venerdì 23 marzo 2018

E' gratis? La merce sei tu.

(Foto dal blog di DOC: Cervo a Primavera)
       Sui rischi per la nostra privacy e sull’uso commerciale  dei nostri dati personali da parte di Facebook, il  dott. DOC  aveva scritto, con lucida e profetica lungimiranza, solo qualche settimana fa:

Accedi a Facebook, navighi tra i post degli Amici e degli "amici", commenti, metti i like, dici la tua, pubblichi le foto. Poi ti stufi e spegni tutto. Ma i tuoi contatti possono continuare a vedere ciò che hai postato, persino un messaggio o una foto che hai inserito dieci anni fa. Come si rende possibile questo prodigioso artificio? Da utenti, abbiamo la percezione che nelle nostre "commedie virtuali" ci siamo solo noi (attori) e i dispositivi che utilizziamo (palcoscenico con diretta in mondovisione); ma ci sfuggono le altre entità che vi prendono parte dietro le quinte. Avete presente quello slogan che recita: «Persone oltre le cose»? Bene, qui avviene l'esatto contrario. I pochi istanti necessari affinché l'invio di un messaggio raggiunga il mondo intero sono gestiti da un'efficacissima regia di tecnologie che provvede ad acquisire i dati, e ancor prima di riversarli in rete, immagazzinarli all'interno di elaboratori, i cosiddetti server. Già, perché ciò che mettiamo su Facebook non è "usa e getta" come una telefonata, ma viene conservato: con estrema cura, a tempo indeterminato e in un luogo ben preciso … 

(Continua qui. Vi invito a leggere il post per intero. Ne vale la pena)

Ecco la notizia di qualche giorno fa:

Nel fine settimana appena trascorso, Guardian e New York Times hanno pubblicato una serie di articoli che dimostrano l’uso scorretto di un’enorme quantità di dati prelevati da Facebook, da parte di un’azienda di consulenza e per il marketing online che si chiama Cambridge Analytica. La vicenda non è interessante solo perché dimostra – ancora una volta – quanto Facebook fatichi a tenere sotto controllo il modo in cui sono usati i suoi dati (che in fin dei conti sono i nostri dati), ma anche perché Cambridge Analytica ha avuto importanti rapporti con alcuni dei più stretti collaboratori di Donald Trump, soprattutto durante la campagna elettorale statunitense del 2016 che lo ha poi visto vincitore. La storia ha molte ramificazioni e ci sono aspetti da chiarire, compreso l’effettivo ruolo di Cambridge Analytica ed eventuali suoi contatti con la Russia e le iniziative per condizionare le presidenziali statunitensi e il referendum su Brexit nel Regno Unito. Ma partiamo dall’inizio.
Che cos’è Cambridge Analytica
Cambridge Analytica è stata fondata nel 2013 da Robert Mercer, un miliardario imprenditore statunitense con idee molto conservatrici che tra le altre cose è uno dei finanziatori del sito d’informazione di estrema destra Breitbart News, diretto da Steve Bannon (che è stato consigliere e stratega di Trump durante la campagna elettorale e poi alla Casa Bianca). Cambridge Analytica è specializzata nel raccogliere dai social network un’enorme quantità di dati sui loro utenti: quanti “Mi piace” mettono e su quali post, dove lasciano il maggior numero di commenti, il luogo da cui condividono i loro contenuti e così via. Queste informazioni sono poi elaborate da modelli e algoritmi per creare profili di ogni singolo utente, con un approccio simile a quello della “psicometria”, il campo della psicologia che si occupa di misurare abilità, comportamenti e più in generale le caratteristiche della personalità. Più “Mi piace”, commenti, tweet e altri contenuti sono analizzati, più è preciso il profilo psicometrico di ogni utente.    (continua qui).

                 Che fare? Intanto non metterò più alcuna faccina o “mi piace”.
I miei contatti in FB sono avvisati. Scriverò eventualmente un commento. Certo, gli esperti informatici leggono e valutano  anche i commenti. Ma è più complicato far entrare in un algoritmo un ragionamento. Qui (grazie a Silvia Pareschi) un vademecum per continuare a utilizzare FB sottraendo ai nostri controllori qualche grammo del loro potere.
E poi mi impegnerò a far capire a più gente possibile che, in Internet e nel mondo della comunicazione, niente è gratis. Se una app o un social è gratis, è perché la merce siamo noi.
E’ gratuito solo l’amore vero. E Facebook non ti ama. Al massimo, gli piaci  …

7 commenti:

  1. Devo dire che mi è dispiaciuto un po' abbandonare fb, perché oltre ai seccatori c'erano anche tante persone simpatiche con cui mi piaceva stare in contatto, ma alla fine mi era venuta proprio una sensazione di nausea, e sono contenta di esserne uscita.

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  2. @Silvia: penso che l'azione più corretta sia quella che hai fatto tu: abbandonare FB. In questo momento non lo faccio perchè mi torna comodo come mezzo comunicativo. Ma mi impegno a promuovere la consapevolezza in rete e a utilizzare qualche accorgimento in più. Azioni che non servono a niente, lo so; ma appagano un tantino la mia coscienza.

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    1. Ecco, guarda, qui c'è una guida su come usare fb in modo sicuro:
      https://motherboard.vice.com/it/article/paxdem/la-guida-per-usare-facebook-in-modo-sicuro

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    2. @Silvia: grazie! Incorporo il link nel post.

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  3. Non so Maria se avevi letto un mio post di qualche anno fa:
    http://lasantafuriosa.blogspot.it/2015/06/come-domare-il-maremoto-dei-big-data-ci.html
    Oggi a regolare tutto sono i "Data scientist", ogni cosa ha sempre un rovescio della medaglia e il mercato la fa da padrone, pensiamo di scegliere liberamente e invece siamo guidati sottilmente alla scelta. La metafora del gregge non deve scandalizzarci.
    Per ora continuerò a comportarmi come ho sempre fatto, se c'è una notizia o un post che mi piace o trovo interessante, manifesterò il "mi piace", magari avrà un po' di visibilità in più rispetto a tanto niente.
    Ogni corpo ha dei limiti e dei controsensi, col tempo sarà in grado di sviluppare anche degli anticorpi...
    A pensarci è un po' come la democrazia ;)

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  4. Cara Maruzza, il tuo acuto rilancio si è evoluto - tra condivisioni e suggerimenti dei follower - in un utilissimo kit di sopravvivenza per cybernauti. Non possiamo permetterci di abbassare la guardia, gli squali si nutrono della nostra superficialità. Complimenti e grazie per il tuo impegno.

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