Tutto comincia a Bowery Houston, New York,
nel 1973: quando alcuni ambientalisti trasformano uno spazio abbandonato in un
giardino. Sono i “guerrilla gardening”: i giardinieri d’assalto. Agiscono di
notte: scelgono uno spazio pubblico abbandonato e lo restituiscono alla città,
abbellito con piante fiorite. Ora un gruppo di “guerriglieri” opera anche a
Palermo. Hanno già sistemato una ventina di aiuole: piazza Camporeale, via
Notarbartolo, via Perpignano, via Pitrè. Alla Cala hanno persino piantato
settanta piantine di pomodoro, curate dai senzatetto che vivono lì vicino, in
roulotte. Puntano sull’effetto sorpresa: piante grasse, gerani, alberelli,
anziché degrado e immondizia. I guerriglieri però non tornano ad annaffiare le
piantine: sperano che le aiuole fiorite vengano adottate da chi abita lì
vicino. Una scommessa severa, per la nostra indolente Palermo: sapranno i
palermitani essere scossi da fiori e
piante? Capiranno, come ha scritto un’intrepida guerrigliera che “Chi getta
semi al vento, farà fiorire il cielo”?
Maria D’Asaro (pubblicato su "Centonove" il 7.10.2011)
CHE BELLO!!!!
RispondiEliminaE' un'idea meravigliosa! Speriamo che la applichino in tante altre città italiane!
L'idea del guerrilla gardening è di forte impatto, non si può non notare come si trasformano certi luoghi da angoli tristi a angoli di vita.
RispondiEliminaIo credo che i palermitani abbiano occhio per riconoscere i semi della bellezza e quindi adotteranno le piantine.
Un buon principio, a cui far seguire: spazzini autonomi autogestiti, improvvisati manutentori volontari, mezzi pubblici autostop, forze dell'ordine fai-da-te... Anzi, domani credo che uscirò di casa con un bel barattolo di vernice bianca, e prima di attraversare la strada spalmerò davanti a me le strisce pedonali che mi occorrono. E dopo aver multato il primo automobilista che mi si para davanti, mi chiederò che senso ha tutto ciò, se si continua a votare e pagare le tasse. E' come assumere un giardiniere e pagarlo profumatamente perchè ci osservi, dalla sua comoda poltrona, mentre curiamo il giardino (che tra l'altro è anche il suo). Ci manca solo che a fine lavoro (nostro) gli lustriamo le scarpe e gli accendiamo il sigaro, ma ci stiamo arrivando. E poi la chiamano "guerrilla"...
RispondiEliminaQuesto per quanto riguarda i "giochi di potere". Per il resto, tanto di cappello a chi decide di impiegare il proprio tempo ad inverdire gli spazi comuni, purchè non si lamenti troppo di come vanno le cose.
Ciao Maruzza, e scusa se ho approfittato del tuo pensiero per le mie considerazioni personali.
@Vele: in effetti c'è un coordinamento di "Guerriglia gardening" a livello nazionale...Ciao, bedda.
RispondiElimina@la stanza in fondo agli occhi: ti ringrazio per la visita e per l'ottimismo. Temo invece che queste iniziative corrano il rischio di essere elitarie e non abbiano molta ascendenza sulla gente. Noi palermitani non abbiamo una grande coscienza del bene e della bellezza comuni. Ciao.
@dr.Peter: capisco la tua sarcastica ironia, ma la condivido solo parzialmente. A mio avviso, a volte, alcune minoranze più o meno illuminate devono dare dei segnali - anche simbolici, anche esagerati - perchè cambi qualcosa nell'immaginario e nella prassi privata e istituzionale. Se poi questi segnali non portano ad alcun cambiamento, il tuo sarcasmo ha ragione d'essere. Grazie delle tue considerazioni. Il mio blog è sempre disponibile ad ospitare il dr. Peter' s pensiero!
Grazie per tanta accoglienza, Maruzza, ma attenta che poi ci prendo gusto... Perchè a me, l'unico segnale che arriva dai "G.G.", è di offesa nei riguardi di chi si batte quotidianamente per obiettivi analoghi, ma lo fa nel rispetto del sistema, a testa alta e alla luce del giorno. Si chiamano cittadini, sono una maggioranza, e non mi meraviglio che ignorino subdole zappe di "minoranze più o meno illuminate" dal buio della notte, per quanto ispirate da buoni propositi. Mettiamola così: se inciampassi su un'aiuola («Ahia! Che diamine, ieri sera non c'era! Chi diavolo è che va in giro di notte a piantar grane?») selvaggia (di nome e di fatto, visto che nessuno è preposto a curarla), dovrei poter sapere a chi rivolgere le mie rimostranze, così come già so a chi presentare il conto se incespico su una strada sconnessa. Sono dell'idea che i problemi non si risolvono agitando le zappe al vento... anzi, così facendo rischiamo solo che ci ricadano sui piedi. Ciao.
RispondiElimina^ questo di sopra è proprio fuori di testa
RispondiElimina@Anonimo: non so chi tu sia, ma ti invito a non offendere nessuno. Se non sei d'accordo col commento precedente, scrivi argomentazioni dialettiche. Io, avendo firmato un articolo su un giornale, ho già detto chiaramente come la penso, ma non pretendo di avere il monopolio della verità. Quindi non penso che la riflessione, sia pur caustica, del Dr. Peter sia fuori di testa.
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