Per cui, paradossalmente “non avere idee, non avere cultura e visione del mondo, aiuta nell’esercizio attuale della politica. Un uomo di cultura verrebbe intralciato dalle proprie idee… e dalla propria attitudine a ragionare invece che a eseguire”. 
    Condannati dunque a un’ignoranza stupida e totalizzante come preconizzato anni fa dal film Idiocracy? C’è da temerlo davvero, perché “Per cambiare rotta, servirebbero degli intellettuali che si intestassero questa battaglia, servirebbero dei genitori che pretendessero cultura e non assistenza sociale, servirebbe un’opinione pubblica preoccupata dei propri futuri cittadini ed elettori”. 
    Allora, Miccione dedica le sue riflessioni sofferte ai ‘resistenti’: “nella speranza che si sentano meno soli e scoprano magari di non essere in numero così ridotto da non provare perlomeno a collegarsi tra loro se non per invertire il processo almeno per rallentarlo; e se non per rallentarlo almeno per non viverlo in solitudine”. 
    Chissà se, dalle caverne di una difficile presa di coscienza, non emerga magari il tentativo di costruire una nuova, inedita, necessaria ‘santa alleanza’ tra le persone pensanti ancora vive in Italia: sostenitori del pensiero, unitevi!

Maria D'Asaro, 22.9.24, il Punto Quotidiano

sabato 21 settembre 2024

E i gatti ci stanno a guardare...

Sera

sguardi felini

saggi e regali

da un altrove misterioso…

Maestri







E, per gentile concessione della mia carissima amica Adriana, ecco gli sguardi fieri dei suoi gattini, di Chicca in particolare:




                                                                  La magnifica Chicca

giovedì 19 settembre 2024

L'orribile sogno del poeta

P.Cezanne: Vue d'Auvers (1874circa)
Immagina un po’ cosa ho sognato.
All’apparenza tutto è proprio come da noi.
La terra sotto i piedi, acqua, fuoco, aria,
verticale, orizzontale, triangolo, cerchio,
lato sinistro e destro.
Tempo passabile, paesaggi non male
e parecchie creature dotate di linguaggio.
Però quel linguaggio non è di questa Terra.

Nelle frasi domina l’incondizionale.
I nomi aderiscono strettamente alle cose.
Nulla da aggiungere, togliere, cambiare e spostare.



Il tempo è sempre quello dell’orologio.
Passato e futuro hanno un ambito ristretto.
Per i ricordi, il singolo secondo trascorso,
per le previsioni, un altro secondo
che sta appunto cominciando.

Parole quante è necessario. Mai una di troppo,
e questo vuol dire che non c’è poesia,
né filosofia, e neppure religione.
Là simili trastulli non sono previsti.

Niente che si possa anche solo pensare
o vedere a occhi chiusi.

Se si cerca, è ciò che è già lì accanto.
Se si chiede, è ciò per cui c’è una risposta.

Si stupirebbero molto,
se mai sapessero stupirsi,
che da qualche parte esistono motivi di stupore.

La parola “inquietudine”, da loro considerata oscena,
non oserebbe comparire nel vocabolario.
Il mondo si presenta in modo chiaro
anche nell’oscurità profonda.
Si dà a ciascuno per un prezzo accessibile.
Nessuno esige il resto prima di lasciare la cassa.

Dei sentimenti -la soddisfazione. E nessuna parentesi.
La vita con un punto al piede. E il rombo delle galassie.

Ammetti che nulla di peggio
può capitare al poeta.
E poi nulla di meglio
che svegliarsi in fretta.

