«La Chiesa è rimasta
indietro di 200 anni. Come mai non si scuote? Abbiamo paura? Paura invece di
coraggio?». Le ultime parole rilasciate in un'intervista dal Carlo
Maria Martini sono state raccolte dal Corriere della Sera,
che lo ha incontrato agli inizi di agosto. «Io sono vecchio e malato e dipendo
dall'aiuto degli altri - affermava Martini -. Le persone buone intorno a me mi
fanno sentire l'amore. Questo amore è più forte del sentimento di
sfiducia che ogni tanto percepisco nei confronti della Chiesa in Europa». «La
Chiesa è stanca - spiegava il cardinale -, nell'Europa del benessere e in
America. La nostra cultura è invecchiata, le nostre Chiese sono grandi, le
nostre case religiose sono vuote e l'apparato burocratico della Chiesa lievita, i
nostri riti e i nostri abiti sono pomposi». Tra i consigli che il cardinale
lascia per vincere la «stanchezza» della Chiesa c'è quello della «conversione»,
partendo dal riconoscimento dei «propri errori» e da un «cammino radicale di
cambiamento, cominciando dal Papa e dai vescovi». «Gli scandali della
pedofilia ci spingono a intraprendere un cammino di conversione - ha spiegato
-.
Le domande sulla
sessualità e su tutti i temi che coinvolgono il corpo ne sono un
esempio». «Dobbiamo chiederci se la gente ascolta ancora i consigli della
Chiesa in materia sessuale». Il cardinal Martini lascia una riflessione sul
matrimonio: «L'atteggiamento che teniamo verso le famiglie allargate - ha detto
- determinerà l'avvicinamento alla Chiesa della generazione dei figli. Una
donna è stata abbandonata dal marito - cita come esempio - e trova un nuovo
compagno che si occupa di lei e dei suoi tre figli. Il secondo amore riesce. Se
questa famiglia viene discriminata, viene tagliata fuori non solo la madre ma
anche i suoi figli. Se i genitori si sentono esterni alla Chiesa o non ne
sentono il sostegno, la Chiesa perderà la generazione futura». E ancora: «La
domanda se i divorziati possano fare la Comunione dovrebbe essere capovolta -
dice -. Come può la Chiesa arrivare in aiuto con la forza dei sacramenti a chi
ha situazioni familiari complesse?».
Era un pastore e ha guidato le sue pecore.
RispondiEliminaEra un agricoltore e ha seminato il suo campo.
La speranza è che quanto seminato non sia caduto in un fosso e vada perduto.
Si semina con la speranza di un buon raccolto, ma se chi dovrebbe raccogliere è assente, il raccolto andrà perduto.
E di raccolti lasciati a marcire o dispersi dal vento sono pieni i calendari.
Ciao, Marì, che settembre non sia tempo di migrazioni, e che i nostri sogni, pur se non diventeranno realtà, rimangano tali, perché, pur virtuali, ci aiutano a vivere.
Pulito, intelligente e lineare, il pensiero del Cardinale Martini. Grazie per avermelo "presentato", anche se l'occasione è triste. Sono anch'io del parere che la Chiesa soffra di mura vetuste e obsolete, troppo alte per chi dall'esterno vorrebbe avvicinarsi, e troppo alte per i pochi che, come lui, dall'interno vorrebbero guardare oltre. Buona Domenica, Maruzza.
RispondiEliminaBisogna gridare questi dubbi. La Chiesa ha un fondamento psicologico oltre che spirituale. La Chiesa è di tutti, e non dei pochi che seguono i precetti. La sua figura, mancherà.
RispondiEliminaSono stata colpita dalla modernità delle parole di questo cardinale, parole lucide di chi ha avuto il coraggio di esprimere le sue opinioni fino all'ultimo...
RispondiElimina@gattonero, DOC, Tra cenere e terra, Vele: grazie per la condivisione. Aggiungo che al cardinal Martini stava più a cuore la distinzione tra persone pensanti e persone non pensanti, piuttosto che quella tra credenti e non credenti. Era convinto che ognuno è, in qualche modo, "diversamente" credente ...
RispondiEliminaRicordo anche il suo impegno per abbattere gli steccati tra le confessioni religiose e creare ponti tra gli uomini e le donne di buona volontà.