Uno dei processi di adattamento, di modificazione attiva ed opportuna dell’ambiente da parte dell’uomo, ma anche degli animali, è costruirsi una casa. Poche cose sono così significative e seducenti nell’esistenza individuale e collettiva quanto l’abitare e poche cose sono altrettanto disperanti quanto il non trovare i luoghi dell’abitare attraverso cui ogni essere minerale, vegetale o animale rivela la sua identità, la sua natura e la sua appartenenza. Così quando parliamo di abitare (…) ci riferiamo all’abitare una casa che sia la condizione di possibilità “di essere a un tempo presso-di-sé, avvolto dal calore di un gesto, custodito dalla maternità di un luogo e dalla paternità di una sicurezza” e in questo intendiamo anche l’abitare altrove nel mondo e nella storia degli altri. (…)
La casa da una parte esprime la funzione di rifugio dal mondo circostante, dall’altra rende anche possibile quest’esperienza dell’essere-con-gli-altri nella condivisione dei significati più profondi dell’esistenza umana. Diventa allora sempre più chiaro che chi manca delle esperienze di calore e di intimità, vissute primariamente nella casa, subisce una grave negazione della possibilità di sognare e del senso del proprio essere-nel-mondo, che allora sarà vissuto in maniera alienata e alienante, perché per abitare il mondo è necessario aver abitato una casa, aver costruito una casa interna che aiuti ciascuno di noi a sopportare gli spazi aperti e diventare abitatori del mondo.
(…) L’abitazione di conseguenza non è un evento esterno, ma appartiene alla dimensione originaria delle persone nel loro costituirsi come esseri relazionali, dove identità e differenza sono momenti di un unico processo di sviluppo della persona che si realizza nel complesso degli aspetti dell’essere-pienamente-nel-mondo, a partire dai rapporti fondamentali con le figure genitoriali per arrivare ai rapporti sociali più globali. (…)
Dal testo Devo sapere subito se sono vivo di Salonia, Conte, Argentino (Il Pozzo di Giacobbe, Trapani, 2013,€ 16,00).Il brano riportato è tratto dal capitolo: La casa, l’ambiente non umano e i pazienti gravi. Un contributo teorico-clinico nell’ottica della psicoterapia della Gestalt, a cura di Giovanna Giordano, pagg.251,252,256
Bellissimo brano. La casa per me è uno spazio importantissimo, visto che oltre a viverci ci lavoro, e poche tragedie mi sembrano peggiori di quella dei tanti rimasti senza una casa.
RispondiElimina@Silvia Pareschi: per me è uguale. Anche se lavoro fuori, il mio studiolo è il mio prezioso rifugio. Guardo ai profughi con immensa empatia per la loro situazione straziante.
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