Francesco Colizzi, ex presidente
dell’Associazione “Amici di Follereau”, nel mensile gennaio 2011 dell’associazione omonima, ha
scritto delle considerazioni interessanti legate sul morbo di Hansen, più noto
come lebbra. Tali riflessioni possono essere utilizzate per ogni tipo di
diversità. Le riporto oggi, 6° giornata
mondiale in ricordo delle vittime dell’omofobia.
“Ecco
che cosa è lo stigma: una sorta di visibile marchio di discredito sociale e di
vergogna, che genera discriminazione ed esclusione. (…) Il processo di
apposizione di uno stigma ad una particolare condizione umana è dunque
essenzialmente un terribile meccanismo di disumanizzazione. Una volta impresso,
per sua stessa natura, il marchio tende ad essere per sempre, a divenire una
sorta di status. Ne deriva una forma di convivenza segregazionista, nella quale
chi ha il potere e il dominio è ben
separato da chi è dominato, privato di potere e di qualità umane. (…)
Recludendo, per ignoranza e per paura, diverse forme di vita umana,
rinchiudiamo noi stessi in piccole torri di fredda razionalità e di affettività
coartata e ci precludiamo l’accesso alla verità su noi stessi, sull’uomo e
sull’universo. Usciamo dalla torre della realtà condizionata da anguste e
mutilanti visioni e apriamoci alla realtà liberata. Accogliamo le luci delicate
della dignità umana. Esse ci additano un percorso di apprendimento la cui
bellezza è infinita. Ciascuno deve imparare a rispettare gli altri e ciascuno
deve scoprire il proprio valore di persona umana.
E’
solo nell’incontro con la dignità umana, con la presenza viva della persona,
che entriamo in relazione con la verità e possiamo, come dice il poeta
Friedrich Holderlin “rendere miti i nostri giorni sulla terra”.
Ricordo che stasera alle 21, nella chiesa di
san Gabriele Arcangelo a
Palermo, ci sarà un incontro di preghiera come momento di unione solidale con tutti coloro che hanno
patito e patiscono discriminazioni, carcere e ogni tipo di sofferenza a causa
del loro orientamento sessuale.
E' vero, ogni diversità può essere vista come un "morbo". Invece io penso che è meglio NON essere tutti omologati come vuole la società. Bisogna rispettare le scelte e le diversità degli altri.
RispondiElimina@Vele: grazie di questo commento. Buona domenica. A presto!
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