Palermo – Mugnai e mulini, oltre a richiamare una nota marca alimentare, evocano i tempi andati e persino i racconti fiabeschi. Qualcuno ricorderà forse l’inizio de ‘Il gatto con gli stivali’, fiaba di Charles Perrault: “Un mugnaio, morendo, non lasciò altra eredità ai suoi tre figliuoli che un mulino, un asino e un gatto…”
Chi è attratto dal fascino di una struttura e di un lavoro così antichi, a Novara di Sicilia, piccolo comune in provincia di Messina tra i monti Nebrodi e i Peloritani, inserito nel circuito dei Borghi più belli d’Italia, può visitare l’unico mulino ad acqua funzionante nel territorio, uno dei pochi ancora esistenti in Italia.
Secondo le notizie provenienti dallo storico novarese Gaetano Borghese, in passato in quella zona i mulini erano circa una dozzina: il più antico, quello di Corte Sottana, risaliva al 1399. Il mulino ancora oggi funzionante – denominato ‘Giorginaro’ – è stato invece costruito nel 1690. Dopo un periodo di inattività, nel 2000 Ugo e Mario Affannato, padre e figlio, lo hanno rimesso in azione: inizialmente come museo, in seguito anche come macchinario idoneo a macinare grani antichi siciliani in piccola quantità, 15 Kg in media all’ora.
Ecco cosa ha detto il mugnaio Mario Affannato all’inviato Maurizio Di Lucchio, ai microfoni di Rai 3, TG regionale siciliano: “Il mulino, a ruota orizzontale, sfrutta la pressione dell’acqua. Questa ruota, che lavora orizzontalmente, è l’albero della ruota trasmesso alla macina di pietra. Quindi il grano, fra le due macine, a mano a mano viene macinato e si produce la farina. La macina non gira velocemente e quindi non si surriscalda durante la lavorazione. Così, macinando a freddo, si mantengono inalterate le caratteristiche organolettiche dei grani antichi e questo dà pregio e qualità alla farina prodotta”.
Il ripristino del mulino ad acqua ha avuto delle ricadute positive per il territorio. Il signor Affannato ha convinto infatti alcuni agricoltori a riprendere a coltivare piccoli appezzamenti di terreni abbandonati, seminando varietà di grano antico siciliano (come Maiorca, Russello, Timina o Tumminia, che sono alcune delle 52 specie autoctone dell’isola).
“Ho procurato io stesso le sementi di questi grani locali – ha sottolineato il mugnaio - Così, il grano, a Novara di Sicilia, lo abbiamo davvero a portata di mano.”
Il torrente che alimenta il funzionamento del mulino è il san Giorgio, le cui acque vengono dapprima convogliate e poi immesse in un profondo bottaccio rettangolare, un bacino di raccolta. A questo punto, l’acqua, regolata da una ‘cateratta’ e quindi provvista di una certa pressione, mette in moto la ruota.
Nel periodo estivo in cui il torrente si prosciuga, i tenutari del mulino si sono attrezzati ad alimentarlo con un sistema che ricicla l’acqua e la convoglia di continuo.
Un plauso allora a Ugo e Mario Affannato e alla comunità di Novara di Sicilia, che, con passione e saggezza lungimirante, sono stati capaci di coniugare un’antica tradizione produttiva con la ripresa di un’agricoltura di qualità, donando al territorio benessere sostenibile e tanta bellezza.
Maria D'Asaro, 24.7.22, il Punto Quotidiano
Quel borgo è un gioiello.
RispondiElimina@Gus: che bello che conosci la Sicilia! Buona giornata.
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