Palermo – Quasi tutti i centri urbani italiani, dagli anni ’50 in poi, sono stati riedificati e progettati a misura di automobile. Da alcuni anni, piene di cemento e di asfalto e povere di spazi verdi, le nostre città sono state però messe in crisi dai cambiamenti climatici che hanno causato, soprattutto a nord, un considerevole aumento di allagamenti, nubifragi e bombe d’acqua, mentre il sud ha sofferto per le ondate di calore estivo e per la siccità.
Oggi uno degli obiettivi dell’ingegneria naturalistica è quello di rendere le città più resilienti e meglio attrezzate ad affrontare il cambiamento del clima, come le piogge sempre più violente e abbondanti. Già nel 2021 l’architetto Flora Vallone, vice presidente dell’AIPIN (Associazione Italiana Per l’Ingegneria Naturalistica) scriveva: “In pieno Antropocene, tra pandemie globali e cambiamento climatico, e in corsa verso la transizione ecologica, si moltiplicano idee e progetti green, spesso più mediatici che sostenibili. Certo non è facile mutare radicalmente i paradigmi culturali che per decenni hanno sostenuto una colonizzazione antropica indifferente ai luoghi, alle impronte ecologiche, ai costi-benefici che invece avremmo ben dovuto valutare. (…) Il paesaggio è sistema vivente che deve poter esprimere i servizi ecosistemici che gli sono propri e che sono fondamentali, oltre che gratuiti, anche per l’uomo.”
A Busto Arsizio - l’operosa cittadina lombarda di quasi 85.000 abitanti in provincia di Varese - è stato attuato un progetto di (continua su il Punto Quotidiano)
Maria D'Asaro, il Punto Quotidiano, 23.3.25
Vero nelle nostre città c'è troppo cemento.Ben vengano i progetti come quello di Busto Arsizio. Non ti vedo fra i miei follower.Buona domenica
RispondiEliminaBen venga il verde nelle città.
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