domenica 7 luglio 2019

Greta e papa Francesco, salviamo il futuro

Palermo –  Sino a qualche anno fa si pensava che il riscaldamento globale comportasse solo un aumento di temperatura e lo scioglimento dei ghiacci, con conseguente innalzamento del livello di mari e oceani.
           Oggi si sa che la questione è più complessa e rischiosa: i segni del clima che cambia si possono già misurare e sono descritti da studi pubblicati sulle più prestigiose riviste scientifiche internazionali, e riassunti ogni sei anni nei volumi del Gruppo Intergovernativo sul cambiamento climatico, foro scientifico creato dall’ONU nel 1988. 
            Si è ormai consapevoli del fatto che il pianeta si sta riscaldando e continuerà a riscaldarsi nei prossimi decenni; che le attività umane – in particolare la combustione di carbone, gas e petrolio – ne sono la causa principale; e che alluvioni, siccità, ondate di calore, cioè quelli che gli esperti chiamano eventi estremi, si stanno intensificando in diverse parti del mondo,  provocando vittime e danni economici a interi sistemi produttivi.
              Il 20 agosto 2018 la sedicenne Greta Thunberg, studentessa svedese allora sconosciuta, ha iniziato a disertare la scuola in segno di protesta, per chiedere al suo governo la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, come previsto dagli accordi di Parigi sul cambiamento climatico.
              La giovane attivista ha poi continuato a manifestare ogni venerdì, lanciando così il movimento studentesco internazionale Fridays for Future che si è esteso in molte nazioni, tra cui i Paesi Bassi, l'Italia, la Germania, la Finlandia, la Danimarca e l'Australia. Ecco le sue parole, il 4 dicembre 2018, a Katowice, in Polonia, al vertice delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici: «Ciò che speriamo di ottenere da questa conferenza è di comprendere che siamo di fronte a una minaccia esistenziale. Questa è la crisi più grave che l'umanità abbia mai subito. Noi dobbiamo anzitutto prenderne coscienza e fare qualcosa il più in fretta possibile per fermare le emissioni e cercare di salvare quello che possiamo.» 
E ha concluso così: «Voi parlate soltanto di un'eterna crescita dell'economia verde poiché avete troppa paura di essere impopolari. [...] Non siete abbastanza maturi da dire le cose come stanno. Lasciate persino questo fardello a noi bambini. La biosfera è sacrificata perché alcuni possano vivere in maniera lussuosa. La sofferenza di molte persone paga il lusso di pochi. Se è impossibile trovare soluzioni all'interno di questo sistema, allora dobbiamo cambiare sistema. [...] L'anno 2078 celebrerò i miei 75 anni; se avrò figli, forse passeranno quella giornata con me. Forse mi chiederanno di voi, forse mi chiederanno perché voi non abbiate fatto nulla, mentre c'era ancora il tempo per agire. Voi dite di amare i vostri figli sopra qualsiasi altra cosa, eppure state rubando il loro futuro proprio davanti ai loro stessi occhi [...]».
Anche papa Francesco, con la pubblicazione nel 2015 dell’Enciclica ‘Laudato si’, ha voluto lanciare un appello a tutti gli uomini di buona volontà sulla necessità di curare la Terra, la casa comune. Ecco alcune frasi iniziali dell’Enciclica: «Laudato si’, mi’ Signore», cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia […]  Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. […] Rivolgo un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti. Il movimento ecologico mondiale ha già percorso un lungo e ricco cammino, e ha dato vita a numerose aggregazioni di cittadini che hanno favorito una presa di coscienza. 
Purtroppo, molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri. Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche. Abbiamo bisogno di nuova solidarietà universale.»
       Lo scrittore Erri De Luca ha lanciato tempo fa una provocazione: l’istituzione di un nuovo ministero, il Ministero degli Affari Posteri, che prenda decisioni efficaci, creative e illuminate, indossando con urgente lungimiranza gli occhiali del futuro.


Maria D’Asaro, il Punto Quotidiano, 07.07.2019

4 commenti:

  1. Voci profetiche nel deserto... Quella che manca è proprio la lungimiranza.

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    1. @Rossana: a volte penso che siamo una specie assai stupida, anche se capace di capire la teoria della relatività ... Buona estate, cara Rossana.

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  2. Se ne fregano tutti, basta guardare quante bottigliette di plastica vengono usate e gettate senza scrupoli.

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    1. @Silvia: grazie della visita e del commento. Hai proprio ragione: la coscienza ecologica è prossima allo zero.

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