Si è fatto un gran parlare di ambiente, a ridosso della manifestazione mondiale di venerdi' 27 settembre scorso, "Friday for Future”.
Ecco alcune opportune e illuminanti considerazioni di un esperto, il prof. Michele Ciofalo, docente di Termoidraulica e Termofluidodinamica Numerica presso l’Università degli Studi di Palermo (ringrazio mio figlio Riccardo che ha fatto girare l'articolo su FB).
"In primo luogo, il riscaldamento globale è un fatto, non un'opinione. L'aumento delle temperature del pianeta negli ultimi decenni, con una netta accelerazione negli ultimi anni, è provato ed è troppo grosso per essere una fluttuazione statistica. Ogni negazionismo che arrivi a non riconoscere questo fatto (negazionismo, diciamo, "hard") è del tutto infondato e antiscientifico.
In secondo luogo, è opinione largamente maggioritaria nel mondo scientifico che tale aumento di temperatura sia associato all'aumento della concentrazione di gas serra (principalmente CO2 e metano) nell'atmosfera, e che a sua volta tale aumento di concentrazione sia legato ad attività umane (principalmente l'impiego di combustibili fossili quali carbone, petrolio e gas naturale per riscaldamento, autotrazione o produzione di energia elettrica, ma anche, in misura minore, allevamenti intensivi e altre cause).
Che il riscaldamento, insomma, abbia un'origine antropica e non sia dovuto a cicli naturali. Questa seconda tesi non è così saldamente provata come la precedente; il negarla (negazionismo, diciamo, "soft") è quindi meno grossolanamente sbagliato. Ai fini di decisioni politiche, però, si deve considerare la tesi dell'origine antropica come provata più che a sufficienza, perché attendere che si raggiungano certezze assolute sarebbe assolutamente fatale nella gestione delle umane cose. È irrilevante che cento, cinquecento o mille scienziati firmino manifesti contro tale tesi, perché gli scienziati al mondo sono milioni e la stragrande maggioranza ritiene la tesi antropica sufficientemente provata.
In terzo luogo, l'accumulo di gas serra non va confuso con "inquinamento" generico. La CO2 non è inquinante, non è tossica (alle concentrazioni di cui stiamo parlando) e non provoca malattie. Provoca invece, con elevata probabilità, il riscaldamento del pianeta, lo scioglimento massiccio dei ghiacci, l'innalzamento del livello dei mari, il cambiamento del clima con i relativi fenomeni di tropicalizzazione e siccità estrema. Provoca insomma, con elevata probabilità, minacce senza precedenti alla civilizzazione umana; e tutto (se le cose non cambiano) nel giro non di millenni o secoli ma di decenni.
Quindi, mettere insieme l'aumento della CO2 con l'aumento della plastica negli oceani, con l'aumento dei fumi tossici o delle polveri sottili nelle città, con l'aumento dell'impiego dei pesticidi in agricoltura e così via, è del tutto improprio. Sono fenomeni diversi e ognuno va affrontato con strategie diverse. Inoltre, il riscaldamento globale è di gran lunga il più minaccioso di questi fenomeni, e va trattato con priorità assoluta; annacquarlo con altre, e distinte, problematiche serve solo a diluire l'attenzione, a creare l'illusione che ci sia un unico, gigantesco e sostanzialmente insolubile problema, e a ricondurre tutto alle nefandezze del capitalismo industriale, con relativa conclusione che solo il ritorno alla Natura, la decrescita felice o l'affermazione del socialismo (ognuno scelga la sua ricetta preferita) potranno offrire una soluzione.
Quarta considerazione. Il riscaldamento globale è una sfida così estrema che non hanno senso politiche attendiste, tentennanti o di compromesso. Finora, nonostante il susseguirsi di "protocolli" (da Kyoto a Parigi) le emissioni sono continuate ad aumentare. Non basta ridurre il tasso di aumento; non basta azzerarlo, e cioè congelare le emissioni al livello attuale; non basta ridurre le emissioni (finora, fra i grandi "emettitori", l'hanno fatto solo Europa e Stati Uniti). Probabilmente non basterebbe neppure azzerare le emissioni, perché ormai la concentrazione atmosferica di CO2 è così elevata che occorrerebbero decenni, anche a emissioni antropiche zero, per invertire la tendenza al riscaldamento.
Infatti, la scienza sta prendendo in seria considerazione strategie attive per il raffreddamento del pianeta, quali l'aumento della riflettanza della superficie terrestre (impresa, a sua volta, ciclopica e non priva di incognite). È chiaro di cosa stiamo parlando? È chiaro che accusare Greta e chiunque altro di catastrofismo non ha senso? O il problema lo si riconosce, o lo si nega. Se lo si riconosce, si deve, coerentemente, intervenire nel modo più drastico possibile, esattamente come tenteremmo di intervenire se sapessimo che un asteroide da due chilometri punta verso la Terra.
Quinta e (per ora) ultima considerazione. Finora, una riduzione apprezzabile delle emissioni di gas serra si è avuta - come ricordavo sopra - in Europa e negli Stati Uniti. E in questi ultimi, se dovessero attuarsi i programmi di Trump, vedremmo presto un ritorno all'aumento. Inoltre, le emissioni della UE sono circa il 10% del totale mondiale; il grosso viene da Cina, India e Sudamerica (gli incendi recenti in Amazzonia equivalgono, probabilmente, ad alcuni anni di emissioni globali). E in questi paesi, nonostante le chiacchiere sulla riduzione dell'"inquinamento" nelle città cinesi, le emissioni aumentano (come ho cercato di spiegare sopra, la CO2 non è "inquinamento" ma qualcosa di peggio).
Pertanto, mentre concordo che i paesi europei debbono essere un esempio virtuoso e continuare a ridurre le loro emissioni, deve essere chiaro che qualsiasi movimento globale o riesce a incidere sulle politiche industriali ed energetiche di paesi come Cina e India, o sarà un virtuoso ma inutile pannicello caldo."