Wislawa Szymborska, La gioia di scrivere, tutte le poesie (1945-2009), 
traduzione a cura di Pietro Marchesani, pag.663, Adelphi, Milano

martedì 17 settembre 2024

Una sedia... e quattro chiacchiere tra donne (e non solo)



      

     Domani, mercoledi 18 settembre, alle 17.30, in via Lincoln 121 a Palermo, nella sede dell’UDIPalermo, grazie alla generosa disponibilità di Daniela Dioguardi e Giovanna Minardi,  discuteremo insieme a partire  dai temi proposti in “Una sedia nell’aldilà”






P.s. Secondo Meteo 3b non dovrebbe piovere; ovviamente non saranno discorsi per sole donne…

domenica 15 settembre 2024

Mediterraneo sempre più caldo: invasione di pesci alieni

     Palermo – 28,2°: questa la temperatura registrata nei fondali vicino Marzameni, borgo marinaro siciliano in provincia di Siracusa, dal biologo marino Francesco Tiralongo, ricercatore presso l’Università di Catania, responsabile del progetto Alien Fish/Pesci alieni, che si occupa di riconoscere e mappare le nuove specie ittiche in ingresso nel Mediterraneo. 
     Al giornalista Fabio Butera, della redazione del TG regionale siciliano, il biologo ha detto che il riscaldamento rapido e costante del Mediterraneo sta causando la massiccia presenza di tante specie aliene: oltre al noto granchio blu, si registra, ad esempio, l’espansione di un’altra specie assai invasiva, il pesce-scorpione, molto diffuso nel settore orientale del Mediterraneo. 
     A collaborare con il progetto, ci sono anche Alfonso Barone e suo padre Bartolo, pescatori del luogo che passano agli studiosi di Alien Fish le foto e il numero dei pesci ‘alieni’ pescati: “Tra i pesci pescati nei nostri mari, troviamo sempre più spesso il pesce-coniglio, il pesce-flauto e una specie di ‘squilla’, diversa dalla nostra classica conocchia” – dice Alfonso Barone.
Le caratteristiche dei pesci alieni mettono in pericolo l’equilibrio della fauna ittica mediterranea: i pesci coniglio, molto numerosi nella porzione sudorientale del bacino mediterraneo, sono voraci erbivori che stanno provocando la desertificazione dei fondali, perché a differenza dei pesci nativi, brucano non solo le alghe più sviluppate, ma anche le più giovani, impedendone quindi la rigenerazione. 
La scomparsa delle alghe comporta la scomparsa delle specie a esse connesse. Da uno studio condotto in un tratto costiero tra Grecia e Turchia, nelle regioni con alta densità di pesci coniglio la copertura algale risulta ridotta del 65% e si osserva una diminuzione del 40% della ricchezza di specie. 
Altro pesce tropicale ormai diventato di casa del nostro mare è appunto il pesce scorpione: dotato di aculei velenosi pericolosi anche per le persone, è un pesce predatore che si nutre di ‘giovani’ pesci autoctoni.
    Il riscaldamento del Mediterraneo sta provocando anche l’eccessivo proliferare di una specie autoctona come il vermocane, che si riproduce più facilmente a temperature marine più alte. Il vermocane, molto vorace, ha invaso i mari del Sud Italia, soprattutto le coste della Puglia, della Sicilia e della Calabria.
