domenica 10 agosto 2025

Selinunte, parco archeologico super

Tempio di Hera
     Palermo – Con sessantuno siti, l’Italia detiene il primato mondiale di luoghi riconosciuti dall’Unesco come patrimonio dell’umanità e precede la Cina e Germania che ne contano rispettivamente sessanta e cinquantacinque. 
    La Sicilia, insieme alla Campania, con sette siti Unesco è la quarta regione italiana, dopo la Lombardia che ne ha dieci, il Veneto nove e la Toscana otto. Questi i siti Unesco siciliani: Valle dei Templi di Agrigento; Siracusa e la Necropoli rupestre di Pantalica; Villa Romana del Casale, di Piazza Armerina; Isole Eolie; Etna; Città tardo barocche della Val di Noto; Arte araba-normanna di Palermo e cattedrali di Cefalù e Monreale.
      Non è (ancora) bene patrimonio dell’umanità, ma Selinunte, sulla costa sud-occidentale della Sicilia, in provincia di Trapani, con il suo parco archeologico di circa 270 ettari (che diventano 377 con i siti dipendenti di Cave di Cusa e Pantelleria) è meta turistica suggestiva, di grande interesse storico e paesaggistico-naturalistico. Istituito dalla Regione Siciliana nel 2013, il parco archeologico di Selinunte è il più esteso di tutta l’Europa ed è uno dei maggiori dell’area mediterranea.
Interno tempio di Hera
      Il nome greco Selinùs deriva da σέλινον (sélinon), il sedano selvatico che vi cresce ancora rigoglioso, già raffigurato nelle antiche monete della città. Selinunte, colonia greca più occidentale della Sicilia, fu fondata nel 650 a.C. ed ebbe il momento di massima vitalità nel VI e V secolo a.C. Nel 409 a.C. fu conquistata dai Cartaginesi; poi, intorno al 250 a.C., assorbita nel territorio romano. 
Il colpo di grazia alla città, già quasi disabitata alla fine del I secolo a.C., fu inferto da un forte terremoto che, in epoca bizantina (VI-IX secolo), ridusse i suoi monumenti a un cumulo di rovine. 
Selinunte fu ‘ritrovata’ solo a metà del XVI secolo, grazie alla passione e agli studi accurati del teologo e archeologo Tommaso Fazello che, dopo una prima ricognizione a Mazara del Vallo nel 1549, nell'ottobre del 1551, individuò con certezza le rovine dell’antica città. 
Resti tempio A e O
       Ma l’importante opera di riconoscimento di Tommaso Fazello non mise al riparo dai saccheggi i resti archeologici. Infatti, nonostante un decreto del 1779 di re Ferdinando III vietasse lo smantellamento delle rovine, gli abitanti della zona continuarono a utilizzarle come cave di pietra fino a quando il governo non vi pose una custodia permanente. 
     I primi scavi tra i reperti furono eseguiti nel 1809; nel 1823, due architetti inglesi, Samuel Angell e William Harris si imbatterono in diversi frammenti di metope dal tempio arcaico oggi denominato “Tempio C.” e cercarono di spedire i loro reperti in Inghilterra, per il British Museum. Ma il governo borbonico riuscì a bloccare le loro spedizioni e a dirottarle a Palermo dove, nell’attuale museo archeologico, oggi è possibile ammirarli. È esposto invece nel museo civico di Castelvetrano l’Efebo di Selinunte, l’opera scultorea più famosa. 
    Il Parco archeologico di Selinunte è diviso in varie aree: a ovest la collina Gàggera, con il santuario della Malophòros; al centro l’acropoli, con templi e fortificazioni; a nord la collina Manuzza, con l’antico abitato; a est la collina orientale, con il tempio di Hera; e infine le necropoli. 
Gli ingressi al parco sono due: uno, a est, dalla frazione di Marinella di Selinunte (collina orientale), e uno dal lato ovest, dalla frazione di Triscina di Selinunte (santuario della Malophòros).
Tempio C
   Dall’ingresso di Marinella di Selinunte, si accede alla collina orientale, caratterizzata dalla presenza di tre templi monumentali (E, F, G). 
Il Tempio E, chiamato anche Tempio di Hera  è il più recente dei tre e risale al 460/450 a.C. Il suo attuale aspetto suggestivo e imponente lo si deve all'anastilosi (ricomposizione e re-innalzamento di alcune sue colonne) effettuata tra il 1956 ed il 1959.  
Il tempio F, il più antico ma anche il più piccolo dei tre (dedicato ad Atena secondo alcuni studiosi, a Dioniso secondo altri), fu costruito fra il 550 e il 540 a.C. Tra i templi è quello che ha subito più spoliazioni. Dalla facciata est si conservano due metope rinvenute durante gli scavi nel 1823, che rappresentano Atena e Dioniso in atto di colpire a morte due giganti, oggi conservate nel Museo Archeologico Regionale di Palermo. 
