sabato 25 settembre 2010

SETTE FIORIERE E UN TABACCAIO


Due anni fa ho ripulito dai rifiuti sette fioriere poste davanti a un negozio, vicino casa mia, a metà strada tra piazza Guadagna e Brancaccio. Con un po’ d’acqua in estate e la periodica asportazione di cicche e cartacce, le piantine sono oggi vive e vegete. Purtroppo, assieme all’aloe rigogliosa, è cresciuta anche la stizza del tabaccaio. Che non accetta che io mi sia occupata delle fioriere abbandonate a se stesse. Adesso poi il verde delle fioriere smentisce la sua vecchia profezia “Che pulisce a fare? Tanto tra un mese saranno di nuove schifiate…” . “Gli intermittenti cicli di resurrezione di Palermo hanno portato a una forma di narcotizzazione della coscienza cittadina (…) e a rafforzare il già ipertrofico cinismo dei suoi abitanti” scrive Alajmo ne “L’arte di annacarsi”. Così mi spiego lo sguardo duro del tabaccaio, quando annaffio le piante. E, con esse, la speranza di una Palermo migliore.
Maria D’Asaro

( pubblicato su “Centonove” il 24-09-2010)

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