     Uno studio recente pubblicato su Global Change Biology, ha indagato le dinamiche spazio-temporali che caratterizzano le specie aliene del Mar Mediterraneo, basandosi su una vasta mole di dati provenienti dalla letteratura scientifica.
    I risultati di quest’ampia analisi non solo confermano il costante aumento di specie esotiche invasive, ma evidenziano anche che si stanno indebolendo le barriere bio-geografiche, che prima si ritenevano dei limiti per la diffusione di queste specie. 
     Lo studio sottolinea infatti che, mentre fino a una trentina di anni fa si pensava che lo Stretto di Sicilia e il Mar Egeo Settentrionale fossero i limiti ultimi per la diffusione di specie provenienti dal Mar Rosso, ora si osserva invece che diverse nuove specie di pesci hanno iniziato a spingersi oltre, sconfinando nel Mediterraneo Occidentale o nel Nord dell’Egeo: tra essi il pesce flauto, il pesce palla maculato e la sardina del Mar Rosso, un tipo di aringa. 
    L’aumento del numero di specie invasive e la velocità della loro diffusione secondo i ricercatori hanno una causa precisa: i cambiamenti climatici. 
   Secondo dati rilasciati dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), il 2022 risulta essere l’anno più caldo dal 1961, con una marcata anomalia della temperatura media di +1,12°C. Anomalia che si ripercuote soprattutto nei nostri mari: le temperature del Mediterraneo stanno infatti aumentando il 20% più rapidamente rispetto alla media globale. Tale innalzamento di temperatura rende il nostro mare un habitat ideale per molte specie tropicali. Al contrario molte specie native faticano a sopravvivere in un ambiente così diverso da quello in cui si sono evolute. La fauna mediterranea, infatti, che risale a cinque milioni di anni fa, è quella tipica di acque temperato-fresche e ha una origine atlantica.
   Il Mar Mediterraneo, inoltre, ha una differenza di temperatura tra la sua parte ovest e quella a est: la parte orientale ha sempre avuto temperature più elevate rispetto al bacino nord-occidentale, e si sta scaldando molto più rapidamente. 
   Alcune popolazioni di pesci si ritrovano ora 1-3 gradi in più e quindi iniziano a collassare, altre sono già scomparse. A essere influenzate in modo particolarmente negativo sono le specie ittiche adattate a climi temperati o boreali, come il merluzzo o la salpa. 
Il professore Giandomenico Pace, ricercatore dell’ENEA, sottolinea infine che l’aumento di temperatura del mare Mediterraneo ha varie conseguenze dal punto di vista biologico: non solo l’ingresso di specie aliene, ma anche l’aumento della salinità, dell’acidificazione. E afferma: “È giunto il momento di prendere delle decisioni internazionali che mitighino le variazioni climatiche.” 