Il Tempio G è il più grande di Selinunte (lunghezza m 113,34; larghezza m 54,05; altezza m 30 circa) e uno dei maggiori del mondo greco. La sua costruzione, pur protraendosi dal 530 al 409 a.C., rimase tuttavia incompiuta, come risulta dall'assenza di scanalature in alcune colonne, e dall'esistenza di rocchi di colonne delle stesse dimensioni a 10 Km. di distanza, in fase di estrazione, nelle Cave di Cusa. Gli studiosi sono incerti se attribuirlo ad Apollo o a Zeus.
Il resto del parco si può visitare grazie ai comodi bus navetta disponibili nel parco, a cominciare dall’acropoli, cinta da imponenti mura di fortificazione, di epoca ellenistico-punica, con le tracce dell’abitato suddiviso in isolati larghi circa 32 metri, con strade principali (Plateiai) e strade secondarie (Stenopoi).  
   Sulla collina dell'acropoli sono stati rinvenuti i resti di numerosi templi di ordine dorico:  il Tempio A e il Tempio O, costruiti tra il 490 ed il 460 a.C., hanno una struttura pressoché identica tra loro, simile a quella del Tempio E sulla collina orientale. 
   Il tempio C è il più antico dell'area, e risale al 550 a.C. Nel 1925/27 sono state ricomposte e rialzate sul lato N numerose colonne (14 su 17) con parte della trabeazione. Dedicato ad Apollo, a est l'ingresso è preceduto da una scalinata di 8 gradini; il tempio ha la stessa planimetria del Tempio F sulla collina orientale.
Strada sull'Acropoli
   Il Tempio D risale circa al 540 a.C.: presenta un peristilio di 6 x 13 colonne ed era dedicato ad Atena.
A est del Tempio D vi è il basamento di un tempietto arcaico, il Tempio Y, testimonianza della più antica architettura dorica, detto anche ‘Tempio delle piccole metope’, preceduto da un altare quadrato. Le metope rinvenutevi (altezza cm. 84), databili nel 570 a.C. sono tutte conservate al Museo Archeologico di Palermo. 
    Rimane incerta la localizzazione dell’agorà, centro politico e sociale della città, che comunque alcuni studiosi collocherebbero a nord dell’Acropoli, sulla collina di Manuzza. Nell'area non sono stati fatti ancora degli scavi sistematici, ma è comunque confermato che il luogo era abitato fin dalla fondazione di Selinunte. Dopo la distruzione della città, quest'area rimase disabitata.
   Infine, nella parte collinare occidentale, ci sono i resti del più antico santuario selinuntino, dedicato alla dea della fertilità, il Santuario di Dèmetra Malophòros, eretto nel VI secolo a.C. e tornato alla luce fra il 1874 ed il 1915. 
Subito oltre il canale vi è il vero e proprio Tempio di Demetra a forma di mègaron, (lunghezza m 20,40; larghezza m 9,52), privo di basamento e di colonne. Numerosi reperti provenienti dal santuario della Malophòros sono anch’essi conservati al Museo archeologico di Palermo.
Museo Archeologico Palermo: Metopa tempio Y, Europa sul toro
   A nord, oltre l'abitato, si trovano due necropoli: quella di Manuzza e quella più antica (VII-VI secolo a.C.) in località Galera-Bagliazzo. Ad ovest del santuario della Malophòros vi è la necropoli più vasta di Selinunte, in località Pipio, Manicalunga e Timpone Nero. Nelle numerose tombe a cassa con copertura a lastre di tufo, si sono rinvenuti soprattutto vasi attici del VI e V secolo a.C. Le necropoli di Selinunte sono per l'85% a inumazione, e non presentano corredi particolarmente ricchi.
   Il Parco ospita oggi diverse missioni italiane e straniere che svolgono una sistematica attività di ricerca scientifica. Al suo interno, esposti all’interno del Baglio Florio, vi sono conservati numerosi reperti archeologici. 
   Dal 19 luglio i visitatori possono accedere alla spiaggia sottostante l’Acropoli grazie ad alcuni sentieri tracciati in un’area alberata. La sistemazione di quest’arenile, sovrastato dall’acropoli, rientra nel più ampio progetto di valorizzazione del Parco. Benvenuti quindi a Selinunte, che offre in un pacchetto unico e prezioso natura, sole, mare, e soprattutto, tanta cultura e bellezza.

Maria D'Asaro, 10 agosto 2025, il Punto Quotidiano

2 commenti:

  1. A noi mancano ancora, colpevolmente, Cefalù e Monreale. Rimedieremo.

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  2. @Franco: come scriveva la vecchia guida del Touring, sono da segnare in verde scuro, cioè meritano davvero un viaggio! Buona domenica.

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