mercoledì 17 marzo 2010

INVICTUS


Dal profondo della notte che mi avvolge

buia come il pozzo più profondo, da polo a polo,

ringrazio qualunque dio esista

per la mia anima indomabile.


Nella feroce morsa delle circostanze

non mi sono tirato indietro né ho gridato per l'angoscia

Sotto i colpi d'ascia della sorte

il mio capo è sanguinante, ma indomito.


Oltre questo luogo di collera e lacrime

incombe solo l'Orrore delle ombre

ma la minaccia degli anni

mi trova, e mi troverà, senza paura.


Non importa quanto sia stretta la porta,

quanto piena di castighi la vita.

Io sono il padrone del mio destino:

io sono il capitano della mia anima.




All’età di 12 anni, Henley rimase vittima della tubercolosi. Nonostante ciò, riuscì a continuare i suoi studi e a tentare una carriera giornalistica a Londra. Il suo lavoro, però, fu interrotto continuamente dalla grave patologia, che lo costrinse all’amputazione di una gamba per sopravvivere. Henley non si scoraggiò e continuò a vivere per circa 30 anni con una protesi artificiale, fino all’età di 53 anni.La poesia "Invictus" fu scritta proprio sul letto di un ospedale.

La poesia è citata nel film del 2009 Invictus - L'invincibile di Clint Eastwood. Viene infatti usata da Nelson Mandela (Morgan Freeman) prima per alleviare gli anni della sua prigionia durante l'apartheid e poi per incoraggiare il capitano della squadra sudafricana di rugby François Pienaar (Matt Damon).

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