Maria D'Asaro, 15.9.24, il Punto Quotidiano






venerdì 13 settembre 2024

Salluccia



Salluccia,

invecchiare insieme

sarebbe stato magnifico.

Invece sei rimasta giovane...

io, sola.





A mia sorella, scrivo qui.

mercoledì 11 settembre 2024

Cile, novembre 1970/11 settembre 1973: Isabel Allende racconta

Salvator Allende con la sua famiglia
    L’11 settembre è una data doppiamente tragica: non solo, nel 2001, per le Twin Towers abbattute dai terroristi, con le conseguenze terribili che si ricordano, ma anche, nel 1973, per il colpo di stato militare a Santiago del Cile, che mise fine con la forza bruta a un governo socialista democraticamente eletto nel novembre 1970. 

Isabel Allende, nipote del Presidente, racconta:
     “Il giorno delle elezioni i più sorpresi della vittoria furono i vincitori, perché in fondo non se lo aspettavano. Dietro le porte e le finestre chiuse dei quartieri alti gli sconfitti tremavano, certi che le turbe si sarebbero sollevate in una ventata di odio di classe accumulato da secoli, ma non fu così, ci furono solo pacifiche manifestazioni di gioia popolare. 
     Una folla che cantava El pueblo unido jamas serà vencido invase le strade agitando bandiere e stendardi, mentre all’Ambasciata degli Stati Uniti il personale si riuniva in seduta d’emergenza; i nordamericani avevano cominciato a cospirare un anno prima, finanziando gli estremisti di destra e cercando di sedurre alcuni generali di tendenza golpista. Nelle caserme i militari in stato d’allarme aspettavano istruzioni. Zio Ramon e mia madre erano felici per la vittoria di Allende; il Tata riconobbe la sua sconfitta e andò cavallerescamente a salutarlo quando quella sera stessa venne di sorpresa a far visita ai miei genitori.
       Il giorno seguente mi presentai al lavoro come al solito e trovai il palazzo ronzante di voci contraddittorie; il proprietario della casa editrice impacchettava in silenzio le sue macchine fotografiche e preparava l’aereo privato per varcare la frontiera con la famiglia e buona parte dei suoi beni, mentre una guardia privata faceva la sentinella alla sua auto da corsa italiana per evitare che la plebaglia, presunta infuriata, la facesse a pezzi. (…)  Alla mattina del giorno dopo, mio suocero fu uno dei primi a mettersi infila davanti alla porta della banca per ritirare i suoi soldi, deciso a fuggire all’estero appena fossero sbarcate le orde cubane o la dittatura sovietica avesse cominciato a fucilare cittadini. Io non vado da nessuna parte, mi assicuro la Granny piangendo di nascosto dal marito. I nipotini erano diventati la sua ragione di vita. La partenza fu rimandata (…) nessuno prese d’assalto il paese, le frontiere rimasero aperte, nessuno fu messo al muro come temeva mio suocero, e la Granny si convinse che nessun marxista l’avrebbe separata dai suoi nipoti, meno che mai uno che portava lo stesso cognome di sua nuora.
Isabel Allende con figli Nicholas e Paula
     Poiché non era stata raggiunta la maggioranza assoluta, il Congresso in seduta plenaria doveva decidere l’esito delle elezioni. Fino ad allora si era sempre rispettata la maggioranza uscita dalle urne (…) ma Unità Popolare suscitava troppi timori. Comunque il peso della tradizione fu più forte della paura dei parlamentari e delle pressioni dell’Ambasciata nordamericana, e dopo lunghe deliberazioni il Congresso – dominato dalla Democrazia Cristiana – stese un documento che chiedeva ad Allende il rispetto delle garanzie costituzionali; questi lo firmò e due mesi più tardi ricevette la fascia presidenziale in una cerimonia solenne. 
       Per la prima volta un marxista veniva eletto democraticamente, gli occhi del mondo erano fissi sul Cile. Pablo Neruda si recò come ambasciatore a Parigi, dove due anni dopo ricevette la notizia che aveva vinto il Premio Nobel per la letteratura. Il vecchio re di Svezia gli consegnò una medaglia d’oro, che il poeta dedicò a tutti i cileni: perché la mia poesia è proprietà della mia patria. (…)
Chi era Salvatore Allende? Non lo so, e sarebbe pretenzioso da parte mia tentare di definirlo, ci vorrebbero molti volumi per dare un’idea della sua complessa personalità, della sua difficile gestione e del ruolo che occupa nella storia.
     Per anni lo consideravo uno dei tanti zii in una famiglia numerosa, l’unico rappresentante di mio padre; fu dopo la sua morte, quando lasciai il Cile, che capii la sua dimensione leggendaria. In privato fu buon amico dei suoi amici, leale fino all’imprudenza, non riusciva a concepire il tradimento e gli costò molto accettare l’idea di essere stato tradito.
Ricordo la fulmineità delle sue risposte e il suo senso dell’umorismo. (…) Mi sembra che le sue caratteristiche più evidenti fossero l’integrità, l’intuizione, il coraggio e il carisma; seguiva gli slanci del cuore, che raramente lo ingannavano, non indietreggiava davanti al rischio ed era capace di sedurre le masse quanto gli individui”

Isabel Allende, Paula, traduzione di Gianni Guadalupi
 Biblioteca  di Repubblica, Barcellona, 2002 pp.175,176,177, 181,182


