lunedì 28 marzo 2016

Vivo?!


      Entrare nel mistero della notte santa significa credere nell’impossibile: (...) fino ad un certo momento c’è la tristezza, la tristezza di queste donne che rappresenta in fondo la tristezza della nostra umanità, di tutte le mamme e di tutti i papà di famiglia quando toccano con mano che non c’è più niente da fare, quando la situazione umana è irreparabile, quando ci sembra impossibile che qualcosa possa cambiare! Pensiamo ad esempio anche agli ultimi attentati, ma pensiamo a cose molto più sommesse che compromettono la serenità dei popoli, anzi che la inquinano continuamente, ai tanti fenomeni che compromettono la nostra vita. 
Queste donne ci rappresentano, compiono un gesto molto bello: quello di andare a profumare un cadavere – il rispetto per i morti, almeno questo non vorremmo che fosse toccato – andarono a profumare il cadavere il giorno dopo, perché il sabato non si potevano muovere per motivi di legge, non potevano fare questo ossequio; e fino a qui la tristezza. 
Poi cambia l’atmosfera, compaiono due dal cielo a dire, anche un po’ scherzosamente e sicuramente con tanta gioia: “Ma come mai siete qua? Ma non lo avete capito? C’è un equivoco! Ma non lo sapete che Gesù è vivente? Ma non ve lo ricordate come è stato vivente in tutta la sua vita? E anche nella sua morte? Voi pensavate, allora, che lui fosse un morto fra i morti? Non è così!” 
Gesù è vivente fra i viventi, per dare vita. Tutta la vita di Gesù è nel segno dell’impossibile: i malati che guariscono, il lebbroso che viene risanato, lo storpio e il paralitico che si mettono a correre e a saltare, il morto che torna in vita, le donne perdute che vengono ritrovate e riammesse con la loro dignità, i peccatori che vengono abbracciati, i lebbrosi che vengono toccati, anzi, abbracciati da Gesù; tutte cose considerate impure dalla legge, perché il  malato è un condannato di Dio, la morte e la malattia sono condanne di Dio, tutto è una condanna di Dio. 
Gesù infrange tutte le regole, incluso l’osservazione del sabato e il rispetto del  tempio. E lui vive, si propone come Dio della vita, non il Dio dei morti o dei moribondi. E la vita ce la fa sperimentare, come abbiamo accennato attraverso il Vangelo, che dobbiamo imparare a rileggere continuamente.E Gesù vive anche la sua morte ad occhi aperti dicendo “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Fa finta di non capire, perché sappiamo ciò che facciamo; ma lui dice non sanno quello che fanno, non si rendono nemmeno conto del danno che si fanno loro stessi. “Oggi sarai con me in paradiso” detto al ladrone. “Tutto è compiuto, Padre nelle tue mani affido la mia vita”. 
       Tutta la vita di Gesù è vita ed è resistenza alla morte e a tutte le forme di  morti quotidiane che, appunto, negavano e rinnegavano la nostra umanità ora perché malato, ora perché avevano sbagliato, ora perché era storpio, ora perché era pazzo o indemoniato; tutti venivano  considerati perduti! Gesù vive da vivo e ci rende possibile la vita che invece noi a volte ci rendiamo impossibile e la rendiamo impossibile anche agli altri; noi ce la rendiamo impossibile a partire dalle leggi, a partire dai mille muri che alziamo. Gesù attraversa la morte da vivo. Qui ci vorrebbe una bella risata liberatoria, qui dall’ambone. L’ambone è stato inventato dai cristiani non solo per un motivo ornamentale e funzionale, ma simboleggia il sepolcro vuoto, dove l’Angelo proclama il Vangelo (...)
       Questa sera ci vogliamo portare dentro il cuore questo annuncio ed è l’unica cosa che ci compete come cristiani: i cristiani non hanno altri compiti dinnanzi al mondo, non devono insegnare niente agli altri, non devono dire come fare le leggi dello stato, non devono insegnare cosa è la famiglia. Imparino insieme con gli altri, attraverso la storia anche faticosa, attraverso la ricerca, attraverso il cammino con gli altri. L’unica cosa che devono fare, se la sanno fare, è annunciare che Gesù è il vivente e che la tomba è vuota. (...) 
      E Gesù risorto ci interpella continuamente a fare gesti di vita, a generare novità. Per favore, non condanniamo le novità, tutte le novità hanno a che fare con il Risorto. Il segno della novità all’inizio ci sgomenta, invece poi ci ritroviamo a dire “meno male”. Pensate alle scoperte in campo scientifico, in campo medico-sanitario. La ricerca orientiamola al sevizio dell’uomo. Sperimenteremo anche così la resurrezione, come la sperimenteremo anche nei piccoli gesti quotidiani: risolleviamo una persona dalla sua tristezza, dalla sua angoscia. 
       Questa è risurrezione, care sorelle e fratelli. I piccoli gesti che siamo invitati a scambiarci come frutto dei questo evento completamente aperto, di questa tomba scoperchiata. Gesù risorto è in mezzo a noi questa sera, più del solito; è dentro di noi più del solito. Non ce lo facciamo sfuggire. La sorpresa è lui, l’uovo di pasqua è il Risorto; è sorpresa che ci continua a sorprendere. Non pretendiamo mai di possedere Dio, semmai essere in cammino permanente verso di lui per scoprire  orizzonti sempre più belli della sua vicinanza a noi.

 (il testo, pronunciato durante la Veglia di Pasqua nella chiesa di san F.Saverio a Palermo, non è stato rivisto dall'autore, don Cosimo Scordato: eventuali errori o omissioni sono della scrivente, Ornella Giambalvo, che si assume pertanto la responsabilità delle imprecisioni e manchevolezze della trascrizione)


     

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