lunedì 14 agosto 2017

La felicità confusa con una tazza di caffè

         “L’affermarsi della famiglia nucleare ha portato con sé un eccezionale aumento di fragilità del legame coniugale: dal matrimonio istituzione al di là dei suoi contraenti, al fine di dare ad essi e ai loro figli sicurezza istituzionale ed economica, (si è passati) al legame di coppia, nelle sue varie forme giuridiche ed relazionali, come ‘patto relazionale di felicità’, ossia incontro di reciproche attese eudemonistiche («Sto con te finché ti sento positivo per la mia realizzazione, altrimenti, anche se con dolore, decido di lasciarti»). In questo contesto, i figli non vengono più percepiti come sostegno al vincolo diadico. (…) L’infelicità dei legami istituzionali e la precarietà dei legami relazionali hanno creato disagio e difficoltà nei confronti delle decisioni che includano il ‘per sempre’. I giovani di oggi vivono fino in fondo questa precarietà e non riescono a percepire il senso di leggi, norme, istituzioni che non risultino coerenti con la loro sensibilità e la loro crescita. 
Tra l’altro si tratta della prima generazione di giovani socializzati in un contesto culturale e familiare narcisistico, ossia nella cultura dell’autorealizzazione come compito primario, con il rischio connesso di una diffusa orfanità affettiva, legata alle traversie di conflitti genitoriali estenuanti o di separazioni non serene, incapaci di gestire la cogenitorialità.”

Dall’interessante testo: Danza delle sedie e danza dei pronomi  del prof. Giovanni Salonia (Il Pozzo di Giacobbe, Trapani, 2017 €16): dalle pagg. 18,19,20.




      Eppure il segreto era tutto lì, in quella tazzina di caffè. Per lei, la crisi ebbe inizio da un sorso richiesto e rifiutato; per lui, la frustrazione nasceva dalla voglia di bere il caffè in tutti i bar e gli autogrill del mondo, mentre lei gli teneva il muso.
     Sarebbe bastato accettarlo, il limite del caffè. Non confondere il liquido nero con la felicità, non chiedere l'assoluto a una tazzina.      Col rischio di traghettare poi «da una felicità incompleta, a una completa infelicità».

2 commenti:

  1. Molto efficace l’accostamento dei due testi. La tazza del caffè sintetizza in forma figurativa la verità di quanto detto sui legami a termine.
    Sto riflettendo in questi giorni sul “postmoderno” di Lyotard. Egli lega il venir meno delle visioni filosofiche globali (le grandi narrazioni della modernità) con le trasformazioni della società, sempre più caratterizzate da “contratti temporanei”…
    Una bella sintonia di pensieri. Buona serata!

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    1. Grazie dell'attenzione e dell'apprezzamento. Ho letto il suo ottimo post su Lyotard. Buonanotte.

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