PER LA GUERRA
NE’SOLDI, NE' FIGLI DI MADRE
Non c'e' strada, piazzetta o
municipio dei paesi siciliani che non abbia dedicato un angolo ai caduti della
cosiddetta grande guerra. Spesso con un monumento, voluto dal regime fascista,
inneggiante alla retorica nazionalistico-patriottica. Poiche' amo le Dolomiti,
ho visto anche le steli che ricordano i caduti della prima guerra a
Brunik/Brunico, Sterzing/Vipiteno, a Dobbiaco/Innichen: li' si ricordano i
morti dell'altro fronte...
La Storia, col senno di poi,
ci ha fatto capire che quella era una guerra evitabile. Come del resto lo sono
- e dovrebbero esserlo - tutte le guerre.
Il prossimo quattro novembre
esprimero' un desiderio: che, prima o poi, l'umanita' sia capace di una
splendida mutazione antropologica e consideri la guerra un tabu'. Alla stregua
del cannibalismo o l'incesto.
Perche' la guerra e' uno
spreco tremendo. Di risorse, di tempo. Soprattutto di esseri umani: "Not
one more mother's child" implorava Cindy Sheehan, dopo la morte del figlio
Casey in Iraq. Allora: per la guerra, ne' risorse, ne' altri figli di madre."
Maria D'Asaro
(Dal giornale telematico “TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO” n.714 del 20 ottobre 2011 (Centro di ricerca per la pace di Viterbo, Direttore Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it)
(Dal giornale telematico “TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO” n.714 del 20 ottobre 2011 (Centro di ricerca per la pace di Viterbo, Direttore Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it)
Anch'io ricordo i racconti del nonno... nella mia mente di bambina, quello che mi impressionava di più narrava la morte del cavallino con cui il nonno portava i dispacci di guerra.
RispondiEliminaIl tuo desiderio è un'utopia... ma alcune utopie sono diventate realtà, quindi speriamo tutti insieme!!
Racconto toccante. Avevo un nonno che fece l'alpino nella Julia. Nacque durante la ritirata di Caporetto e queste esperienze lo toccarono fino alla sua morte. Anche a 93 anni sentiva il rumore dei cannoni nelle orecchie e vedeva i suoi amici saltare per aria. Anche se era a casa con noi, al pranzo di Natale o a un ritrovo qualsiasi di parenti. Sono stati momenti tragici. Penso che tutta la nostra nazione non abbia ancora fatto realmente i conti con il doppio dramma che abbiamo vissuto e penso che il trauma si stia ripercuotendo ancora sulle generazioni nate dopo.
RispondiEliminaUna sana crescita si ottiene riconoscendo i propri errori e relegandoli al passato affinchè non si ripetano. In questo caso, data l'entità dell'errore, è più dura, una vera e propria scommessa. Ma mi piace pensare, come te, che un giorno, da un mondo privo d'armi e di violenza, possiamo coscienziosamente guardare alla guerra come una primitiva bestialità, da ricordare con estremo imbarazzo, da bollare come vergognoso tabù. Speriamo che la liberazione della Libia e il rientro delle truppe sia un buon inizio... Mille di questi post.
RispondiElimina@Vele: a proposito di cavallini, c'è una bella canzone dei Mercanti di liquore, che riporta un brano toccante di un libro di Mario Rigoni Stern: "Il sergente nella neve". So che il mio desiderio è un'utopia...ma, appunto, lottiamo insieme per la sua realizzazione! Ciao, bedda.
RispondiElimina@Carolina: grazie di cuore per la visita e per la significativa e intensa condivisione di un pezzetto della tua vita. Ciao!
@dr.Peter: ci piace pensare "di poter guardare alla guerra come una primitiva bestialità, da ricordare con estremo imbarazzo, da bollare come vergognoso tabù". Grazie per queste parole. Che l'armonia regni sul nostro pianetino. Un abbraccio.