Già dalla strage di Ciaculli, commemorata con una stele nell’omonima piazza dove, nel 1963, morirono sette appartenenti alle Forze dell’Ordine per l’esplosione di una Giulietta carica di tritolo, le vittime di mafia sono ricordate a Palermo con delle lapidi: così serbiamo memoria del procuratore capo Gaetano Costa, del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, del capo della Squadra mobile Ninni Cassarà ucciso con l’agente Roberto Antiochia, del consigliere istruttore Rocco Chinnici assassinato con il portiere e i due uomini della scorta, per citare solo alcuni nomi delle tante, troppe vittime della violenza mafiosa. Dopo le stragi del 1992, Cosa nostra non ha commesso più omicidi eccellenti; ma altre steli continuano a spuntare in città: ora riguardano persone uccise in incidenti stradali o in omicidi comuni. La speranza, dopo i lunghi anni di passione, è che a Palermo diminuiscano i morti per incidenti o violenza umana e alle lapidi subentrino aiuole fiorite.
Maria D’Asaro: “Centonove” n. 12 del 24.3.2016
Sarebbe davvero una grande conquista Maria. Fiori per rinascere, per essere nuovi, tempi in cui non si dovrà più essere cacciatori di buone notizie, ma fotografi di api e farfalle...
RispondiElimina@Santa S.: grazie di esserci sempre, con i tuoi commenti che schiudono orizzonti di intelligente speranza. Un abbraccio.
EliminaE forse in una città piena di aiuole fiorite si morirà anche un po' meno...
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