Non so se abbiamo riflettuto abbastanza sulle affermazioni che Gesù fa a proposito dei cristiani: “Essere sale della terra, essere luce del mondo”. Quando è messo nella terra o quando lo mettiamo nel cibo, il sale non si vede. Il sale non si deve sentire a parte, ma rende gustoso il cibo o rende ricca di sostanze la terra, dissolvendosi e rendendola capace di portare frutti saporiti.
Non so se noi cristiani siamo autorizzati a fare (...) un gruppo a parte rispetto al mondo o se invece, secondo queste bellissime ed efficaci metafore, dobbiamo confonderci con la società, fare parte di questa società, esserci dentro. E se siamo capaci, accettando la sollecitazione che ci viene dal Vangelo, di sapore e sapienza alla vita. O siamo capaci e ci riusciamo o, altrimenti, non stiamo celebrando la nostra identità cristiana. Non basta che i cristiani si raccolgano a parte e dicano di essere cristiani oppure facciano un partito (…) No. Siamo nel mondo, al servizio del mondo. Siamo per il mondo. Non ci confondiamo con la logica del mondo perché vorremmo dare un gusto diverso all’esperienza umana, vorremmo condirla. E quindi quello che potrebbe rischiare di diventare banale, la vita quotidiana, la vogliamo rendere saporita, gustosa, degna di essere vissuta, di essere gustata e degna di portarci avanti gioiosamente come un bel cibo che ci nutre. Ci nutriamo di cose gustose!Possiamo vivere in maniera scipita: possiamo stare dietro un bancone a rendere il proprio servizio, in maniera “scipita”; o stare a casa a fare i nostri servizi in maniera “scipita”, disadorna. Oppure possiamo metterci il sale. Anche la cosa più banale può diventare miracolosa.
E quindi occorre questa immissione piena di sale, nella vita e nella realtà di ogni giorno, in questo mondo di cui facciamo parte, di cui non dobbiamo vergognarci, perché è quello amato da Dio. E ognuno di noi deve capire in che cosa può dare sapore! Che si tratti di rapporti fra le persone, fra marito e moglie e con figli; che si tratti di rapporti con i colleghi, con il vicinato ... dobbiamo rispondere alla domanda: in che cosa posso esprimere la mia esistenza cristiana? Possiamo farlo soltanto se riusciamo a dare questo gusto alle cose. Non essere lì a opporsi, a sopraffare, ad averla vinta ... sono tutte cose inutili. Dai gusto! E gustiamo insieme, se ci riusciamo appunto, la bellezza della vita!
E così anche la luce! La luce non la possiamo guardare direttamente. Questo compete a Dio, ma noi non ci riusciamo se non per restare abbagliati. Ma noi possiamo portare luce, in noi stessi e negli altri. Possiamo illuminare le situazioni della vita se ci riusciamo … e orientarci. Con la luce possiamo capire in che direzione stiamo andando. Può darsi che abbiamo sbagliato strada: la luce ci indica la direzione. Orientiamoci! Serve a orientarsi fare cose che meritano di essere fatte, che vale la pena che ci impegniamo a farle e hanno una loro luminosità. Ma non perché siamo cristiani, e quello che fanno i cristiani è sempre buono, giusto e retto. No, al contrario: mostriamo di essere cristiani perché facciamo cose buone, giuste e rette. O per dirla con la Prima lettura: “La tua luce sorgerà come l’aurora, è una luce che rimarginerà anche le ferite perché toglieremo di mezzo l’oppressione, apriremo il cuore all’affamato, sazieremo l’afflitto di cuore. Allora brilla la nostra luce”.
Portiamo soluzioni ai problemi della vita! Portiamo luce che riscalda e che ci dà la voglia di andare avanti. Se ci riusciamo dovremmo essere solari, luminosi, partecipativi di luce, diffusivi di luce. La luce non si può contenere, la possiamo solo far passare attraverso di noi.
E allora ripensiamola così la nostra esistenza. Se dovessimo rispondere a delle domande a fine giornata o a fine settimana o quando vogliamo, dovremmo chiederci: In che cosa ho portato gusto stando insieme con gli altri? Sono riuscito a dare un gusto particolare? Buono, da assaporare? In che cosa ho portato un po’ di luce?
Anziché stare lì ed avvilirci e combattere contro le tenebre, ricordate la frase “Non gridare contro il buio, accendi una luce”? Ed è finito il buio. È inutile litigare con il buio, basta accendere una luce. (...) Sapere è un verbo che noi usiamo anche come ausiliare “sapere accendere” una luce è la cosa più semplice … Molta nostra vita si spreca anche perché ci viene difficile produrre luce, alimentare rapporti gustosi, belli. (...) Ci viene molto più sbrigativa l’azione-reazione, il contrasto, l’opposizione. Se noi cristiani vogliamo fare qualcosa (...) dobbiamo essere persone gustose, che sanno dare sapore, luminose. In mezzo a tante situazioni che restano anche oscure, tante volte. Non dobbiamo pretendere di essere “la Luce”. Ma possiamo dare un momento di luminosità, di calore, un momento di tepore. Non mettendoci al di sopra o al di fuori degli altri perché siamo migliori … ma condividendo con gli altri quel po’ di bene e di verità, di calore, di voglia di vita che va, appunto, condivisa con gli altri, con la gioia di vedere sorridere gli altri accanto a noi.
(il testo, pronunciato domenica 5/2/2017 nella chiesa di san Francesco Saverio a Palermo, non è stato rivisto dall’autore, don Cosimo Scordato: eventuali errori o omissioni sono della scrivente, Maria D’Asaro, che si assume pertanto la responsabilità delle imprecisioni e manchevolezze della trascrizione)
Grazie Maria di queste "vitamine di vita", sono un grande aiuto per tutti noi per continuare ad essere "nel mondo" e non "del mondo" e per poter essere veramente: "sale della terra e luce del mondo".
RispondiEliminaBuon fine settimana,
@gabriele: ciao Gabriele! E' un piacere risentirti. Grazie della visita e di aver chiamato "vitamine di vita" le riflessioni di don Cosimo. Un saluto cordiale da Palermo.
EliminaMolte, tante le sollecitazioni delle parole che leggiamo. Allora ne prendo solo una: la luce. Un giorno all'oculista, durante la visita con la lampada a fessura, dissi: Questo calore sulla retina procura piacere. E lui: Non il calore, ma la luce: E' la luce che genera endorfine e dunque piacere. Anche le anime reclamano le loro endorfine!
RispondiElimina@ctld: suggestivo e assai proprio l'accostamento tra luce, endorfine e sensazione di piacere. Grazie di esserci anche nei commenti! A presto.
Elimina"dobbiamo essere persone gustose, che sanno dare sapore, luminose.", dovremmo ri-partire da questo. Indipendentemente dalla "religiosità" (so/spero guarderai a questa frase con la giusta "luce").
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