venerdì 21 ottobre 2011

Per la guerra nè soldi, nè figli di madre

OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE.
PER LA GUERRA NE’SOLDI, NE' FIGLI DI MADRE
"Da bambina ho conosciuto la prima guerra mondiale dai toccanti racconti di nonno Turiddu che, da quel macello, ebbe la fortuna di tornare vivo. Al contrario dei suoi compagni, periti in un'imboscata mentre lui era ricoverato in un ospedaletto da campo per una granata che gli aveva squarciato la pancia.
Non c'e' strada, piazzetta o municipio dei paesi siciliani che non abbia dedicato un angolo ai caduti della cosiddetta grande guerra. Spesso con un monumento, voluto dal regime fascista, inneggiante alla retorica nazionalistico-patriottica. Poiche' amo le Dolomiti, ho visto anche le steli che ricordano i caduti della prima guerra a Brunik/Brunico, Sterzing/Vipiteno, a Dobbiaco/Innichen: li' si ricordano i morti dell'altro fronte...
La Storia, col senno di poi, ci ha fatto capire che quella era una guerra evitabile. Come del resto lo sono - e dovrebbero esserlo - tutte le guerre.
Il prossimo quattro novembre esprimero' un desiderio: che, prima o poi, l'umanita' sia capace di una splendida mutazione antropologica e consideri la guerra un tabu'. Alla stregua del cannibalismo o l'incesto.
Perche' la guerra e' uno spreco tremendo. Di risorse, di tempo. Soprattutto di esseri umani: "Not one more mother's child" implorava Cindy Sheehan, dopo la morte del figlio Casey in Iraq. Allora: per la guerra, ne' risorse, ne' altri figli di madre."
Maria D'Asaro
(Dal giornale telematico “TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO” n.714 del 20 ottobre 2011 (Centro di ricerca per la pace di Viterbo, Direttore Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it)



4 commenti:

  1. Anch'io ricordo i racconti del nonno... nella mia mente di bambina, quello che mi impressionava di più narrava la morte del cavallino con cui il nonno portava i dispacci di guerra.
    Il tuo desiderio è un'utopia... ma alcune utopie sono diventate realtà, quindi speriamo tutti insieme!!

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  2. Racconto toccante. Avevo un nonno che fece l'alpino nella Julia. Nacque durante la ritirata di Caporetto e queste esperienze lo toccarono fino alla sua morte. Anche a 93 anni sentiva il rumore dei cannoni nelle orecchie e vedeva i suoi amici saltare per aria. Anche se era a casa con noi, al pranzo di Natale o a un ritrovo qualsiasi di parenti. Sono stati momenti tragici. Penso che tutta la nostra nazione non abbia ancora fatto realmente i conti con il doppio dramma che abbiamo vissuto e penso che il trauma si stia ripercuotendo ancora sulle generazioni nate dopo.

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  3. Una sana crescita si ottiene riconoscendo i propri errori e relegandoli al passato affinchè non si ripetano. In questo caso, data l'entità dell'errore, è più dura, una vera e propria scommessa. Ma mi piace pensare, come te, che un giorno, da un mondo privo d'armi e di violenza, possiamo coscienziosamente guardare alla guerra come una primitiva bestialità, da ricordare con estremo imbarazzo, da bollare come vergognoso tabù. Speriamo che la liberazione della Libia e il rientro delle truppe sia un buon inizio... Mille di questi post.

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  4. @Vele: a proposito di cavallini, c'è una bella canzone dei Mercanti di liquore, che riporta un brano toccante di un libro di Mario Rigoni Stern: "Il sergente nella neve". So che il mio desiderio è un'utopia...ma, appunto, lottiamo insieme per la sua realizzazione! Ciao, bedda.
    @Carolina: grazie di cuore per la visita e per la significativa e intensa condivisione di un pezzetto della tua vita. Ciao!
    @dr.Peter: ci piace pensare "di poter guardare alla guerra come una primitiva bestialità, da ricordare con estremo imbarazzo, da bollare come vergognoso tabù". Grazie per queste parole. Che l'armonia regni sul nostro pianetino. Un abbraccio.

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