Anche quest’anno, non chiederò il bonus premiale previsto dalla legge 107/2015.
Ecco, in questo post, le riflessioni in tal senso già espresse il 21 luglio 2016.
Le sottoscrivo anche oggi: con qualche consapevolezza in più: a mio sommesso avviso, rifiutare il bonus significa rifiutare la logica aziendalista e mercificante sottesa a tale pratica; vuol dire - da parte dei docenti - tentare di non divenire come i “capponi di Renzo” di manzoniana memoria, che si beccavano tra loro ignari del fatto che sarebbero tutti finiti allo spiedo; vuol dire non rassegnarsi a una scuola che, con il decreto Brunetta prima (L.150/2009) e con la legge 107/2015 poi, si è allontanata dall’essere una comunità educante.
Rifiutare il bonus sarebbe anche un atto volendo rivoluzionario e per lo scopo che si prefigge anche al contempo educativo ed educante.
RispondiElimina@Daniele: grazie della condivisione ideologica, caro Daniele.
RispondiEliminaConcordo pienamente. Un caro saluto.
RispondiElimina@Rossana: mi conforta la tua condivisione. Ricambio cari saluti.
EliminaHo condiviso questo post e quello più esteso, citato nel link, sul mio Twitter e sulla pagina Facebook di mio marito. Spero li leggano in tanti perché si tratta di argomentazioni preziose e decisive per il futuro della scuola. Un abbraccio, Rossana.
RispondiEliminaCara Rossana, grazie della condivisione. A riprova di una comune visione della scuola. Ricambio l'abbraccio, Maria.
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