domenica 6 febbraio 2022

Bentornato al Quirinale, Presidente Mattarella

(al netto delle infinite possibili osservazioni politiche sulla rielezione del Presidente, il mio pezzo su tutti gli uomini del Quirinale e sul rapporto di mio padre con la famiglia Mattarella: con il ministro Bernardo, con il Presidente Piersanti e con Sergiuzzo...)

     Palermo – Fumata bianca. sabato 29 gennaio, nel Parlamento italiano che, all’ottava votazione, ha rieletto come 13° Presidente della Repubblica il palermitano Sergio Mattarella con 759 voti, 94 voti in più rispetto a quelli ottenuti nel 2015. Nella classifica del ‘gradimento parlamentare’, Mattarella si colloca terzo dopo Sandro Pertini e Giovanni Gronchi, eletti nel 1978 e nel 1955.
Sino ad ora, la più alta carica dello Stato è stata appannaggio solo maschile. Chi sono stati dunque gli inquilini eccellenti del Quirinale?  
     Il primo Presidente fu il giurista napoletano Enrico De Nicola, eletto Capo provvisorio dello Stato il 28 giugno 1946 e riconfermato nella carica il 26 giugno 1947; De Nicola assunse il titolo di Presidente della Repubblica solo il 1° gennaio 1948.
A De Nicola è succeduto, l’11 maggio 1948, il liberale piemontese Luigi Einaudi, assai stimato in Italia e all’estero per la sua vasta cultura economica, finanziaria e industriale.
     Terzo presidente della Repubblica, dal maggio 1955 al maggio 1962, è stato il toscano Giovanni Gronchi, democristiano, nel 1919 tra i fondatori del Partito Popolare insieme a Luigi Sturzo.
    Il quarto Presidente è il sardo Antonio Segni, anche lui democristiano; la sua presidenza dura solo due anni perché, per motivi di salute, si dimette nel dicembre del 1964. 
Suo successore è il torinese Giuseppe Saragat, eletto il 28 dicembre 1964, socialista appartenente al Partito social democratico italiano, il più moderato e centrista dei partiti socialisti allora esistenti in Italia. Con Saragat, che pare non disdegnasse il vino Barbera delle sue Langhe, il messaggio di 
Capodanno diventa, da rito incolore, bilancio dell’attività politica dell’anno appena trascorso. 
       Il sesto presidente della Repubblica italiana è il napoletano Giovanni Leone, democristiano, avvocato penalista di fama internazionale, eletto il 24 dicembre 1971 al ventitreesimo scrutinio. Leone si dimise nel giugno 1978, qualche mese prima della scadenza del mandato, anche per le accuse di un suo coinvolgimento nel cosiddetto scandalo Lockeed, accuse da cui fu in seguito prosciolto.
L’8 luglio 1978 fu eletto Presidente della Repubblica con una maggioranza schiacciante, 832 voti su 995, il socialista ed ex partigiano Sandro Pertini, forse il Presidente più amato dagli italiani, che gli riconobbero un passato limpido di combattente per la libertà, onestà e schiettezza politica, vicinanza genuina alla gente. Pertini preferì continuare ad abitare nel piccolo appartamento romano, con la moglie Carla Voltolina, e recarsi al Quirinale solo per gli impegni istituzionali. Lo si ricorda con la pipa, lo si rivede trepidante per il piccolo Alfredino, nel giugno del 1981, durante quella che divenne poi la tragedia di Vermicino; indignato e dolente ai tanti funerali di stato per le vittime delle Brigate rosse e dei terroristi neri; esultante e gioioso per la vittoria dell’Italia, 3 a 1 sulla Germania, ai mondiali di calcio di Spagna nel 1982.
       Meno popolare e piuttosto controverso il suo successore, il sardo Francesco Cossiga, eletto il 24 giugno 1985 al primo scrutinio. La fine del suo settennato fu caratterizzata da continue irrituali esternazioni, e per Cossiga fu coniato l’appellativo di ‘Presidente picconatore’.  Cossiga si dimise il 28 aprile 1992, qualche settimana prima della strage di Capaci, avvenuta il 23 maggio successivo.
Strage di Capaci che diede un’accelerazione alle votazioni presidenziali in corso, facendo confluire i voti sul democristiano Oscar Luigi Scalfaro, che come prima uscita pubblica dopo la sua elezione partecipò ai funerali del giudice Giovanni Falcone, di sua moglie e dei tre agenti di scorta e, quasi due mesi dopo, a quelli del giudice Paolo Borsellino e dei cinque agenti di scorta. Durante il suo settennato, venne alla luce lo scandalo di Tangentopoli.
Il Presidente Pertini gioca a carte con Bearzot, Zoff e Causio
      Il decimo Presidente della Repubblica è stato il toscano Carlo Azeglio Ciampi, ex Governatore della Banca d’Italia, ‘tecnico’ prestato alla politica: eletto il 13 maggio 1999 alla prima votazione, fu tra i registi dell’ingresso dell’Italia nell’Europa dell’euro.
    Il successore di Ciampi fu il campano Giorgio Napolitano, ex comunista ‘migliorista’ la corrente più distante dal Cremlino. Napolitano, eletto il 15 maggio 2006, è stato poi rieletto per un secondo mandato, dall’aprile del 2013 sino al 14 gennaio 2015, quando si dimise dall’incarico.
 A Giorgio Napolitano è subentrato Sergio Mattarella, eletto il 31 gennaio 2015.  Anche lui, come il predecessore, rieletto il 29 gennaio 2022 per un secondo mandato, malgrado ambisse a un sereno e meritato pensionamento.
    Chi è Mattarella lo sanno bene gli italiani, conquistati dal suo equilibrio, dalla sua correttezza, dal suo garbo signorile. La gente si fida di lui e lo ha sentito sempre vicino, soprattutto nei due anni difficili della pandemia.
      Per chi non lo sapesse, è un insigne giurista, già docente universitario di Diritto costituzionale e Diritto parlamentare. Mattarella avrebbe continuato nell’ombra la sua carriera universitaria se i mafiosi – forse d’accordo con altri criminali eversivi – non avessero assassinato il 6 gennaio 1980, davanti alla sua abitazione, il fratello maggiore Piersanti, Presidente della Regione Siciliana, mentre andava a messa con la moglie Irma e i figli Bernardo e Maria.
     La storia personale del silenzioso e schivo professore di Diritto, allora appena trentottenne, il giorno dell’Epifania del 1980 ebbe una dolorosa e imprevista virata: fu chiamato all’impegno politico attivo nell’ex partito nel quale avevano militato il fratello Piersanti e, prima ancora, il padre Bernardo. Allora come ora, impossibile per lui rifiutare la responsabilità a cui era chiamato. Per dirla con le sue parole della sera fatidica del 29 gennaio scorso, era necessario per ‘Sergiuzzo’ “Non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati – e, naturalmente, devono prevalere su altre considerazioni e su prospettive personali differenti – con l’impegno di interpretare le attese e le speranze dei nostri concittadini”.
Pertini e Piersanti Mattarella
     Perché la scrivente lo chiama così? Perché Sergiuzzo era il diminutivo affettuoso con cui a casa lo appellava suo padre, negli anni ‘50 in un minuscolo paesino della Sicilia sindaco democristiano, seguendo l’orizzonte ideale di Giorgio La Pira, di Giuseppe Dossetti, di Aldo Moro. Suo padre era vicino alla famiglia Mattarella per la comune militanza politica e per la condivisione della stessa area di riferimento nella DC. 
   Negli anni ’50 e ‘60, quando il papà di Sergio, Bernardo fu prima sottosegretario al Ministero dei Trasporti e poi Ministro della Marina Mercantile, dei Trasporti, del Commercio con l’Estero e delle Poste e Telecomunicazioni, il padre della sottoscritta ebbe modo di conoscere in particolare due dei suoi quattro figli: il secondo, Piersanti e Sergiuzzo, così chiamato appunto perché era il più piccolo dei quattro figli del ministro.
    Di Piersanti, il padre della scrivente apprezzava il talento, l’acume e lo spessore politico: “Ha la stoffa del padre” – non si stancava di ripetere. Una volta, negli anni ’60, in occasione di un incontro politico nel paesino di Palazzo Adriano, raccolse la grande sofferenza di Piersanti per le accuse di contiguità con boss mafiosi della zona di Castellamare del Golfo - paese del trapanese da cui era originaria la famiglia Mattarella – mosse in quel tempo al padre Bernardo, accuse da cui fu poi prosciolto.
Bernardo Mattarella


