martedì 16 luglio 2019

In cammino verso gli altri

Caravaggio: Cena in Emmaus (1606) - Brera
          Care sorelle e cari fratelli, semplifichiamo questa pagina del Vangelo perché possiamo andare subito all’essenziale, che è ciò di cui abbiamo bisogno. Gesù invia 72 persone; aveva già inviato i 12, ma a quanto pare era rimasto un po’ deluso … 
         Invia i 72 per dire che invia tutti, che tutti siamo inviati. 72 è il numero simbolico dei popoli della terra allora conosciuti. E 72 persone vengono inviate, a due a due. Perché?  Perché dove sono due o tre riuniti nel nome del Signore, quella è una piccola Chiesa. E perché inviati? Perché la Chiesa, come ha purtroppo frainteso nella storia, non è un’istituzione bloccata, ferma, strutturata in maniera da essere quasi intoccabile.
              La Chiesa è questo cammino verso gli altri. Per portare che cosa? La pace. Per annunziare un gesto di pace e per, non tanto guarire – perché non sempre ci riusciamo, il verbo greco dice “terapeuein”, curare, o meglio ancora prendersi cura – Così, come dice una bella canzone, capiamo di che cosa vogliamo parlare. O se vogliamo fare una citazione ancora più dotta di ‘care’, di cura, citiamo Heidegger …
          La cura e la pace. Prendersi cura e portare pace. In che modo? A partire da noi stessi. Se siamo riconciliati dentro di noi, allora potremo offrire qualcosa agli altri: una parola, un ascolto, un atto di vicinanza, un atto di perdono, un atto di cavalleria …
Se ci accolgono, mangiamo insieme. Che cosa? Quello che ci viene offerto. Tanto quello che conta è stare insieme, convivialmente. Non restare prigionieri di ciò che è puro e di ciò che è impuro, questo si può mangiare e questo no … No, l’importante è che stiamo insieme e godiamo il momento di convivialità. E se c’è da prenderci cura a vicenda, scambiamoci la cura, l’attenzione, perché ne abbiamo tutti bisogno.
                         E poi, andare avanti. Non costruire grandi strutture, non bloccare l’ecclesialità in una costruzione, ma essere in cammino, inviati gli uni agli altri. 
E se gli altri ci vengono incontro, benvenuti! Dovremmo dire: Scusami, dovevamo venire prima noi da te. Un tempo c’era la missione intesa come un nostro andare, in Africa ad esempio, e questo nostro andare ci sembrava un gesto grandioso. Bello, andare incontro agli altri. 
           Ora sono loro a venire incontro a noi. Dovremmo chiedere loro scusa perché non siamo andati noi da loro a dare una mano di aiuto: - Ora che siete qua, siate benvenuti, meno male che siete venuti … che vi siete ricordati di noi, che abbiamo qualcosa da potervi offrire. –
E il Vangelo ci semplifica tutto, care sorelle e fratelli. E la Chiesa o si ricomprende a due a due, riconoscendosi come persone, contatti e relazioni interpersonali, movimento cammino … o altrimenti restiamo prigionieri delle nostre strutture intoccabili, che spesso nascondono imbrogli, che spesso possono diventare anche prigioni dorate.
                  E basta così, care sorelle e fratelli. Dopo di che il demonio non c’è, basta,  è finito. Gesù ce lo dice “E’ caduto dal cielo”. Cosa può fare? Niente. Il male ce lo facciamo noi. Assumiamocene la responsabilità. Ricordo che mia madre diceva: “Il macigno, si è messo in mezzo il macigno … “ Il macigno, l’impedimento. 
Invece siamo noi a metterci a volte di traverso gli uni gli altri, non possiamo deresponsabilizzarci. Gesù dice: “Vedo Satana cadere come una folgore”. Basta. Tempo scaduto per il male, non ha nessun diritto di esistenza. E non possiamo neppure trovare scuse in questo. Assumiamoci le responsabilità della Storia alla quale dobbiamo dare un’impronta di gioia, di pace, di cura.
E adesso professiamo la nostra fede nella presenza di Dio. In quello ci crediamo. E attingiamo continuamente. Il resto non ci interessa.

(l'omelia, pronunciata il 7 luglio 2019 da don Cosimo Scordato a Palermo nella chiesa di san Francesco Saverio, non è stata rivista dall'autore: eventuali errori o omissioni sono della scrivente, Maria D’Asaro, che si assume pertanto la responsabilità delle imprecisioni e manchevolezze della trascrizione)

2 commenti:

  1. "Ora sono loro a venire incontro a noi. Dovremmo chiedere loro scusa perché non siamo andati noi da loro a dare una mano di aiuto: - Ora che siete qua, siate benvenuti, meno male che siete venuti … che vi siete ricordati di noi, che abbiamo qualcosa da potervi offrire. –": un bel ribaltamento di prospettiva. La logica evangelica è veramente paradossale.

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    1. @Rossana: il Vangelo ci fa guardare e sentire le situazioni e le persone da un punto di vista ... più umano. Saluti cordiali.

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