Palermo – È sua la frase “Fuori la guerra dalla Storia”, utilizzata da donne di varie associazioni palermitane che, dopo l’inizio della guerra in Ucraina, da tre anni manifestano ogni 24 del mese contro tutte le guerre.
Scrittrice, amica di Alfred Nobel, sostenitrice del disarmo totale e dell’istituzione di una corte d'arbitrato internazionale per risolvere i conflitti internazionali, chi era Bertha von Suttner che, nel 1905, fu la prima di diciannove donne che da allora hanno ricevuto il premio Nobel per la Pace?
Nata a Praga nel 1843, Bertha rimane presto orfana di padre, un feldmaresciallo asburgico. La madre, che scrive poesie, le fa studiare musica, ma anche storia e filosofia. Costretta a lavorare per l’esaurimento dell’eredità paterna, nel 1873 si trasferisce a Vienna e si guadagna da vivere come insegnante delle figlie del barone Carl von Suttner.
In casa von Suttner, il figlio del barone Arthur Gundaccar e Bertha si innamorano. Scoperta la loro relazione, l’istitutrice viene costretta a lasciare l’incarico e si reca a Parigi, dove lavora per poche settimane come segretaria e governante di Alfred Nobel. Nobel ne apprezza subito l’intelligenza: con lui Bertha intavolerà un fecondo rapporto intellettuale che durerà sino alla morte dello scienziato.
![]() |
Alfred Nobel |
Poco dopo però ritorna a Vienna per sposare segretamente Arthur e, per l’ostilità della famiglia Suttner, la coppia si stabilisce nel Caucaso, dove gli sposi danno lezioni private e si dedicano alla scrittura.
Nel 1885 si riconciliano con la famiglia e rientrano in Austria. Intanto Bertha comincia a interessarsi di tematiche pacifiste anche grazie all’International Arbitration and Peace Association, fondata a Londra nel 1880 dal pacifista inglese Hodgson Pratt con lo scopo di promuovere gli arbitrati e la diplomazia di pace per scongiurare tutte le guerre.
Dal contatto con quest’associazione e dalla lettura dei rapporti sugli orrori delle guerre presentati al Congresso Internazionale di Ginevra del 1863 da Henry Dunant (poi fondatore della Croce Rossa e primo destinatario nel 1901 del Nobel per la Pace), Bertha trae i motivi ispiratori per scrivere nel 1889 il suo romanzo Abbasso le armi!, tradotto in venti lingue e presto uno dei libri più venduti e più letti del tempo.
Abbasso le armi! è una storia d’amore che si intreccia alla tragedia della guerra: infatti la protagonista Martha Althaus attraversa dolorosamente quattro guerre dell’800. Il romanzo, che inneggia alla pace mostrando l’assurdità della guerra, dà alla sua autrice grande notorietà internazionale. Bertha diviene un'attivista energica e instancabile: nel 1891 promuove l'Austrian Peace Society, che presiede sino alla sua morte e con la quale organizza il suo primo congresso internazionale per la pace.
Nel 1891 il marito fonda l’Associazione per il rifiuto dell’antisemitismo; nel 1892 Bertha collabora con il pacifista tedesco Alfred Hermann Fried per la fondazione della ‘Società pacifista germanica’ e scrive, dal 1892 al 1899 per il giornale Die waffen Nieder/Giù le armi.
![]() |
Bertha von Suttner |
Continua intanto i contatti epistolari con Alfred Nobel al quale espone le sue convinzioni contro la guerra e gli sviluppi del movimento pacifista. Così, prima della morte avvenuta il 10 dicembre 1896, nel suo testamento Nobel inserisce una clausola per dedicare un premio anche agli operatori di pace: menziona Bertha von Suttner, a suo avviso meritevole, per impegno e volontà, di tale premio.
