sabato 23 luglio 2022

I cittadini europei manifestano per la pace

     Decine e decine di città hanno risposto all’appello di Europe for Peace per sabato 23 luglio, a 150 giorni dall’inizio della guerra: una mobilitazione nazionale per far tacere le armi e per aprire un vero negoziato che porti ad una conferenza internazionale di pace.

A Palermo si manifesterà a Piazza Vittorio Veneto (Statua della Libertà) dalle 18 alle 20.

Scrive il Movimento nonviolento (da qui)

"Proprio nei giorni di crisi in cui la politica di Palazzo ha mostrato la corda e il Presidente della Repubblica ha dovuto sciogliere le Camere ridando la parola agli elettori, il movimento pacifista mette in campo una proposta forte che dà voce alla maggioranza dell’opinione pubblica contraria all’invio delle armi e favorevole a iniziative concrete di pace.

    Le iniziative pubbliche si svolgono nelle piazze, nelle sedi istituzionali o delle associazioni, nei campeggi, con flash-mob, fiaccolate, camminate silenziose, banchetti, gazebi, raccolte firme, alzabandiera, presìdi, musica, sit-in. Sono più di 400 le organizzazioni che con reti e comitati locali stanno promuovendo le iniziative in oltre 50 città. Si calcola che saranno maggiori di diecimila le presenze alle iniziative che copriranno tutta Italia, da nord a sud:

    Il Movimento Nonviolento partecipa attivamente alle manifestazioni di Trento, Vicenza, Verona, Torino, Brescia, Modena, Ferrara, Roma, Cagliari, Palermo e molte altre località.

La condanna dell’aggressione e la solidarietà con le vittime sono il punto di partenza, ma non bastano. Noi ci impegniamo a lavorare insieme PER UN’EUROPA DI PACE, con l’obiettivo di costruire una proposta di cosa deve essere e cosa deve fare l’Europa, attraverso il lavoro comune di una grande alleanza della società civile europea, che si riconosce in questi cinque punti:

la condanna dell’aggressione della Federazione Russa all’Ucraina e la difesa della sua indipendenza e sovranità, nonché la piena affermazione dei diritti umani delle minoranze e di tutti i gruppi linguistici presenti in Ucraina;

la solidarietà con la popolazione ucraina, con i pacifisti russi che si oppongono alla guerra e con gli obiettori di coscienza di entrambe le parti;

il rilancio della richiesta del cessate il fuoco per l’avvio di un immediato negoziato in cui sia protagonista l’organizzazione delle Nazioni Unite;

l’impegno per la de-escalation militare in quanto leva fondamentale per l’iniziativa diplomatica e politica;

la costruzione di un sistema di sicurezza condivisa in Europa, dall’Atlantico agli Urali, fondato sulla cooperazione e il disarmo per un futuro comune.

Le società civili europee hanno già fatto i primi passi per arrivare ad una Conferenza di pace che sia ancorata al diritto internazionale per un effettivo impegno nel processo di distensione regionale, attivando un dialogo diretto tra le istituzioni europee, l’Ucraina, la Federazione Russa, in una logica di sicurezza, di cooperazione e di promozione dei diritti umani e della democrazia. Non c’è alternativa.

Che la guerra non sia la soluzione ma sia una delle principali cause delle crisi da cui il nostro sistema e la nostra società non riescono più a liberarsi è sempre più evidente. La guerra scatena l’effetto domino in una società globalizzata, interdipendente, invadendo ogni ambito e spazio: crollano i mercati ed il commercio, aumentano i costi delle materie prime e di ogni unità di prodotto, l’inflazione galoppa ed i salari perdono potere d’acquisto, ritornano la fame, le carestie e le pandemie nel mondo.

Dunque saremo in piazza sabato 23 luglio per dire basta alle guerre ed alla folle corsa al riarmo, nell’interesse comune. "

Oggi a Palermo (foto a cura del Movimento nonviolento, gruppo di Palermo)





















5 commenti:

  1. Pensi davvero che Putin partecipi a una conferenza di pace?

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  2. @Gus: Non lo so... Ma tale incertezza non ci esime dal dovere di tentare tutte le vie umanamente possibili per far cessare l'inutile tragedia collettiva della guerra.

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  3. Maria, solo un demente o un malvagio potrebbe contestare ciò che si prefiggono tutti i movimenti di pace. Ma da queste iniziative al fatto di criticare aspramente chi ricopre ruoli istituzionali che li lega ad accordi multilaterali, a rapporti fra strutture sociali affini o no, c’è ne corre. Io non sono d’accordo su queste ultime posizioni. Immagina cosa sarebbe successo se Draghi (o chi per lui) avesse detto agli alleati: l’Italia esce deliberatamente dalla NATO e dagli accordi politici col mondo “cosiddetto” democratico, non fornisce armi agli aggrediti ucraini e da ora in poi ognuno per sé. Questo io non lo posso condividere.

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  4. È Armando Caccamo l’anonimo del commento precedente!

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    1. Caro Armando, i movimenti della società civile che hanno promosso la manifestazione del 23 luglio sollecitavano i rispettivi governi per gli obiettivi indicati nel post (la condanna dell’aggressione della Federazione Russa all’Ucraina e la difesa della sua indipendenza e sovranità, nonché la piena affermazione dei diritti umani delle minoranze e di tutti i gruppi linguistici presenti in Ucraina; la solidarietà con la popolazione ucraina, con i pacifisti russi che si oppongono alla guerra e con gli obiettori di coscienza di entrambe le parti; il rilancio della richiesta del cessate il fuoco per l’avvio di un immediato negoziato in cui sia protagonista l’organizzazione delle Nazioni Unite; etc.) non l'uscita dalla Nato. Un abbraccio.

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