P.s. Spero che quest’anno Isabel Allende riceva il Nobel per la Letteratura



domenica 8 settembre 2024

Sicilia, giovani volontari contro gli incendi

        Palermo - Secondo l’ultimo aggiornamento del 30 luglio fornito dall’EFFIS (European Forest Fire Information System) dal 1° Gennaio di quest’anno sono stati rilevati su scala nazionale ben 615 incendi, che hanno interessato una superficie complessiva di 221 kmq. Sicilia, Calabria, Sardegna e Puglia sono le regioni più colpite dai roghi e insieme rappresentano circa l’85% delle aree complessive andate a fuoco. 
     In particolare, la Sicilia ha il 45% del totale, la Calabria il 20% mentre Sardegna e Puglia entrambe il 10% ciascuna. 
    Le suddette regioni hanno anche il triste primato di detenere l’80% del totale forestale nazionale incendiato. In particolare, il 34% ricade in Sicilia, il 30% in Calabria, il 12% in Sardegna, solo il 4% in Puglia. L’isola siciliana, tra le quattro regioni più colpite, risulta quindi in assoluto la più martoriata dalle fiamme, sulle cui cause è urgente indagare e per la cui prevenzione è indispensabile adoperarsi.
      Il 26 agosto scorso, al TG regionale della Sicilia, il giornalista Fabio Butera ha raccontato la storia di alcuni volontari chesi sono impegnati per prevenire e arginare il flagello degli incendi nei pressi della valle dell’Alcantara, nel territorio del comune di Castiglione di Sicilia, che si trova nella zona orientale dell’isola, tra la provincia di Catania e quella di Messina. Si tratta di un gruppo di giovani eterogeneo, originario sia della zona e proveniente anche dal nord Italia e dall’Europa: insieme ormai da alcuni anni, stanno portando avanti alcuni progetti culturali e di agricoltura sostenibile, come quello denominato ‘Settevoci’.
   La collaborazione è la parola chiave per il gruppo di ‘Settevoci’: chi all’inizio guardava con diffidenza e curiosità a questi giovani venuti da fuori e stabilitisi in un luogo da cui invece si emigra, oggi si interessa alla loro attività, magari dà consigli e condivide esperienze: “Stiamo creando una bella rete di mutuo aiuto e di collaborazione, ci sentiamo sempre più radicati e sappiamo di essere un po’ i custodi di questa zona”, dicono i giovani.
     Uno dei problemi in cui si sono imbattuti spesso specie nella stagione estiva sono gli incendi: per questo il gruppo si è attrezzato per supportare tempestivamente i Vigili del Fuoco e il Corpo Forestale. 
      Ecco cosa hanno detto Guido e Luca al giornalista Fabio Butera: “L’11 agosto c’è stato un incendio, uno dei più forti e più gravi di questo mese. Le fiamme sono arrivate sino a sei metri. Sono intervenute diverse squadre sia dei Vigili del Fuoco che della Forestale. Abbiamo dato una mano anche noi e siamo stati al lavoro per tantissime ore”. “Abbiamo fatto diversi laboratori per costruire noi stessi dei flabelli battifuoco, attrezzi utilizzati anche dai Vigili del Fuoco. Siamo riusciti a costruire una trentina di flabelli, che possono essere utilizzati in tutta la valle”. 
    I giovani di ‘Settevoci’ hanno sempre pronti zaini con tutto il necessario per affrontare eventuali roghi: tute ignifughe, maschere con filtro antifumo, pinze e roncole per farsi strada tra il fuoco, oltre ovviamente a bottiglie d’acqua.
    Ma ancora più importante è la loro opera di prevenzione: dalle loro postazioni, controllano il territorio circostante con binocoli e droni: appena si accorgono di qualche focolaio, forniscono immediatamente informazioni preziose a chi di competenza.
    Infine, il gruppo di ‘Settevoci’ sottolinea un obiettivo importante che dovrebbe prefiggersi ogni comune siciliano: l’aggiornamento annuale del catasto/incendi, per evitare che vengano fatte speculazioni sui terreni colpiti dal fuoco.
    Forse anche grazie alle loro sollecitazioni, il comune di Castiglione di Sicilia lo ha subito aggiornato. Speriamo che non sia uno dei pochi comuni isolani ad averlo fatto.

