mercoledì 11 settembre 2024

Cile, novembre 1970/11 settembre 1973: Isabel Allende racconta

Salvator Allende con la sua famiglia
    L’11 settembre è una data doppiamente tragica: non solo, nel 2001, per le Twin Towers abbattute dai terroristi, con le conseguenze terribili che si ricordano, ma anche, nel 1973, per il colpo di stato militare a Santiago del Cile, che mise fine con la forza bruta a un governo socialista democraticamente eletto nel novembre 1970. 

Isabel Allende, nipote del Presidente, racconta:
     “Il giorno delle elezioni i più sorpresi della vittoria furono i vincitori, perché in fondo non se lo aspettavano. Dietro le porte e le finestre chiuse dei quartieri alti gli sconfitti tremavano, certi che le turbe si sarebbero sollevate in una ventata di odio di classe accumulato da secoli, ma non fu così, ci furono solo pacifiche manifestazioni di gioia popolare. 
     Una folla che cantava El pueblo unido jamas serà vencido invase le strade agitando bandiere e stendardi, mentre all’Ambasciata degli Stati Uniti il personale si riuniva in seduta d’emergenza; i nordamericani avevano cominciato a cospirare un anno prima, finanziando gli estremisti di destra e cercando di sedurre alcuni generali di tendenza golpista. Nelle caserme i militari in stato d’allarme aspettavano istruzioni. Zio Ramon e mia madre erano felici per la vittoria di Allende; il Tata riconobbe la sua sconfitta e andò cavallerescamente a salutarlo quando quella sera stessa venne di sorpresa a far visita ai miei genitori.
       Il giorno seguente mi presentai al lavoro come al solito e trovai il palazzo ronzante di voci contraddittorie; il proprietario della casa editrice impacchettava in silenzio le sue macchine fotografiche e preparava l’aereo privato per varcare la frontiera con la famiglia e buona parte dei suoi beni, mentre una guardia privata faceva la sentinella alla sua auto da corsa italiana per evitare che la plebaglia, presunta infuriata, la facesse a pezzi. (…)  Alla mattina del giorno dopo, mio suocero fu uno dei primi a mettersi infila davanti alla porta della banca per ritirare i suoi soldi, deciso a fuggire all’estero appena fossero sbarcate le orde cubane o la dittatura sovietica avesse cominciato a fucilare cittadini. Io non vado da nessuna parte, mi assicuro la Granny piangendo di nascosto dal marito. I nipotini erano diventati la sua ragione di vita. La partenza fu rimandata (…) nessuno prese d’assalto il paese, le frontiere rimasero aperte, nessuno fu messo al muro come temeva mio suocero, e la Granny si convinse che nessun marxista l’avrebbe separata dai suoi nipoti, meno che mai uno che portava lo stesso cognome di sua nuora.
Isabel Allende con figli Nicholas e Paula
     Poiché non era stata raggiunta la maggioranza assoluta, il Congresso in seduta plenaria doveva decidere l’esito delle elezioni. Fino ad allora si era sempre rispettata la maggioranza uscita dalle urne (…) ma Unità Popolare suscitava troppi timori. Comunque il peso della tradizione fu più forte della paura dei parlamentari e delle pressioni dell’Ambasciata nordamericana, e dopo lunghe deliberazioni il Congresso – dominato dalla Democrazia Cristiana – stese un documento che chiedeva ad Allende il rispetto delle garanzie costituzionali; questi lo firmò e due mesi più tardi ricevette la fascia presidenziale in una cerimonia solenne. 
       Per la prima volta un marxista veniva eletto democraticamente, gli occhi del mondo erano fissi sul Cile. Pablo Neruda si recò come ambasciatore a Parigi, dove due anni dopo ricevette la notizia che aveva vinto il Premio Nobel per la letteratura. Il vecchio re di Svezia gli consegnò una medaglia d’oro, che il poeta dedicò a tutti i cileni: perché la mia poesia è proprietà della mia patria. (…)
Chi era Salvatore Allende? Non lo so, e sarebbe pretenzioso da parte mia tentare di definirlo, ci vorrebbero molti volumi per dare un’idea della sua complessa personalità, della sua difficile gestione e del ruolo che occupa nella storia.
     Per anni lo consideravo uno dei tanti zii in una famiglia numerosa, l’unico rappresentante di mio padre; fu dopo la sua morte, quando lasciai il Cile, che capii la sua dimensione leggendaria. In privato fu buon amico dei suoi amici, leale fino all’imprudenza, non riusciva a concepire il tradimento e gli costò molto accettare l’idea di essere stato tradito.
Ricordo la fulmineità delle sue risposte e il suo senso dell’umorismo. (…) Mi sembra che le sue caratteristiche più evidenti fossero l’integrità, l’intuizione, il coraggio e il carisma; seguiva gli slanci del cuore, che raramente lo ingannavano, non indietreggiava davanti al rischio ed era capace di sedurre le masse quanto gli individui”

Isabel Allende, Paula, traduzione di Gianni Guadalupi
 Biblioteca  di Repubblica, Barcellona, 2002 pp.175,176,177, 181,182


P.s. Spero che quest’anno Isabel Allende riceva il Nobel per la Letteratura



4 commenti:

  1. Risposte
    1. @Vincenzo: grande Allende... e grazie di cuore per gli auguri.

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  2. 11 Settembre una data che inesorabilmente porta alla mente giornate terribili.

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