giovedì 21 novembre 2019

I templi di pietra, Venezia e la nostra umanità …

Marc Chagall: Il concerto (1957)
          Certo non è facile trovare la bella notizia in questa pagina del Vangelo. Dov’è la bella notizia, l’evangelicità di questa pagina del Vangelo? Che fine ha fatto il tempio di Gerusalemme? L’esercito romano ha voluto la distruzione del tempio … 
        Dobbiamo rendere più comunicabile a tutti noi, care sorelle e fratelli, questa pagina. Che non è facile. E non è, di primo acchito, neppure particolarmente bella: Gesù non può gioire della distruzione del tempio. Ogni avvenimento distruttivo fa male a tutti. Dobbiamo evitarlo. (...)
       Ma qual è il contesto in cui Gesù comincia a parlare con questo tono? Se ricordate, immediatamente prima c’è la scena della vedova, che aveva messo i suoi pochissimi soldini nel tesoro del tempio. In una situazione davvero capovolta: il tempio doveva prendersi cura delle vedove e degli orfani e invece si aspettava di essere sostenuto da vedove e orfani.
        Come se ci fosse una tentazione permanente nella religiosità che, tante volte, ci impoverisce: non è dalla nostra parte, ma quasi quasi diventa la nostra controparte. E una certa religiosità ha alimentato l’idea di Dio che pretende da noi, dopo che ha dato tutto a noi stessi. Come se, alla fine, Dio ci aspettasse al varco per chiederci conto e pretendere da noi …
      Ma noi siamo un dono di Dio a noi stessi. E il tempio di Dio non è né a Gerusalemme né a Garizim né da nessuna parte. Il tempio di Dio è il corpo di Gesù e tutti noi legati a lui e tra di noi.
        Gesù vuole inaugurare questo tempo nuovo, del tempio vivo della nostra umanità. Lo so che tante volte a noi fanno dispiacere i disastri, giustamente. Ad esempio, che l’acqua alta invade Venezia, piazza san Marco …
        Ma pensiamo alle persone che annegano, sott’acqua, persone che sono il tempio vivo di Dio … E le persone che sono buttate fuori dalla vita sociale … E tutto quello che nega esistenza e qualità della vita a milioni, forse miliardi, di persone … Come le può vivere queste cose Gesù Cristo in mezzo a noi? 
        Certo il tempio è bello,  è bella la chiesa di san Saverio dove si riuniamo. Facciamo bene a dire che la nostra chiesa è bella, che Venezia è bellissima. Ma quando impareremo a dire: Come è bella questa persona, perché è umana. Perché è una donna, perché è un bambino, perché è un anziano, perché è quello che è, cosi come è … E’ bello Dio che risplende in questa persona, anche se non me ne accorgo, anche se mi viene difficile riconoscerlo. Anche se questa bellezza è un po’ oscurata dalle vicende, dalle tristezze personali, dalle disavventure della vita.
         Ed è questa la bella notizia che Gesù ci vuole annunziare. Non perché ce l’ha contro il tempio – che doveva essere davvero bello – ma funzionava in maniera problematica perché il tesoro veniva arricchito anche delle offerte delle vedove. Mentre il tempio era stato pensato per aiutare loro.
      Il tempio era bello senz’altro, ma ancora più bello di ogni costruzione umana, di ogni istituzione ecclesiastica – e la Storia ha fatto piazza pulita del Sacro Romano Impero, dello Stato Vaticano, anche se ancora permane una sua piccola parte – la Storia provvidenzialmente ha operato purificazioni continue, come a voler ricondurre la Chiesa a questa pagina, e a tutto il resto del Vangelo. A suscitare la meraviglia dinanzi alla creatura umana e alle creature della terra, agli animali, alle piante, all’aria pulita, all’acqua, alle sorgenti, all’armonia tra l’uomo e la terra. Evitando queste fughe delle belle costruzioni che possono crearci l’illusione di avere fatto così la nostra parte.
         E quindi accogliamo questo dono della conversione che ci viene dal Vangelo: non i luoghi di pietra, che possiamo rendere belli perché ci viviamo, ci siamo, ne fruiamo … meglio renderli belli. Ma soprattutto la pietra vivente che è ciascuno di noi, ogni creatura nella quale Dio ci tiene a essere incontrato, rispettato, venerato, celebrato.
        Certo trovarsi in un luogo come san Saverio è bello, con la sua circolarità, ma san Saverio è bello perché ci siamo noi. E’ bello e accogliente  se noi riusciamo a rendere pieno e bello questo nostro momento di vita, di incontro, di superamento, di grazia.

(Omelia pronunciata da don Cosimo Scordato il 17.11.19 nella chiesa di san Francesco Saverio a Palermo, XXXIII  domenica del tempo ordinario, anno liturgico C, Vangelo: Luca  21, 5-19. Eventuali errori o omissioni sono della scrivente, Maria D’Asaro, che si assume pertanto la responsabilità delle imprecisioni e manchevolezze della trascrizione)


4 commenti:

  1. Bellissime e sentite parole. Grazie Maria.
    Se la bellezza è in noi tutto il resto fa da cornice. E tutto diviene bellezza, opere e persone. Dipende tutto da noi.
    Abbraccio.

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    1. @Pia: benvenuta Pia! E grazie del tuo caldo apprezzamento. Ricambio l'abbraccio.

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  2. Ciao Maria, complimenti per il blog e il bel titolo che hai scelto. Sono cresciuta in una località e marittima..la bella Sicilia.
    Mi sono unita ai lettri, un bacio.
    Ale

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    1. @Alexandra: ciao, grazie per la visita e l'apprezzamento. Seguirò anch'io il tuo blog. Un bacio.

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