Maria D'Asaro, 8.9.24, il Punto Quotidiano

venerdì 6 settembre 2024

Hijos

Picasso: Madre e figlio, 1938 (ho girato intenzionalmente il dipinto)
         "I figli hanno condizionato la mia esistenza, da quando sono nati non ho più potuto pensare in termini individuali, sono parte di un trio inseparabile. Una volta, diversi anni fa, volli dare la precedenza a un amante, ma non mi riuscì e alla fine rinunciai a lui per tornare in famiglia. Questo è un argomento di cui dovremmo parlare più avanti, Paula, per ora è bene, passarlo sotto silenzio.
       Non mi venne mai in mente che la maternità fosse opzionale, la consideravo inevitabile, come le stagioni. Seppi delle mie gravidanze prima che fossero confermate dalla scienza, tu mi sei apparsa in sogno, come poi mi fu rivelato anche tuo fratello Nicolás. Non ho perso questa virtù e adesso posso indovinare i figli di mia nuora, ho sognato mio nipote Alejandro prima che i suoi genitori sospettassero di averlo generato, e so che la creatura che nascerà in primavera sarà una bambina e si chiamerà Andrea, ma Nicolás e Celia ancora non mi credono e stanno pensando di fare un’ecografia e stendendo una lista di nomi.
     Nel primo sogno avevi due anni e ti chiamavi Paula, eri una piccina minuta, dai capelli scuri, grandi occhi neri e uno sguardo languido, come quello dei martiri nelle vetrate medievali di certe chiese. Indossavi un cappotto e un cappello a quadri, simili al classico vestito di Sherlock Holmes. 
        Nei mesi seguenti ingrassai tanto che una mattina mi chinai per infilarmi le scarpe e finii a testa in giù e gambe all’aria, l’anguria sulla pancia era rotolata fino alla mia gola, spostando il centro di gravità che non tornò più nella posizione originaria, perché ancora oggi vado per il mondo incespicando. 
      Quel periodo in cui tu eri dentro di me fu di perfetta felicità, non mi sono mai più sentita così ben accompagnata.”

Isabel Allende, Paula, traduzione di Gianni Guadalupi
Biblioteca di Repubblica, Barcellona, 2002. pp.124,125

P.s. Testo potente e doloroso, nella mia libreria da più di vent’anni. Ora il momento di leggerlo.    md

giovedì 5 settembre 2024

Stop

Vincent Van Gogh: Vagoni ferroviari (1988)


Viaggiano

senza check-in

in varie direzioni

vagoni di inquieta tristezza

Stop

martedì 3 settembre 2024

Passi di donna...

J. Sorolla: Le tre vele (1903)
       Nostra signora cammina spesso da sola nel suo quartiere. Le capita, talvolta, di avere un po’ di apprensione: magari quando porta fuori l’immondizia di sera o quando esce in una deserta domenica agostana.
      Così quando incrocia una sua simile si sente più serena: che sia una ragazza col cagnolino, un’anziana signora con la spesa o un’enigmatica rossa che parla al cellulare. Non perché lei creda che le donne siano migliori degli uomini: ma perché sono state per millenni prive di potere e deputate alla cura. Questo, insieme al fatto che non stuprano, le rende meno pericolose. I dati lo confermano: le donne in prigione sono meno del 5% dei carcerati. 
    Ora però nostra signora teme che, nel cammino verso la parità, le sue simili stiano prendendo una pessima strada: intravvede in alcune troppa arroganza e durezza. E quelle al potere appoggiano il riarmo e alimentano imperturbabili venti di guerra. Aiuto…

