(Dedicata all'anonimo zeppo di consonanti - mio caro amico e collega - che ha gradevolmente commentato i petit onze alla calza spaiata)
Forse perché della fatal quiete
Tu sei l’imago, a me sì cara vieni,
o sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,
e quando dal nevoso aere inquiete
tenebre e lunghe all’universo meni,
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cuor soavemente tieni.
Vagar mi fai co’ miei pensier sull’orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme
delle cure, onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.
Ugo Foscolo
Tu sei l’imago, a me sì cara vieni,
o sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,
e quando dal nevoso aere inquiete
tenebre e lunghe all’universo meni,
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cuor soavemente tieni.
Vagar mi fai co’ miei pensier sull’orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme
delle cure, onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.
Ugo Foscolo
fra i classici più classici, ma sempre veramente belli: ed è davvero un piacere a volte rileggerli!
RispondiEliminaJAN
Grazie per la dedica...anche da parte delle consonanti...che mai avrebbero forse pensato di suscitare così visibile attenzione.
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