Solo grazie alle parole illuminanti di don Cosimo riesco a dare un senso alla mia adesione problematica alla proposta spirituale cattolica. Ecco le belle parole con cui Augusto Cavadi su Repubblica-Palermo di oggi recensisce il libro raccolta delle omelie di don Scordato:
Da trent'anni ormai (molto prima dell’era Bergoglio) la messa domenicale presieduta da don Cosimo Scordato, nella chiesa di San Francesco Saverio, è veramente la celebrazione dell’accoglienza evangelica di sorelle e fratelli segnati dai travagli della vita (omosessuali, divorziati, ex-preti, intellettuali e artisti alla ricerca di un approdo esistenziale).
Quasi “a insaputa” dello stesso celebrante, le edizioni Cittadella di Assisi hanno licenziato, col titolo "Libertà di parola", una raccolta — curata da Maria D’Asaro e Ornella Giambalvo — di alcune delle omelie più significative di questo “prete di strada” in occasione dei suoi sessantacinque anni.
In ogni momento del suo servizio presbiteriale don Scordato incarna come pochissimi altri esponenti del clero la libertà di chi, avendo meditato su un tema, avverte il diritto-dovere di dire ciò che ritiene giusto: sia che ciò coincida con l’insegnamento ufficiale del magistero romano del momento sia che se ne discosti profeticamente. Radicata nella libertà, la sua parola — a sua volta — è liberatrice: alleggerisce, infatti, l’interlocutore dalle superfetazioni dogmatiche e dagli appesantimenti moralistici che possano soffocare la fede autentica nel vangelo. Tanta franchezza spiega il fascino che don Scordato esercita verso fasce sociali disparate: dal ragazzo di Ballarò convinto a uscire da giri mafiosi a Francesco De Gregori che, dopo averlo voluto a Genova alla registrazione di un disco, glielo ha dedicato in copertina.
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