      Su quella foto, ecco cosa ha scritto il giornalista Attilio Bolzoni, il 31.1.2015 su “La Repubblica”, dopo la prima elezione di Sergio Mattarella al Quirinale: “C’è la storia di una famiglia che è l’attraversamento della Sicilia, c’è il confine fra la vita e la morte. Era ancora vivo, respirava ancora il Presidente della Regione Piersanti Mattarella quando suo fratello Sergio lo stava tirando fuori dalla berlina scura dove era rimasto schiacciato qualche istante prima da otto pallottole. Era ancora vivo quando lui cercava di prenderlo per le spalle e gli sorreggeva il capo mentre la moglie Irma gli spingeva le gambe, spingeva e spingeva senza sentire più il dolore per quelle dita spezzate da uno dei proiettili.  Questa è una foto che racconta molto dei Mattarella, padri, figli, fratelli, c’è dentro la Palermo degli Anni Ottanta, c’è dentro la paura, il prima e il dopo, c’è soprattutto l’attimo in cui cambia per sempre l’esistenza di un tranquillo professore universitario che ha fra le braccia il fratello morente e raccoglie l’eredità di una stirpe politica che con orme assai diverse ha profondamente segnato la vicenda siciliana fin dal dopoguerra.
     Così Sergio, messa da parte la cattedra all’Università di Palermo, non sa che entrerà – suo malgrado - nella Storia italiana. 
     In una recente intervista televisiva, la scrittrice siciliana Dacia Maraini ha affermato che il presidente Sergio Mattarella è stato ed è un modello di dignità, saggezza, equilibrio e lungimiranza; e incarna la quintessenza dell’uomo politico, con idee chiare, salde, ben radicate, nel rispetto di quelle altrui.
     A Sergiuzzo, rieletto di nuovo Presidente a 80 anni, non possiamo che augurare tanta salute, tanta pazienza e un ulteriore supplemento di saggezza. 
    Ci dispiace per la meritata pensione ancora rimandata…ma mio padre sarebbe stato assai lieto di vederLa ancora al Quirinale.  
    In quanto a me, spero di incontrarLa, prima o poi, nella nostra cara Palermo…

Maria D'Asaro, 6.2.22, il Punto Quotidiano



6 commenti:

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    1. @Olga: tanti cari auguri di buon lavoro al nostro Presidente. Un caro saluto a te.

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  2. Io penso che per fare il PdR bisogna avere una certa età e mi sembrerebbe giusto oltre la minima mettere anche la massima. Può capitare che un Parlamento balordo elegga uno di 100 anni.

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    1. @Gus: più che l'età, credo siano importanti la salute e l'equilibrio mentale. Ci più essere un cinquantenne più balordo e malandato di un ottantenne... Auguri comunque di buona salute al Presidente. Buona settimana e un caro salutyo a t.

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