venerdì 4 aprile 2014

Ciao, maestro Sgalambro




(Ringrazio il blog di Slec che ha segnalato lo scritto) 

Ecco cosa scriveva sulla Sicilia il  filosofo e artista Manlio Sgalambro: “Là dove domina l’elemento insulare è impossibile salvarsi. Ogni isola attende impaziente di inabissarsi. Una teoria dell’isola è segnata da questa certezza. Un’isola può sempre sparire. Entità talattica, essa si sorregge sui flutti, sull’instabile. Per ogni isola vale la metafora della nave: vi incombe il naufragio. Il sentimento insulare è un oscuro impulso verso l’estinzione. (…) La volontà di sparire è l’essenza esoterica della Sicilia. Poiché ogni isolano non avrebbe voluto nascere, egli vive come chi non vorrebbe vivere: la storia gli passa accanto con i suoi odiosi rumori ma dietro il tumulto dell’apparenza si cela una quiete profonda. Vanità delle vanità è ogni storia. La presenza della catastrofe nell’anima siciliana si esprime nei suoi ideali vegetali, nel suo taedium storico, fattispecie del nirvana. La Sicilia esiste solo come fenomeno estetico. Solo nel momento felice dell’arte quest’isola è vera.” 
                      Maria D’Asaro         (“Centonove” n. 13 del 4.4.2014)

2 commenti:

  1. Non sono mai stata in Sicilia, ma è un desiderio che mi porta dietro da molto tempo, ormai. Probabilmente la percezione che abbiamo noi "forestieri" è diversa da chi ci vive, ma mi risulta difficile pensare che sia solamente un "fenomeno estetico" e che ogni isolano non avrebbe voluto nascere. Ma probabilmente si tratta di una provocazione e come tale i toni sono per forza un po' eccessivi. Mi piacerebbe pensare cosa ne pensi... condividi in toto queste parole o pensi anche tu che siano una provocazione? Baci

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  2. @Vele: grazie della tua attenzione. Penso che le considerazioni di Sgalambro siano un'iperbole suggestiva di una sorta di "cupio dissolvi" comunque in vari modi presente nell'anima sicula.
    Quando tu e Paolino deciderete di venire in Sicilia, voglio essere avvisata ... Un abbraccio.

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