Nel 1899 Bertha pubblica il romanzo L’era delle macchine, nel quale prende posizione contro il nazionalismo predominante in Europa e contro la corsa agli armamenti. Nello stesso anno, appoggia le iniziative della tedesca Margarethe Selenka, pacifista e attivista per i diritti delle donne, per la quale la questione femminile e il problema della pace coincidono e "ambedue nella loro interna natura costituiscono una battaglia a favore della forza del diritto contro i diritti della forza". Insieme promuovono la prima manifestazione pacifista internazionale dell’Aia; l’anno successivo, Bertha e il marito compiono diversi viaggi internazionali per promuovere la Corte permanente di arbitrato, istituita proprio dalla Conferenza di Pace dell'Aia.
Nonostante il dolore subito nel 1902 per la morte dell’amato compagno, sempre a suo fianco nelle lotte contro la guerra, Bertha continuerà ad adoperarsi per la pace, con viaggi, iniziative e vari scritti. Nel 1905 riceve il Premio Nobel per la Pace.
Nel 1906 ha un ruolo fondamentale nell'organizzazione del "Comitato di Fratellanza Anglo-Tedesco", patrocinato dalla Conferenza di Pace del 1905 con l'obiettivo di riavvicinare i due paesi. In questo periodo tiene diverse conferenze per sottolineare i pericoli della militarizzazione della Cina e il pericolo dell’uso degli aerei come velivoli da guerra. Al Congresso per la Pace del 1908, che si tenne a Londra, proclamò la necessità dell'unità europea come unico mezzo contro la catastrofe della guerra.
Nell’agosto del 1913, sebbene già molto malata, partecipa alla Conferenza Internazionale di Pace dell'Aia. Muore il 21 giugno 1914, una settimana prima dell'attentato di Sarajevo che avrebbe portato allo scoppio della prima guerra mondiale. L’Austria ha onorato la sua cittadina Bertha von Suttner facendo incidere la sua effige nella moneta di 2 euro.
Ecco ancora alcune notizie tratte dal libro di Monica Lanfranco Donne disarmanti (Intra Moenia, Napoli 2003). Alle critiche e a chi la invitava a occuparsi di ‘cose di donne’, Bertha rispondeva: “Le donne non staranno zitte, professor Dahn. Noi scriveremo, terremo discorsi, lavoreremo, agiremo. Le donne cambieranno la società e loro stesse”.
Monica Lanfranco sottolinea poi che insieme all'industria bellica, nel 1909 Bertha denuncia il ruolo della stampa nella formazione di un'opinione pubblica favorevole al conflitto armato: sono i due potenti gruppi che lavorano a sostegno degli ambienti militari: "Anche la cosiddetta stampa liberale, moderata, favorisce il sistema militarista, in modo più passivo, ma non per questo meno efficace. (...) questa specie di stampa evita, sì, di aizzare direttamente alla guerra e di pronunciarsi apertamente a favore del potenziamento degli armamenti, ma tratta tutto il vigente sistema della pace armata come qualcosa di immutabile, di naturale...". Bertha osserva anche con amarezza come sia censurata con disprezzo ogni voce che si leva a favore della pace da parte di singoli o associazioni.
Monica Lanfranco scrive infine che “In un tempo in cui molti lacci imprigionavano il corpo e la mente delle donne, Bertha ha saputo muoversi con passo lieve e deciso, senza arretrare, senza scoraggiarsi, mostrando sempre e ovunque, al fondo della sua lucida denuncia del presente, una fiducia nel futuro che giunge affettuosa fino a noi e ci commuove. Quando le operaie di Vienna nel 1911 organizzano una gigantesca manifestazione per il voto alle donne e chiedono la fine degli armamenti e una destinazione civile per i fondi destinati alle spese militari, Bertha scrive: "Politica femminile? No: politica per l'umanità. E il contributo iniziale della metà finora diseredata del genere umano è soltanto uno dei sintomi del fatto che si avvicina il tempo in cui il bene e i diritti dell'umanità saranno considerati come massimo criterio per la politica".
Maria D'Asaro, 2.3.25, il Punto Quotidiano
Nessuna guerra è giusta, il mondo ha bisogno di pace.
RispondiElimina@Cavaliere: proprio così...
RispondiElimina