Opera di Margarita Azurdia, esposizione 04.2023 - Museo Reina Sofia, Madrid |
"La nonviolenza è una teoria pratica, un approccio all’azione che parte da presupposti diversi da quelli a cui siamo abituati, non un insieme di concetti astratti o (solo) morali.
La nonviolenza è una teoria relativa non solo al dire ma anche al fare la verità. Ho cercato di dare il più possibile rilievo alla convergenza, in questo tipo di pensiero, sia di elementi del pensiero orientale, sia di elementi delle scienze occidentali odierne.
La nonviolenza è oggi più che mai pienamente comprensibile anche per chi vive nella nostra parte del mondo, proprio perché fa uso di categorie attualmente in vigore in campi diversi della cultura e in tipi di società diverse che anzi grazie ad essa trovano la possibilità di intendersi e comunicare.
La nozione fondamentale alla luce della quale ho letto il funzionamento del pensiero nonviolento, è stata quella di sistema, che mette insieme, appunto, l’olismo orientale e il connessionismo in forma di rete del nostro ambito scientifico (di qualsiasi settore), tecnologico, ecologico. La nonviolenza come teoria e pratica della comunicazione che ci aiuta a vivere bene: tutti e a tutti i livelli della vita, e senza proporsi per questo come pensiero irenistico. Al contrario, come teoria e pratica della comunicazione che accetta – anzi considera fortunatamente inevitabile – il conflitto, cioè la differenza. (…)
Esposizione Palazzo delle Poste, Aprile 2023, Madrid |
La conflittualità salva le differenze, permette di pensare l’opposizione alle ingiustizie, la costruzione di un futuro diverso e migliore rispetto a quello odierno.
La conflittualità è vita; e ribadisco per ulteriore chiarezza: la buona conflittualità, cioè la conflittualità che a sua volta non opprime, la conflittualità che dialoga, che ascolta, che costruisce, che si mette in gioco e che sta attenta a non aggiungere alla violenza già esistente altra violenza. La conflittualità violenta non è vita bensì, tautologicamente, violenza, morte.
Facendo ricorso a un patrimonio di esperienze che (…) comincia solo adesso e in piccolissima parte a essere conosciuto dalla gente, ho cercato di mostrare come si può portare avanti una buona conflittualità dal basso, nella vita quotidiana sia individuale che collettiva, sia privata che pubblica.
Che l’amico della nonviolenza opera dal basso significa per e che egli opera in ogni istante, a partire da sé e dal luogo che occupa (…) senza imporre alcunché e senza permettere ad altri di imporre.
Esposizione Palazzo delle Poste, Aprile 2023, Madrid |
La rivoluzione nonviolenta, che mira alla trasformazione della cultura non meno che dell’economia e di se stessi non meno che della società, non è una cosa che si fa in un giorno, non è cosa che riguarda solo la violenza delle guerre: la rivoluzione nonviolenta non è una cosa, ma un processo che avviene nel tempo e una relazione che si attua innanzitutto nello spazio; è la tessitura di una rete di rapporti, è una ricerca, una tensione. E’ creatività.
La nonviolenza è possibile; essa stessa si muove secondo una logica delle possibilità, e ciò a qualsiasi livello, interpersonale o internazionale che sia.
La nonviolenza è una questione aperta, una costruzione, un sentiero che si forma man mano che lo si percorre, senza troppa fretta certo, ma anche senza pigrizia; piuttosto, cercando ognuno il ritmo giusto per sé.
La nonviolenza è un desiderio che sta non solo nella nostra mente ma anche nelle nostre gambe. E’ grazie ad esse che possiamo dire, con Peppe Sini, che la nonviolenza è in cammino"...
Andrea Cozzo: Conflittualità nonviolenta, Mimesis, 2004, Milano, pag.311.312
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