Maria D’Asaro

domenica 1 settembre 2024

Palermo, minacce alla procuratrice del Tribunale dei Minorenni

        Palermo – “Devi smetterla di occuparti dei figli degli altri": un foglio con queste parole, corredate da una croce, è stato trovato il 5 agosto scorso dentro un fascicolo presso il Tribunale per i minorenni di Palermo: destinataria dell’intimidazione la dottoressa Claudia Caramanna, procuratrice per i minorenni presso il predetto Tribunale, da tempo impegnata nella tutela dei minori, soprattutto dei figli di affiliati alla mafia e di persone dedite al traffico di droga. Nelle situazioni in cui, a causa della grave situazione di criminalità presente in famiglia, è fondato il pericolo di devianza per i minori, la dottoressa Caramanna ha chiesto al Tribunale il loro allontanamento dai genitori.
      In particolare, dopo una massiccia operazione antidroga dei carabinieri in un quartiere a rischio nella periferia est di Palermo, lo ‘Sperone’, la procuratrice e i suoi sostituti hanno avanzato al Tribunale la richiesta di numerosi provvedimenti di allontanamento di ragazzini dalle loro famiglie. Dalle indagini e da alcune telecamere nascoste, si vedevano infatti i bambini accanto agli adulti che preparavano le dosi di droga o contavano banconote. Nella sua opera di salvaguardia dei minori dai contesti familiari che delinquono, la dottoressa Caramanna ha chiesto aiuto a un prete del quartiere, attivo nel contrasto contro la criminalità. Inoltre, assieme all’associazione ‘Libera’, la Procura per i minorenni palermitana ha organizzato progetti e attività educative per i figli di alcuni mafiosi.
    In meno di due anni, per la dottoressa Caramanna quella del 5 agosto è purtroppo la seconda intimidazione: all’interno del ‘Malaspina’ (che, a Palermo, è sede sia dell’Istituto penale per i minori che del Tribunale per i minorenni) a fine marzo 2023 il suo ufficio era già stato messo a soqquadro con un’incursione vandalica. 
    Il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, presieduto dal prefetto di Palermo dottor Massimo Mariani, ha già disposto il rafforzamento della scorta per la procuratrice. Sulle intimidazioni indagano i carabinieri del nucleo investigativo di Palermo, coordinati dalla Procura di Caltanissetta: sono state disposte varie analisi sul foglio, mentre altri accertamenti sono stati effettuati durante il sopralluogo nelle stanze della Procura.
      Si ritiene che il foglio con la frase intimidatoria sia stato lasciato nell’ufficio all’interno dell’Istituto ‘Malaspina’ proprio mentre venivano girate alcune scene del film di Ricky Tognazzi e Simona Izzo dedicato alla moglie di Giovanni Falcone Francesca Morvillo, per 17 anni sostituta procuratrice per i minorenni, prima di diventare consigliera di Corte d’appello.
    Alla dottoressa Caramanna sono arrivati tanti messaggi di sostegno dai cittadini palermitani, che hanno espresso gratitudine per la cura e il coraggio da lei profusi nel servizio di tutela dei bambini esposti alla ‘scuola’ della violenza e della criminalità.
       Anche l’amministrazione comunale di Palermo ha manifestato la sua solidarietà alla procuratrice e il sindaco Roberto Lagalla ha dichiarato: “L’episodio inaccettabile dice come ci sia un chiaro disegno delle famiglie mafiose che punta a ostacolare chi, come il procuratore Caramanna, si impegna concretamente e con coraggio per spezzare in modo netto quel cordone che lega i figli dei boss con i loro nuclei familiari, contaminati dalla mafia”.
    A proposito di minori a rischio, la Sicilia detiene il primato negativo del numero di strutture di detenzione per i minorenni: su un totale di diciotto Istituti presenti in Italia, ben quattro sono nell’isola. Basterebbe questo dato per comprendere quanto sia importante il lavoro di prevenzione svolto dalla dottoressa Caramanna. 
     Si condividono allora, infine, le considerazioni, espresse in un social dalla dottoressa Maria Di Chiara: “Ai ‘padri’ che, con la vigliaccheria dell'anonimato, hanno rivendicato la proprietà dei loro figli, ricordiamo che in una comunità sociale ‘i figli degli altri’ stanno a cuore a ciascuno e che tutti insieme ne rispondiamo e ne siamo responsabili: noi - educatori, insegnanti, magistrati, operatori sanitari, operatori sociali e culturali, ciascuno e ciascuna nel pieno della propria responsabilità - li consideriamo ‘cosa nostra’. Che nessuno, tanto meno i padri biologici, osi dar loro scandalo, ridurli a strumenti, storpiarne il destino, negar loro libertà e futuro.”
Maria D'Asaro, 1.9.24, il Punto Quotidiano